Il ricordo di Franco Mancini a 32 anni dalla sua scomparsa

operatore di pace gio 18 aprile 2024
Cultura e Società di La Redazione
3min
Il ricordo di Franco Mancini a 32 anni dalla sua scomparsa ©Termolionline
Il ricordo di Franco Mancini a 32 anni dalla sua scomparsa ©Termolionline

GUARDIALFIERA. Franco Mancini – operatore di pace per frenesia – muore prematuramente il 17 aprile 1992 Quel giorno coincideva al Venerdì Santo. 

Eclettico, simpatico, brilla fra gli ideatori e gli animatori del Centro Studi. Sarto, modellista, prodigioso dalle forbici d’oro; l’unico in queste diocesi a cimentarsi perfino nell’intricata maestria del tagliare e del confezionare l’abito talare obbligatorio, allora, per i Ministri della Chiesa. Egli è anche terzino sinistro nella gloriosa “Edera” guardiese: la squadra di calcio costituita negli anni ’50 da Nicola Todisco, intellettuale campobassano ed esponente del Partito Repubblicano Italiano. Il gentiluomo organizzò quella compagine perché sensibile alla preparazione atletica ed alla felicità dei giovani molisani. Franco ingenera anche attorno a sé una sana invidia a causa della sua voce calda, armoniosa, di gradevole respiro. Quando don Mario allietava i nostri lunghi inverni allestendo diversificate forme di spettacoli, Franco Mancini cantava, nel fondaco San Carlo, le belle canzoni d’un tempo, accompagnato dal mandolino di Raimondo e dalla chitarra di “Baffone” o di Michele ‘za Zella.

Pensoso, si ritira spesso in solitudine nei sentieri prospicienti il bosco e, un giorno seduto per caso su un ciglio, scova e scava creta umida, malleabile. È argilla. La amalgama, l’indurisce, la modella e vien fuori una testa di somaro. Da allora – per varietà di sagome e di proporzioni – istintivamente produce svariate collezioni di teste d’asini. Ne mostra una a Vittorio Feltri (in quel tempo a Guardia) il quale imparò da lui l’arte del muoversi nelle acque del Biferno e di galleggiare. Gli è grato, ma gli consiglia di smetterla con i ciuchi!

Prima però di indirizzarsi al legno ed alla pietra, Franco sbalza dall’argilla stagionata il perfetto e sublime busto di Francesco Jovine, poggiato ora sulla scrivania del Sindaco, nel Palazzo di Città.

Altro pensatoio per Franco Mancini è il Biferno sul cui argine arruffa tronchi, arbusti, sterpi depositati dalle piene. Li seleziona, li sgrossa sul posto col trinciante e, a casa man mano, li sfiora, li carezza col temperino fino a rendersi conto che, da quel legno, egli può ricavare il gusto dell’estetica; di trasmutarlo, adornarlo con una linea elegantemente sobria. Dopo un impatto iniziale, trova il filo e la forza costruttrice della forma. E, presto, ottiene il riassunto folgorante dell’immagine. Da un bronco di ebano offuscato e marcio, elegge la sua prima Madonna, tetra ma splendida. La “Nigra sum, sed speciosa” e ne fa dono a Vittorio Feltri. Crea altre sculture del Cristo sofferente. Poi statue belle, lunghe con perfezione anatomica, caratterizzate da volti femminili e colli affusolati, alla modigliana ricercatezza. Lavora anche la dura "Pietra Noce” di Guardialfiera. Per le Rassegne Molisane d’arte contemporanea, viene a Guardia il Prof. Carlo Savini, Presidente a Bruxelles dell’Unione Europea Critici d’arte. Smaschera Franco dalla timidezza e lo porta a Roma. Espone così, finalmente, le sue opere al Bramante ed al Canova: gallerie fra le più eleganti d’Europa.

Franco era, però, già infiacchito, indebolito da intossicazione uremica. Tre volte la settimana, al Cardarelli di Campobasso, è sottoposto ad emodialisi che gli procura una progressiva, implacabile diminuzione del tono muscolare. L’atrofizzazione delle mani!

Franco Mancini rimane l’irriducibile apostolo di pace. C’è Assemblea al Centro Studi per il rinnovo delle Cariche Sociali. Si riflette anche sulle ragioni dell’odio, delle violenze, dei crimini, degli stupri in Slovenia, Croazia, Kosovo. Franco favella, geme. “Ma perché non promuoviamo armonia, intesa, serenità con l’esempio, con la nostra povertà? Perché non innalziamo, qui, un monumento alla Pace?” Era Vice-Presidente del “Centro” Giuseppe Alabastro, e lo prende alla lettera. Fa arrivare dall’Esercito Italiano dei Cannoni inattivi. Li posiziona davanti ad un luogo sacro. Per l’inaugurazione arrivano Generali e Altissime Cariche da tante parti d’Italia. Giuseppe Napolitano, studioso, poeta di Forma, testardo possibilista aperto al dialogo, così scolpisce la pietra di Guardialfiera, a fianco a quelle bocche di fuoco: “dai cannoni la voce ora tace /resi muti, essi cantano pace!”

Vincenzo Di Sabato

TermoliOnline.it Testata giornalistica

Reg. Tribunale di Larino N. 02/2007 del 29/08/2007 - Num. iscrizione ROC:30703

Direttore Responsabile: Emanuele Bracone

Editore: MEDIACOMM srl
Via Martiri della Resistenza, 134 - 86039 TERMOLI(CB)
P.Iva 01785180702

© Termolionline.it. 2024 - tutti i diritti riservati.

Realizzato da Studio Weblab

Navigazione