«Berlino, cronache dal muro», platea rapita dal recital di Ezio Mauro

Aut Aut Festival sab 14 dicembre 2019
Cultura e Società di La Redazione
1min
«Berlino, cronache dal muro» ©Costanzo D'Angelo
«Berlino, cronache dal muro» ©Costanzo D'Angelo

GUGLIONESI. Al teatro Fulvio pubblico totalmente rapito e in religioso silenzio per quello che senza dubbio è stato uno dei fiori all'occhiello di questa edizione dell'Aut Aut Festival: lo spettacolo "Berlino, cronache dal muro" del giornalista e scrittore Ezio Mauro, già direttore de la Repubblica e La Stampa, con cui la rassegna culturale ideata e organizzata dalla giornalista Valentina Fauzia tocca una delle sue vette più alte.

A distanza di 30 anni da uno degli eventi cruciali del ventesimo secolo, Ezio Mauro ha raccontato, nel suo reading teatrale, ciò che il muro ha rappresentato per persone e famiglie della Deutsche Demokratische Republik, quella che comunemente indichiamo come Germania Est: una barriera invalicabile, che ha costitutito per 28 anni una cesura netta non solo tra due blocchi contrapposti, simbolo tangibile della cortina di ferro, ma anche tra legami familiari, sentimentali, umani, in una quotidianità fatta di massificazione, censura e vite costantemente controllate dall'occhio vigile della Stasi, la polizia segreta della Germania orientale.

La scenografia è estremamente semplice, finanche spartana: lo spazio scenico, condiviso con l'attore Massimiliano Briarava, consta di due tavoli, uno di fronte all'altro, a simboleggiare la contrapposizione tra due mondi diversi, mentre sullo schermo si susseguono foto di personaggi, eventi, scene salienti della narrazione; tuttavia la lettura speculare di Ezio Mauro con Briarava, la cui recitazione intensa ha reso la rappresentazione ancora più suggestiva e coinvolgente, il gioco di luci e la sapiente scelta delle immagini hanno creato un'armonia di insieme di forte impatto emotivo che ha letteralmente stregato gli ascoltatori.

Lo spettacolo ha ripercorso tutte le fasi della vicenda del muro: dagli eventi che hanno portato alla sua costruzione, passando per gli strazianti e talvolta rocamboleschi tentativi di fuga dei berlinesi dell'est verso l'occidente rappresentato da Berlino Ovest, veri e propri atti di disperazione spesso stroncati nel sangue dalla polizia di frontiera (una fra tutte, l'impresa folle di Winfried e Sabine Freudenberg, due coniugi che cercarono di oltrepassare il muro a bordo di una mongolfiera rudimentale, una storia che è un pugno nello stomaco), fino all'atto finale, quando, durante la conferenza stampa, le parole di Gunter Schabowsky, funzionario del Partito socialista unificato della DDR, incalzato da un giornalista dell'Ansa, sanciscono la fine del muro, della barriera tra la Germania Est e il resto del mondo, e i cittadini si radunano ai due lati del muro per celebrare la libertà ritrovata.

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