Libertà, dignità e affetti: il costo vivo del carcere
TERMOLI-LARINO. Quanto vale la vita di un uomo? All’apparenza sembrerebbe una domanda retorica, ma poi la risposta non appare più scontata se il quesito in questione riguarda dei detenuti, perché in quel caso la reticenza si fa strada a scapito delle certezze. Andrea e Vincenzo, una lunga storia di droga, spaccio e rapine. Due storie di abbandono, odi, rancori e solitudine… finanche di disperazione, fino al momento cruciale della svolta. Accompagnati da don Benito Giorgetta, che ormai da anni si occupa di recuperare alla vita gli uomini e le donne più disperati, i due ex detenuti hanno incontrato i ragazzi dell’Istituto "Ettore Majorana" di Termoli, lo scorso sabato 9 aprile.
L’iniziativa si inserisce nel progetto Human Library, voluto dalla professoressa Angiola Marinucci e costruito con la dirigente Maria Maddalena Chimisso, per aprire ai ragazzi una nuova strada di conoscenza, non solo quella dei libri scritti, ma anche quella raccontata da testimonianze viventi di esperienze ’fuori dal comune’ (la guerra, la detenzione, la solidarietà: le tematiche finora affrontate in momento diversi). Vincenzo, oggi responsabile della Comunità Papa Giovanni Paolo XXIII e Andrea, ospite della comunità Iktus hanno ripercorso i momenti più bui del loro passato, con la voce tremante dalla commozione in alcuni casi ma piena di coraggio comunque, e lo hanno fatto per invitare gli studenti a «non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non ignorare il prossimo, non rinviare le riflessioni che potrebbero cambiare la propria vita ed anche quella degli altri». Don Benito lavora instancabilmente a questo progetto di sensibilizzazione da lungo tempo. Se non ci fosse lui non ci sarebbe oggi la casa di accoglienza Iktus (nome che rievoca la simbologia usata dai cristiani perseguitati) che mira a ridonare una seconda esistenza a chi ha sprecato la prima. Tanta la curiosità suscitata nei ragazzi, che hanno posto le domande più disparate: «come si vive in carcere?», «come si fa a cambiare?», «come si gestisce il rapporto con la famiglia dopo simili errori?», «perché scegliere di fare una rapina, quanto si può pensare di guadagnare?».
Su tutte una risposta, quella di Andrea con una condanna a 20 anni circa: «Ci si guadagna il carcere, si perdono la libertà, gli affetti e la dignità di uomo».