Ricerche inedite sulla figura storica di San Pardo

Pagine di storia ven 24 maggio 2024
Cultura e Società di La Redazione
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Ricerche inedite sulla figura storica di San Pardo ©Termolionline.it
Ricerche inedite sulla figura storica di San Pardo ©Termolionline.it

LARINO. Le due biografie medioevali di San Pardo, Patrono principale di Larino e diocesi (la cui solennità ricorre il 25, 26 e 27 maggio di ogni anno), “non aiutano a proiettare sul personaggio una luce sufficientemente chiara o sicura per l’economia di informazioni” (S. Moffa, “San Pardo nel tempo”, in “Almanacco del Molise 1987”, vol. II, p. 106).

In una di esse è scritto che San Pardo, reduce dalla cattedra episcopale di una città del Peloponneso, si recò a Roma dove fu accolto dal Papa San Cornelio (l’unico con tale nome che abbia governato la Chiesa, dal marzo del 251 all’aprile del 253) e fu da questi autorizzato a recarsi a Lucera.

Fonti lucerine, in particolare, forse anche per la precisa indicazione riguardante il Pontefice San Cornelio, ritengono che San Pardo sia stato Vescovo di Lucera nell’anno 252; ma a tal proposito va precisato che le prime testimonianze storiche, concernenti la presenza certa della cattedra episcopale nella città dauna, sono del V secolo.

L’Abate Giovanni Battista Pollidori, che commentò e pubblicò nel 1741 le due biografie del Santo, il noto Vescovo di Larino mons. Tria ed altri storici, sostengono, invece, che il Patrono di Larino e diocesi visse tra la fine del VI e la prima metà del VII secolo e morì il 17 ottobre dell’anno 650 a Lucera, dove si era ritirato in vita eremitica.

Finora, però, è sicuro solo che un “Pardus Episcopus”, primo Vescovo pugliese (della Daunia) storicamente certo, fu uno dei dieci Presuli d’Italia che, con altri sedici della Gallia, nove dell’Africa, sei della Spagna e tre della Bretagna, partecipò al Primo Concilio di Arles, convocato dall’Imperatore Costantino per tentare di risolvere la controversia “donatista”.

Al noto storico Francesco Lanzoni appare “probabile che il vescovo Pardus del 314 sia il S. Pardus Episcopus venerato in Larino” (F. Lanzoni, “Le Diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII, an. 604”, 1927, vol. I, p. 275). Il Lanzoni assegna il Vescovo Pardo presente ad Arles, all’antica città di Arpi che sorgeva nei pressi dell’attuale Foggia, tesi questa pienamente condivisa dai foggiani Michele di Gioia (“La Diocesi di Arpi e il suo Vescovo Pardo”, 1985; “San Pardo Vescovo di Arpi e Patrono di Larino”, 1986) e Giuseppe de Troia (“Arpi ‘Magna Urbs’ del grande Diomede. Foggia novello sito degli Arpani…”, 2016, pp. 28-35).

Altri studiosi pugliesi, Pietro di Biase e Giorgio Otranto, “sostenuti da ulteriori e proficui esami con buon fondamento” (S. Moffa, op. cit., p. 115) danno per certo il Pardo del 314 appartenente alla comunità cristiana di Salpi o Salapia, antica città situata nei pressi dell’attuale Trinitapoli.

Giorgio Otranto fa notare che “se un collegamento dovesse esistere” tra il San Pardo venerato a Larino ed il “Pardus Episcopus” recatosi ad Arles, insieme al Diacono Crescente, “questo riguarderebbe il Pardo vescovo di Salpi” (G. Otranto, “Pardo vescovo di Salpi e non di Arpi”, in “Vetera Christianorum”, XIX, 1982, p. 167).

Pietro di Biase afferma, tra l’altro, che a favore della sua tesi “gioca anche la continuità dell’episcopato salpitano, che è attestato nel V secolo con Palladio e Proficuo, e sarà poi inserito nella riorganizzazione delle istituzioni ecclesiastiche operata dai Normanni, per venire meno solo nel XVI secolo. Per Arpi, invece, Pardus sarebbe stato l’unico vescovo” (P. di Biase, “Apulia Cristiana: Pardus fu vescovo di Salpi”, 1982, p. 18).

Considerato che di un Pardo (nome di certo non comune) Vescovo dauno ci è stato tramandato, finora, un solo documento storico, e cioè quello in cui il suo nome figura chiaramente come terzo sottoscrittore degli atti conciliari approvati ad Arles, è lecito ritenere discretamente fondata l’ipotesi del Lanzoni sul fatto che il Presule in questione ed il San Pardo venerato a Larino e diocesi siano a stessa persona.

Non è da escludere, di conseguenza, che il Santo Vescovo, pure se di origine greca, abbia governato, sul principio del IV secolo, la diocesi dauna di Salpi (o Arpi) e poi, ottenuto il consenso del Papa, si sia ritirato nei pressi di Lucera per trascorrere, in solitudine, gli ultimi anni della sua vita, oppure che il suo corpo sia stato trasferito in seguito in quest’ultima città dove lo trovarono i larinesi nell’anno 842.

Si tratta di un’ipotesi che, a differenza di altre, appare più verosimile perché poggia su basi più solide, anche se rimane da chiarire la complessa questione legata all’esplicita asserzione presente in una delle due biografie medioevali sul nome del Papa San Cornelio, il cui pontificato risale ad oltre sessant’anni prima dello svolgimento dell’importante adunanza arlesiana.

Giuseppe Mammarella

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