Lo schiaffo di Anagni "colpisce" anche i soci dell’Archeoclub di Termoli

La gita sociale sab 03 giugno 2023

Termoli Si viaggia: il racconto si fa vivo nella Cappella Sistina del Medioevo dove trionfa la voce dello Spirito

Cultura e Società di La Redazione
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Lo schiaffo di Anagni "colpisce" anche i soci dell’Archeoclub di Termoli ©Termolionline
Lo schiaffo di Anagni "colpisce" anche i soci dell’Archeoclub di Termoli ©Termolionline

TERMOLI. Danzano le nubi tra mille pensieri sui campanili romanici che puntano il cielo. Riecheggiano gli impulsi nei fatti di ieri, mentre si fa strada la voce di vicende lontane dai tanti segreti. Il cuore della Ciociaria si presenta così. La bellezza di una storia senza fine che ammalia i presenti indubbiamente è tutta qui. Raccolta tra mura antichissime. Nel ventre della città di Anagni, gloriosa capitale degli Ernici, ai piedi di Palazzo Bonifacio VIII, il racconto dello schiaffo di Anagni rivive come non mai. Colpisce e ammalia i soci dell’Archeoclub in uno scenario ricco di arte, di chiese, di porte, di affreschi e di tanti tesori. Incanta il suo canto. Grazie soprattutto alla voce suadente di Valentina Sperti, archeologa, professoressa di Lettere. Narratrice e guida eccelsa. Da brava insegnante è lei a tener in pugno il gruppo, col suo sorriso e i suoi toni emotivi che porta dentro, in uno scenario d’altri tempi, per regalare le emozioni più belle e coinvolgenti. La sua è una lectio magistralis piacevolissima che chiude una lunga giornata all’insegna della bellezza italiana che regna nel fiume della storia e nella storia delle piccole cose. Da dietro le quinte Valentina abilmente tira fuori i quattro papi di Anagni. Rianima simpaticamente i tipi umani. Ne dipinge le azioni, gli ideali, i loro segreti, le loro ambizioni e i momenti di crisi più profondi. La storia di questo periodo, pieno di gloria e di arte, è segnata da lotte intestine che portano alla cattività avignonese. Bonifacio VIII, nella sua Anagni, è al centro di questo cammino segnato da tantissime curiosità.

Dovete sapere - racconta Valentina Sperti - che Bonifacio VIII era amico di Celestino V, il Papa del gran rifiuto, al secolo Pietro da Morrone, nominato Papa, a quanto pare, in fretta e furia, poiché sembrava persona avanti con l’età e facilmente gestibile. In una condizione all’epoca incredibile, gli succede proprio quel Benedetto, suo amico, col nome di Bonifacio VIII. Tra l’abbandono e la nuova nomina, i cardinali più maliziosi incominciano a vedere una certa connessione. Lo accusano di essere un Papa illegittimo in quanto non poteva essere Papa mentre vi era un altro Papa vivo. Oggi col Papa Benemerito questa condizione viene superata senza tanti scossoni. La potente famiglia Colonna avverte un forte timore. I Colonna si rendono conto di essersi messi contro un Papa legittimo. Pertanto gli chiedono perdono. Bonifacio VIII a questo punto gli toglie la scomunica e con essa tutti i possedimenti. Tra questi Palestrina. Nei confronti di questa città fa qualcosa di molto grave. La rade al suolo e la cosparge di sale come voleva il vecchio metodo romano. Si trattava in effetti di obliterare quella maledetta progenie dei Colonna. La reazione di Filippo IV il Bello, re di Francia, è altrettanto decisa.  Anagni viene assediata tra l’altro con la complicità degli anagnini. Il Papa viene invitato a fuggire. Bonifacio VII non vuole. Resiste. Anzi vuole vedere in faccia chi ha oltraggiato la sua dimora. Ed ecco che riveste di paramenti d’oro i suoi circa due metri di altezza. Di fronte vede, per conto del re di Francia, Guglielmo di Nogaret. Accanto un certo Sciarra della famiglia Colonna. È perentoria la proposta che gli fanno. Resta uomo libero e ricco tra gli uomini se abbandona il trono pontificio.

Altrettanto chiara la sua risposta: “Io non posso smettere di essere Papa perché fui fatto Papa da Dio. Nessun uomo pertanto può opporsi a quella che è la volontà di Dio”. Ed è qui che la storia s’intreccia alla leggenda. Il racconto sale in alto di tono. È sublime. Si dice che Sciarra al colmo della frustrazione gli tira uno schiaffo col guanto di ferro. In verità nel corso delle testimonianze tutti i presenti giurano che il Papa non era stato toccato. Ed ecco che gli anagnini, accorsi di prima mattina, vedono il rappresentante di Cristo oltraggiato un’altra volta, come Dante recita nel XX Canto del Purgatorio: “Veggio in Alagna intrar lo fiordaliso/e nel vicario suo Cristo esser catto/Veggiolo un’altra volta essere deriso/veggio rinovelar l’aceto e ‘l fiele/ e tra vivi ladroni essere anciso”. In verità Bonifacio VIII dopo una settimana viene lasciato in libertà.  Muore dopo ventotto giorni dall’episodio. A scena aperta, come su un set teatrale, rivive così un’appassionante pagina di storia che colpisce tutti i presenti. Il viaggio dei soci in mattinata inizia nella cittadina di Alatri con la visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore, al Cristo del Labirinto e all’Acropoli di Civita. Alatri è la Citta dei Ciclopi. Si narra che gli enormi sassi, che costituiscono le mura ciclopiche dell’antica città a forma trapezoidale, siano stati disegnati da un caldo raggio di sole. Soddisfatti i soci e il presidente dell’Archeoclub di Termoli. “Un applauso di cuore va a Valentina Sperti - dichiara Oscar De Lena - che ci ha deliziati con la sua voce narrante nel corso di una visita intensa e ricca di tanto sapere.  

Ringrazio la seconda guida Rosanna Rossi che ha accompagnato il secondo gruppo alla visita della Cappella Sistina del Medioevo dove gli ambienti della magnifica Cripta di San Magno, risalenti al XII secolo, presentano un ciclo pittorico di rara bellezza”.  Qui, tra le immagini più belle, c’è il Cielo in terra. E, senza dubbio, una silente presenza divina che ha guidato la mano dell’artista. Non si finisce mai di conoscere tanta bellezza a portata di mano. Si viaggia per scoprire e sapere di più. Si viaggia per arricchirsi. E per dare valore al tempo che passa.  

Luigi Pizzuto 

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