Al via la scuola della legalità con il testimone dell’omicidio di don Diana

sab 08 novembre 2014
Cultura e Società di Michele Trombetta
3min
Al via la scuola della legalità con il testimone dell’omicidio di don Diana ©n.c.
Al via la scuola della legalità con il testimone dell’omicidio di don Diana ©n.c.
TERMOLI. Sull’esperienza biennale della commissione regionale anticorruzione (Co.re.a), è nata  la prima scuola della legalità in Molise, forse anche la “prima in  Italia”, come afferma il presidente Vincenzo Musacchio che, dopo ave battezzato la scuola “Don Peppe Diana”, ha avviato stamane le lezioni in una nutrita sala teatro del cinema Oddo. Don Peppino Diana, ricordiamo, impegnò la sua giovane vita nel combattere i custodi della illegalità mafiosa o camorristica e fu ammazzato brutalmente il giorno del suo onomastico, il 19 marzo 1994, all’interno della sua chiesa parrocchiale a Casal di Principe. Ad illustrarci le finalità dell’iniziativa  che è stato lo stesso presidente Co.Re.A Vincenzo Musacchio. “Lo scopo della scuola – ha evidenziato – è di creare momenti di incontro, confronto e condivisione con tutti i soggetti e gli operatori che si occupano a vario titolo di legalità. Il progetto si focalizzerà sulle scuole, ma lo estenderemo a tutti i cittadini e le persone dai quattordici anni in su. L’iscrizione  e la frequenza delle lezioni saranno totalmente gratuite”. “La sede operativa – ha aggiunto – sarà la chiesa del Carmelo in Termoli dove il parroco don Ulisse Marinucci è stato entusiasta dell’idea e del progetto offrendoci massima disponibilità. La Scuola sarà anche itinerante. Andremo in tutti i comuni e le scuole che appoggeranno la nostra idea ed il nostro progetto. Il programma 2014/2015 sarà suddiviso in due parti: la prima affronterà il concetto di legalità nei vari contesti mentre la seconda tratterà degli uomini e delle donne che hanno lottato, combattuto e perso la vita per il trionfo della legalità. Sono fermamente convinto che la nostra società vive una profonda crisi culturale e di valori; a fronte di questa difficile situazione, una delle risposte può essere proprio l’idea di una Scuola della Legalità. Queste lezioni serviranno così a socializzare, condividere e sviluppare riflessioni progettando e realizzando azioni concrete per innalzare di nuovo il vessillo della legalità. Siamo coscienti che la ricostruzione e la diffusione della cultura della legalità devono tornare ad essere una priorità. Offriremo ai nostri corsisti gli strumenti culturali per capire le radici della crisi dei valori e per delineare le ragioni e le modalità di un possibile e realistico cambiamento che rivaluti il valore della legalità anche come “modus vivendi”. Oggi, quindi, qui a Termoli una sorta d’Inaugurazione ufficiale visto anche l’intervento in sala di molti alunni di vari istituti termolesi”. L’obiettivo sarà così quello di informare e far conoscere alle nuove generazioni le storie dei tanti che hanno perso la vita in nome della legalità, un concetto difficile da radicare perché: “la legalità – aggiunge Musacchio – non è la conformità alla legge  ma un atteggiamento interiore di un individuo: è l’individuo che ci deve credere, deve avere degli esempi a cui ispirarsi e purtroppo, in questo momento, questi esempi in Italia mancano. Tanti eroi che sono morti per la legalità e stanno per essere dimenticati, è questo il vero problema del nostro paese con i valori che si stanno perdendo. Con questa scuola vogliamo cercare di installare una voce in un oceano immenso per non far dimenticare tutti coloro che, in nome della legalità, hanno perso la vita”. E presentando la scuola, Musacchio aggiunge: “qui a Termoli verranno nomi famosissimi a parlarci di legalità, come il fratello di Paolo Borsellino, Pino Arlacchi, il fratello di Peppino Impastato e cinque 5 magistrati per corsi che finiranno a Luglio. Speriamo di avere un ottimo riscontro per continuare il prossimo anno e che la scuola possa raggiungere uno degli obiettivi dichiarati: diventare una realtà non solo a Termoli ma in tutto il Molise ed essere riconosciuta dal Miur”. Presente anche Augusto Di Meo, testimone oculare dell’assassino di Don Peppe che intervistato ha inteso evidenziare: “riuscii a fotografare il volto del sicario e non ci pensai due volte ad andare a denunciarlo ai carabinieri. Grazie al mio coraggio furono presi il killer e i suoi mandanti e non ho alcun dubbio: lo rifarei altre mille volte quel gesto nonostante mi sia costato non poco”.
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