Quaranta giorni per "blindare" la gigafactory

La clessidra sab 22 gennaio 2022
Editoriale di Emanuele Bracone
1min
Stabilimento Fca ©Termolionline.it
Stabilimento Fca ©Termolionline.it

TERMOLI. La partita più importante del prossimo quinquennio.

È quella della gigafactory di Termoli allo stabilimento Stellantis.

Nella mattinata di mercoledì scorso, con in corso la visita dell’amministratore delegato Carlos Tavares, avevamo lanciato un monito alla Regione Molise e al di là di altri richiami di responsabilità avvenuti nell’agone politico, con parlamentari e consiglieri regionali, da parte di Palazzo Vitale al momento non c’è stato alcun intervento e le organizzazioni sindacali, pur rivolgendo moniti significativi, non hanno sin qui ottenuto molto.

C’è necessità di un partenariato istituzionale ai vari livelli, che sia capace di mettere in fila sia il Governo nazionale e i dicasteri competenti, assieme alle forze politiche e sociali del Molise.

Troppo appetibile l’insediamento di un polo industriale all’avanguardia, che sia fulcro del progetto di transizione ecologica ed energetica.

Non dimentichiamo come all’annuncio dell’8 giugno 2021 sulla scelta di Termoli si siano scatenati i commenti negativi delle istituzioni piemontesi e torinesi, che avrebbero voluto essere investiti da questa prospettiva.

Fino alle parole di Tavares, sulla trattativa in corso col Governo, la gigafactory, pur nelle perplessità palesate sui tavoli di confronti dalle parti sociali, si considerava un progetto assodato e ora che così pare non sia più si è scatenato l’inferno.

Un inferno di incertezza, perché la riconversione green del Plant di Rivolta del Re è cruciale per salvaguardare almeno una quota significativa dei livelli occupazionali allo stabilimento di Termoli.

Da qui al primo marzo, quando si presenterà il nuovo piano industriale di Stellantis c’è bisogno che gli stakeholder si facciano sentire e non poco, anche se riteniamo più un’alzata di scudi finalizzata a smuovere Mise e Mite quella del Ceo Tavares.

La politica nazionale non pensi soltanto alle vicende quirinalizie, poiché in gioco ci sono poste determinanti per un orizzonte manifatturiero nel Paese, poiché se un gruppo è ormai player globale e senza legami costì stretti col territorio nella sua cabina di regia (come peraltro già dall’avvento di Fca in luogo di Fiat) non si può ipotizzare di cavarsela con rendite di posizione ormai solo ricordo di un passato remoto.

Mancano 40 giorni, che non sia una traversata nel deserto senza sbocchi. 

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