Alle radici del protocollo Antoci, la cultura della legalità

L'incontro ven 16 dicembre 2022
Cultura e Società di Michele Trombetta
2min
Cultura della legalità: l'intervista a Giuseppe Antoci ©Termolionline
Cultura della legalità: l'intervista a Giuseppe Antoci ©Termolionline
Cultura della legalità: l'intervista a Giuseppe Antoci

TERMOLI. Giuseppe Antoci, è un politico italiano siciliano di 54 anni.

Si è candidato al Senato, alle politiche del 2013, poi successivamente è stato Presidente del Parco dei Nebrodi e dal 30 marzo 2014 è coordinatore regionale della Federparchi siciliana.

La sua presidenza del Parco dei Nebrodi è durata dal 2013 al 13 febbraio 2018. Antoci introduce un protocollo per l’assegno degli affitti dei terreni che prevede la presentazione del certificato antimafia anche per i bandi inferiori a importi di 150 mila euro, un danno per i truffatori che spremono milioni di euro alla Comunità Europea.

Diventa più difficile far lievitare artificiosamente il numero dei tori o delle giumente per incassare contributi, la mafia rurale dei Nebrodi è costretta a ricorrere ai prestanome e ai favori di amministratori complici.

Il protocollo Antoci viene esteso in tutta la Sicilia, recepito dal nuovo codice antimafia e applicato in tutta Italia. Giuseppe Antoci comincia a ricevere premi e riconoscimenti. Antoci entra però nel mirino della mafia: prima con “semplici” minacce, per cui gli viene affidata una scorta. Poi si passa ai fatti: un attentato alla sua vita che però fallisce.

Il maxi processo contro la mafia dei Nebrodi. Novantuno condannati e 10 assolti: si è concluso così il processo sulla cosiddetta mafia dei Nebrodi, celebrato davanti al tribunale di Patti, nel Messinese. Un maxiprocesso che ha portato a condanne per circa sei secoli di carcere.


Ecco questo uomo probo, un uomo onesto che non si è sottomesso al ricatto delle cosche mafiose siciliane, che è in perenne pericolo lui, la sua famiglia, gli stessi uomini che debbono proteggerlo, oggi era in Molise a Termoli nell’aula magna del Liceo Classico per parlare ai giovani, come sta facendo da tempo, per far capire loro quanto sia importante la non sottomissione alle cosche mafiose. La legalità è importante se lasciamo tutto in mano malavitose, non ci sarà futuro. E ai microfoni a precisa domanda, se avesse visto nell’atteggiamento dei ragazzi davanti alle sue esposizioni dei fatti delle reazioni positive che facessero ben sperare, la risposta di Antoci è stata positiva: "i ragazzi sono davvero positivi davanti a queste cose le loro reazioni mi hanno confortato. Consapevole che il mio agire legale mi ha cambiato lo stile di vita, quello della mia famiglia e di tutti coloro a me vicino. Non posso avere una vita regolare, devo seguire percorsi prestabiliti, devo segnalare ogni mio possibile movimento.

Avete visto anche voi le procedure a cui deve far fronte uno che vive la mia esperienza ma la mia coscienza di uomo libero non condizionabile, m’impone di agire come ho fatto fino ad ora a salvaguardia della libertà e della legalità che sono fondamenti costituzionali”.

Avere un uditorio così attento e consapevole è un messaggio di grande speranza.

In Italia ci sarebbe bisogno di tantissimi altri Giuseppe Antoci.

Questo uomo di stato, oggi è venuto al Classico accolto con una standing ovation dalla platea affollata di studenti professori e uomini delle forze dell’ordine di terra e di mare e ha presentato, dopo gli onori di casa fatti dalla dirigente scolastica la professoressa Concetta Rita Niro che si è quasi commossa parlando di Antoci e la presentazione di un personaggio illustre Giuseppe Di Pietro Presidente Assostampa Molise, anche per presentare il suo ultimo libro “La mafia dei Pascoli” riferito alla vicenda che lo ha visto protagonista nel quinquennio da presidente del Parco dei Nebrodi. Dove, appunto, tutto era in mano delinquenziali della cosiddetta mafia delle Nebrodi.

Oggi anche noi che abbiamo avuto il privilegio di averlo conosciuto di persona siamo stati onorati di avergli stretto la mano.

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