Morire a 19 anni di sarcoma, la storia di Andrea Mandelli

La molla ven 02 novembre 2018
Cultura e Società di Alberta Zulli
4min
L'incontro al teatro Fulvio ©Termolionline.it
L'incontro al teatro Fulvio ©Termolionline.it

GUGLIONESI. Era il 27 novembre del 1990, quando Andrea Mandelli si preparava al suo viaggio tra le braccia del Signore. Dopo due giorni, alla vigilia di Sant'Andrea, lasciava questo mondo per sempre, a causa di una malattia alle ossa, il sarcoma di Ewing. In una sua lettera che, la scrittrice Giovanna Falcon ha inserito nel suo libro, vediamo Andrea pronto e coraggioso “A cosa serve la vita se non per essere data? Io adesso sono a completa disposizione”, a completa disposizione di quel Dio buono al quale Andrea si avvicinò fino a sentirsi parte integrante, fino a sentirsi accanto a lui.

Andrea Mandelli ha vinto la morte, concedendosi completamente alla volontà del Padre, con la sua grande fede che, è riuscito a trasmettere a tutti coloro che gli stavano accanto. E ancora oggi, dopo trent'anni, riesce a trasmetterla, come una molla che colpisce e ti fa sobbalzare. Chiunque ha letto il libro “Ti regalo la mia molla” ha ricevuto una spinta, una molla, appunto, che parte dal cuore e riesce a farti pensare, immedesimare e capire che, davvero, c’è qualcuno al di sopra di noi che non ci abbandonerà mai e, che non sempre la malattia più infida uccide la voglia di vivere di un ragazzo di soli 19 anni. Andrea è riuscito a dare un senso anche dove gli altri un senso non lo vedevano.

Nicola Sorella, presidente dell'associazione “Il paracadute” ha organizzato l'incontro al teatro Fulvio di Guglionesi, per presentare il libro della Falcon. L'idea nasce quest'estate, quando per Gs consigliarono il libro come “libro del mese”, dopo la presentazione al Meeting di Rimini. “I ragazzi di GS l'avevano letto e, coincidenza volle che, Domenico Talia al Meeting incontrò e conobbe Giovanna Falcon e, senza sapere che molti di noi avevano letto il libro e, senza sapere il nostro lavoro estivo, ha deciso di invitarla qui a Guglionesi- spiega Nicola Sorella- È un libro che ci ha colpiti tutti, la storia di Andrea non ispira morte, semmai vita. I ragazzi sono rimasti stupiti di questa cosa e, quello che ci ha colpito del libro è proprio la proposta di vita che c’è dentro. Questo ragazzo ha vissuto la sua vita in pienezza fino alla fine”.

Un lavoro di quasi quattro anni, quello che ha visto impegnata la scrittrice Falcon, e che nasce nel periodo in cui i genitori di Andrea vivono con la malattia del figlio. È in quegli anni che la scrittrice conosce i genitori di Andrea tanto da instaurare un rapporto di amicizia e stima che, verrà consolidato dalla proposta del padre di Andrea di scrivere un libro che parli del proprio figlio. Dalla proposta al lavoro vero e proprio passano anni, perché i signori Mandelli non riescono più a trovare tutti gli scritti che Andrea lasciò loro e che, raccontavano la sua vita durante gli anni della malattia.

“Andrea era un ragazzo particolare che viveva a pieno la sua vita incredibile- spiega Giovanna Falcon- ho passato quattro anni a raccogliere le testimonianze di chi aveva conosciuto Andrea. La cosa più bella, più significativa e che nessuno avrebbe mai pensato è che questo libro è uscito quest'anno, l'anno del Sinodo dei Giovani. Un segno. Un segno che ha richiamato tanti ragazzi a raccogliere e accogliere il senso della vita”.

La storia di Andrea richiama la storia di un'altra ragazza scomparsa nel 2012, Chiara Corbello Petrillo. Entrambi sono l'esempio di come una grande fede riesce a far vincere la morte, un corpo solo con il Signore anche se, di lì a poco lasceranno la vita terrena. La consapevolezza di questi due giovani di raggiungere la vita eterna accanto a Gesù fa sì che si concedano, si abbandonino e che dicano il loro Sì, il loro “sia fatta la tua volontà Padre”, tanto da lasciare sconcertati tanti.

“Andrea è nato in una famiglia credente, vicina al carisma di Comunione e Liberazione di don Giussani. Ha sempre partecipato agli incontri e sul suo cammino ha incontrato sacerdoti che, mostravano come Dio non fosse un ente supremo ed estremo, estraneo alla vita ma Dio è presente in quello che accade e in tutte le persone che incontriamo. La compagnia dei sacerdoti e degli amici in Andrea fece sviluppare la convinzione che tutto questo portava a Cristo. Accoglieva tutto sapendo che tutto riconduceva a Gesù”.

Andrea voleva diventare santo, e “la santità per Andrea era legata al fatto di amare Gesù e di rispondergli. Quando si ammalò riconobbe che era lì che avrebbe incontrato il Signore. Con la sua malattia ha detto il suo Sì e il Signore l'ha riempito di grazia!”.

La molla, ti regalo la mia molla come un rimando a vivere la vita in pienezza, piena di gioia. Questo voleva Andrea. Ricordare all'altro di vivere secondo il destino che gli è stato donato. La molla, il Destino, il compimento lieto di una vita. Una vita non sapendo di morire, ma di tornare a vivere ogni momento e di raggiungere la vita eterna.

Rimanete nel mio amore […] perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” GV 15,9-11.

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