"Fashion revolution day", la promozione della moda rispettosa dell'ambiente

Reset the trend ven 26 aprile 2024
Cultura e Società di La Redazione
3min
"Fashion revolution day", la promozione della moda rispettosa dell'ambiente ©Termolionline
"Fashion revolution day", la promozione della moda rispettosa dell'ambiente ©Termolionline

GUGLIONESI. Il 24 aprile del 2013 a Savar, nei pressi di Dacca (Bangladesh), 1138 operai del tessile abbigliamento perirono nel crollo di un edificio commerciale all’interno del quale i lavoratori erano costretti a lavorare in un “luogo” inadatto a reggere il peso delle vibrazioni dei macchinari pesanti utilizzati nelle lavorazioni. Nonostante le crepe nel muro e gli allarmi lanciati, i lavoratori del tessile furono costretti a continuare a lavorare finché … avvenne il crollo.

In ricordo di quel tragico evento, ogni anno si celebra il “fashion revolution day” che, nel ricordare le vittime del crollo, ha l’obiettivo di sensibilizzare sul “chi” e sul “come” (who made my clothes) vengono realizzati i “capi” di abbigliamento ed a promuovere una moda rispettosa dell’ambiente, di coloro che vi lavorano e dei consumatori.

Attraverso le immagini, proiettate nell’incontro, della tragedia del “Rana Plaza” e delle condizioni sociali e di lavoro in cui vivono le lavoratrici del tessile, si è ricostruita la “mappa” delle produzioni moda e le caratteristiche del modello produttivo “fast fashion” (moda-veloce), fondato sulla continua e rapida produzione di altissimi volumi di abbigliamento di “bassa qualità” e di “basso prezzo”. Una enorme quantità di “capi - usa e getta” che, composti da tessuti prevalentemente sintetici di scarsa qualità, sono indossati per un breve periodo per poi essere gettati via. Una enorme quantità che crea, come mostrano le immagini del deserto di Atacama (Cile), proiettate nell’incontro, un elevato accumulo di rifiuti altamente inquinante.

Nel contempo, il loro “basso prezzo” alimenta (oggettivamente) la ricerca del minor costo possibile e il risparmio, come mostrano le immagini proiettate, su ogni forma di tutela dei “luoghi” di lavoro e dell’ambiente circostante. Ma sarebbe sbagliato pensare che queste forme di sfruttamento sull’uomo e sull’ambiente possano verificarsi solo “lontano” da noi. Il racconto di Edoardo Nesi (tratto dal suo libro “Storia della mia gente”) letto nell’incontro, il racconto dell’azione di Roberto Mancini (l’ispettore di Polizia che svelò il traffico di rifiuti nella “Terra dei fuochi), di don Maurizio Patricello e delle “mamme” (impegnate a denunciare l’inquinamento causato da un illegale smaltimento dei rifiuti industriali) ci invitano a perseguire, anche attraverso la loro dolorosa esperienza, un nuovo modello di sviluppo sostenibile così come auspicato nell’Agenda 2030.

L’Agenda 2030, infatti, è un programma sottoscritto nel settembre 2015 da 193 Paesi membri dell’ONU che, nell’esprimere un chiaro giudizio di insostenibilità ambientale, economica e sociale dell’attuale modello di sviluppo punta, attraverso i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, a costruire un futuro migliore al nostro Pianeta e alle persone che lo abitano.

La campagna lanciata dalla Commissione Europea “ReSet the trendmake fast fashion out of fashion”, presentata nell’incontro di Guglionesi, si colloca all’interno di questo disegno e punta a sensibilizzare i cittadini sui danni ambientali e sociali del “fast fashion” (sopra descritti).

Una campagna di sensibilizzazione legata alla Strategia dell’UE per i prodotti tessili sostenibili e circolari, lanciata nel marzo 2022, tesa a promuovere una produzione moda “durevole, riciclabile, priva di sostanze pericolose e rispettosa dei diritti sociali e dell’ambiente”.

Ma cosa possiamo fare noi, è stato chiesto nell’incontro, per contribuire a questo cambiamento? 

Il ruolo dei consumatori è in questo processo di cambiamento è particolarmente importante. Con il loro acquisto possono premiare quelle aziende che operano nel rispetto dell’ambiente, dei lavoratori e dei consumatori come mostra la bella esperienza del “voto con il portafoglio” promossa da Next (Nuova economia x tutti).

Ma la moda non è solo “inquinamento”. Nell’incontro si è parlato anche dalla bellissima esperienza realizzata nella Locride dal Consorzio Goel con il marchio “Cangiari” e del progetto per il recupero/riutilizzo della lana presentato nel gennaio 2020 presso la Sala Consiliare del Comune di Guglionesi in occasione della costituzione del “Laboratorio di Economia civile”. Progetti che ci mostrano come gli intrecci artistici e culturali della moda possano, coniugando la sostenibilità con l’arte manifatturiera italiana, offrire nuove opportunità di sviluppo alle nostre imprese e un futuro al nostro pianeta. Un richiamo, infine, è stato fatto, attraverso le parole del presidente Sergio Mattarella alla nostra Costituzione nata, come ci ricorda il 25 aprile, sulle ceneri di una guerra e di una dittatura. L’art. 41 della nostra Costituzione scandisce che “l’iniziativa economica privata è libera e che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

TermoliOnline.it Testata giornalistica

Reg. Tribunale di Larino N. 02/2007 del 29/08/2007 - Num. iscrizione ROC:30703

Direttore Responsabile: Emanuele Bracone

Editore: MEDIACOMM srl
Via Martiri della Resistenza, 134 - 86039 TERMOLI(CB)
P.Iva 01785180702

© Termolionline.it. 2024 - tutti i diritti riservati.

Realizzato da Studio Weblab

Navigazione