Genio del 20esimo secolo made in Termoli, RaiStoria rende omaggio a Jacovitti

Italiani gio 07 marzo 2019
Cultura e Società di Alberta Zulli
2min
Un fotogramma del programma di RaiStoria ©RaiStoria
Un fotogramma del programma di RaiStoria ©RaiStoria

TERMOLI. “Chiamatemi Dio” era solito dire Benito Jacovitti a sua figlia. E, quando lei gli chiedeva perché, lui le rispondeva “hai mai visto Dio? Beh, potrei essere io”.

La trasmissione di Paolo Mieli è stata dedicata a lui andando in onda su RaiStoria, nella serata di martedì 5 marzo. Qualche giorno prima del suo compleanno, quasi a rendergli omaggio.

Uno speciale che ha voluto raccontare la biografia e le opere del più grande fumettista termolese.

Era così Benito Jacovitti, un genio che ha fatto della sua arte la sua priorità. E le sue arti ancora oggi vengono apprezzate in tutto il mondo. Una mente particolare e articolata che, ha saputo cogliere l’ironia anche in tempi bui come le guerre.

Una passione che nasce fin da bambino e che ha portato in alto il suo nome fino a oggi.

Genio pazzo e folle, capace di definire in modo autonomo stile e parametri, regole e rispettive deviazioni. Chi lo conobbe negli anni della prima adolescenza non può che avvalorare questa definizione.

Benito Jacovitti nasce a Termoli il 9 marzo 1923. E’stato un fumettista italiano autore di celebri personaggi come Cocco Bill e Cip l'arcipoliziotto, romanzi grafici come Kamasultra e del celebre Diario Vitt, edito dal 1949 e che fra gli anni sessanta e settanta arrivò a vendere decine di migliaia di copie. E’ tuttora riconosciuto come uno dei più importanti autori di fumetti italiani del 1900, caratterizzato da una vasta produzione dallo stile personale e particolareggiato con dettagli surreali, come i salami o i vermoni, che ne rappresentano uno degli aspetti identificativi più noti. Jacovitti è entrato a pieno titolo nella storia del fumetto italiano, soprattutto grazie alla forma caricaturale dei suoi personaggi. La sua opera ha riscosso il plauso della critica, e si è intrecciata spesso con la storia italiana.

Inizia a disegnare al porto di Termoli e il padre, orgoglioso di lui, porta i suoi disegni al circolo del fascio. Caricature sul comunismo, con falce e martello che, però, gli costano delle collaborazioni con alcuni giornali del dopo guerra.

Nel 1939, ancora sedicenne, esordisce come autore pubblicando vignette umoristiche per la rivista satirica fiorentina Il brivido. Tavole a pagina intera piene di gag di cui la prima, la linea Maginot, ironizzava sulla guerra. Nel 1940, la storia a fumetti Pippo e gli inglesi gli procurò la collaborazione quasi trentennale per il settimanale Il Vittorioso. La sua esile corporatura segnò il suo soprannome Lisca di pesce, che lo portò a firmare le sue tavole con una lisca di pesce. Con gli anni ingrassò ma mantenne l'uso della lisca di pesce come firma, affermando che «forse dovrei passare a un grosso pesce o a una balena, ma da giovane ero davvero allampanato e magrissimo».

Nel 1978 iniziò la sua ultima collaborazione con la testata “Il Giornalino”, realizzando storie sul suo personaggio più famoso, Cocco Bill, realizzate dal suo allievo Luca Salvagno. Negli anni novanta, ormai anziano, si fece aiutare per le inchiostrature delle tavole da un giovane autore svizzero, Nedeljko Bajalica.

Nel corso della sua carriera ha ricevuto tanti premi e riconoscimenti, nel dicembre del 1994, il Presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro gli ha conferito il titolo di Cavaliere Ordine al merito della Repubblica italiana.

Nel luglio 1971, vinse il Trofeo di Palma d'Oro al Salone Internazionale dell'Umorismo di Bordighera. A Termoli, sua città natale, gli è stato intitolato il liceo artistico e sul Corso Nazionale è installata una statua in suo onore.

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