«La mano sinistra»: scopriamo l'opera di Antonio Olivastro
TERMOLI. Classe 1941, in pensione da diverso tempo, il professor Antonio Olivastro, una vita dedicata all’insegnamento e alla formazione dei ragazzi nel mondo della scuola, dalla sua dimora di via Adriatica dà corpo a pensieri, emozioni e racconti: ben dieci i libri scritti nell’arco di circa 15 anni.
L’ultimo della serie si chiama “La mano sinistra” e a differenza di quello che avremmo pensato, conoscendo anche la sua fede politica, stavolta si riferisce alla mano del cuore.
Portato alle stampe dalle edizioni Book Sprint, il volume è stato anche al centro di una presentazione in una manifestazione di corredo all’ultimo Festival di Sanremo.
Ne ha percorsa di strada la persona che nacque 78 anni fa a Colle Calcioni, a Petacciato, dove oggi si trova la Di Vaira. Genitori abruzzesi, ma col Molise nel sangue, anzi, nel cuore, come “La mano sinistra”.
Cercheremo di scoprirne la passione con la nostra video-intervista.
Note dell’autore
«Tutto principia dal Molise, da un paesino del Molise, ma si eleva subito tra terra e cielo, perché due giovani soldati che stanno tornando dopo la guerra, quando già vedono le finestre di casa, saltano su una mina e si ritrovano in paradiso davanti a un’angela. Insomma i due non sono pronti e vengono fatti ridiscendere sulla terra ove assistono a scene inverosimili.
Ci sono soprattutto 3 ragazzi di un collegio mal gestito che diventano giovani; e un’angela, come si diceva.
All’inizio la storia si presenta crudele spietata e magica nello stesso tempo; addentrandosi nella lettura si passa dalle visioni metafisiche al mondo fantasioso dell’Ariosto alle giostre di Re Artù. I protagonisti dopo essere stati sparigliati, sono costretti ad attraversare tutte le civiltà, fino ai tempi dove la giustizia è giustizia, Dio è Dio, e la terra è ancora capace di sentimenti.
Tutta l’umanità del passato e del presente scorre davanti a loro, compresi Achille, Mosé, Michele, Lucifero. Nel finale assistiamo a un vero giallo di letteratura noir.
Quando per qualche motivo sono obbligato a rileggere: “La mano sinistra”, nella mia mente si aprono squarci che non sospettavo; davanti agli occhi scorrono rivelazioni al posto delle interpretazioni.
Questo film racconta il mondo in maniera drammatica spassosa esilarante. Segna l’epopea della disubbidienza e della libertà, dell’appartenenza a un ordine che trascende le definizioni. Un nuovo sentire bussa alle porte del Cinema per assumere sembianze viventi in carne e ossa. Il Molise cerca il Maestro, il Regista al quale chiede di essere rappresentato».