Philippe Daverio: «Scoprendo il Macte ci si accorge che l'arte italiana esiste»

Incontri lun 15 luglio 2019
Cultura e Società di Francesca D'Anversa
3min
Macte incontri ©Termolionline.it
Macte incontri ©Termolionline.it
Macte incontri

TERMOLI. Grande successo, quello che si è registrato ieri sera, domenica 14 luglio, per l'inaugurazione di Macte incontri, il ciclo d'appuntamenti che coinvolge artisti, curatori e studiosi sui temi dell'arte e dei linguaggi estetici contemporanei.

Il primo ospite d'eccezione Philippe Daverio, nato in Alsazia, arriva in Italia per proseguire i suoi studi universitari alla Bocconi di Milano, e nella città meneghina inizia le sue innumerevoli attività legate all'arte. La "Galleria Philippe Daverio" a Milano a cui segue la "Philippe Daverio Gallery" a New York.

Già assessore a Milano nella giunta leghista Formentini con deleghe alla Cultura, al Tempo Libero, all'Educazione e Relazioni Internazionali, si è occupato della ricostruzione del Padiglione d'Arte Contemporanea andato distrutto dopo l'esplosione della bomba del 1993.

Autore e conduttore di programmi televisivi per la RAI da Art'è a Passepartout, programma d'arte e cultura divenuto Il Capitale, per finire Emporio Daverio una proposta di invito al viaggio attraverso l'Italia, un'introduzione al museo diffuso e uno stimolo a risvegliare le coscienze sulla necessità d'un vasto piano di salvaguardia.

Fondatore di una casa Editrice a suo nome, riveste il ruolo di consulente per la casa editrice Skira, per la casa editrice Giunti di Firenze dirige la rivista Art e Dossier, collabora con il Corriere della Sera, Il Sole 24Ore, Avvenire, Giornale dell'Arte, National Geographic, Touring Club, Vogue, L'Architetto, e QN Quotidiano Nazionale.

Il critico è stato accompagnato durante l'incontro dal tema "Arte contemporanea in Italia tra gli anni '50 e 70'" da Laura Cherubini, allieva di Giulio Argan, docente di Storia dell'Arte Contemporanea all'Accademia di Brera e curatrice di numerose mostre italiane e internazionali, e Luciano Larivera.

A prendere la parola è la professoressa Cherubini che parla dell'importanza del Premio Termoli, nato nel 1955 come premio annuale d'Arte Contemporanea a cui hanno collaborato nel tempo nomi illustri come Giulio Argan «Questi premi, come quello Michetti, hanno permesso di far crescere i giovani artisti, creando e diffondendo l'arte e il suo mercato sul territorio. Le opere del Premio Termoli, esposte in questo museo, sono riservate alla pittura aniconica. La pittura è nel Dna dell'arte italiana».

La parola viene ceduta a Philippe Daverio, che non si esime dal fare i complimenti al Macte definendolo «nudo, elegante», per via del colore bianco che domina nell'intera struttura, «dedito a una cosa che, purtroppo, non frega più a nessuno che è l'arte contemporanea».

«Per riallacciarmi all'importanza che il Premio Termoli ha rivestito negli anni, una cosa curiosa è che le aree dove si occupa più di arte contemporanea è proprio l'area adriatica dalla Biennale di Venezia, per passare alla Romagna e così via».

Il discorso di Daverio, tocca vari punti, ad esempio come individuare i parametri che ci permettono diconoscere l'identità di un popolo e uno di questi lo si può individuare nell'urbanistica «è la scienza che determina un territorio, racchiude tutti gli elementi che segnano l'identità di un popolo, è la "linea d'orizzonte". I mercati, tribunali, municipi, chiese ridisegnano una comunità, attraverso questi elementi urbanistici architettonici possiamo conoscere una popolazione; questo posto, il Macte, rientra in uno di questi. Vedendo questo posto , ci si accorge che l'Arte Italiana esiste».

In merito alla scarsa considerazione che si ha dell'arte contemporanea in Italia, non risparmia critiche verso il curatore della Biennale di Venezia «da anni alla Biennale è vietata l'arte italiana. Venezia ha tradito la nostra identità, affidando l'arte ai commercianti spietati di Soho.

Quando gli italiani si renderanno conto della vera importanza dell'arte italiana, perché in altri campi ne sono consapevoli dal fashion al food al design, si dovranno offendere con la Biennale di Venezia e s'inchineranno davanti a questa piccola realtà che rivaluta l'arte».

Prima di lasciare spazio al pubblico che ha riempito il Macte per l'occasione, Daverio ha voluto rivolgere un pensiero a chi ha avuto il coraggio di investire in questa realtà «Questo è un eccellente luogo di trasmissione, un covo di resistenza , come quello di Asterix contro Giulio Cesare, oggi contro Trump, deve diventare simbolo di difesa dell'identità. Conferiamo un premio anche insignificante ma che lasci l'impronta».

La serata si è conclusa con un applauso scrosciante.

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