«Caro Molise», due anni di riflessioni: dalle regionali al coronavirus

mar 21 aprile 2020
Editoriale di Emanuele Bracone
2min
Luigi De Gregorio, termolese sognatore ©Termolionline.it
Luigi De Gregorio, termolese sognatore ©Termolionline.it

TERMOLI. Il 20 aprile del 2018 eravamo a poche ore delle elezioni regionali, sono trascorsi solo due anni, ma sembra passata almeno una decade, per tutto quello che è avvenuto in questi 24 mesi, dal sisma di agosto alla pandemia di coronavirus, passando per ondate di maltempo con danni notevoli e altre criticità sul territorio.

In quella data un termolese emigrato a Milano da decenni, Luigi De Gregorio, riscoprì ai nostri occhi il suo amore per la terra natìa, sia Termoli che tutto il Molise e condivise col Fatto Quotidiano e Termolionline un suo pensiero, denominato proprio “Caro Molise”.

Lo riproponiamo, considerandolo un pezzo che dischiuse poi la sua corrispondenza “Storia & Amarcord” dalla città meneghina, che trova abituale dimora nella nostra homepage la domenica mattina e non solo.

Grazie Luigi.

«Caro Molise,

Ti voglio bene perché i miei antenati ti difesero dai Saraceni ed i miei genitori ebbero la fortuna di applaudire il generale Montgomery che vinse la battaglia di Termoli, superando così la prima linea di difesa Victor dal Volturno al Biferno dell’esercito tedesco. Ovviamente ti vogliono bene tutti i molisani residenti e quei tanti, circa mezzo milione, sparsi nel mondo.

A noi legittimi amanti, in queste ultime settimane, si sono aggiunti i politici di livello nazionale che del Molise non si sono mai interessati e del quale molti non sanno neanche bene la posizione geografica. Un colpo di fulmine? Un amore improvviso? Macché, è solo un interesse a tempo determinato emerso da una data, un avvenimento, una circostanza: elezioni politiche regionali del 22 aprile, ossia 49 giorni le elezioni politiche nazionali del 4 marzo.

Un finto amore che ha “un prima ed un dopo”. Nel “prima” tutti ti corteggiano, ti danno importanza, pongono una grande attenzione. Vedono in te “l’occasione” rispetto al 4 marzo. Chi di rivalsa, chi di conferma, chi di crescita. Ma tu non puoi accontentare tutti. E nel “dopo” ci sarà un solo amante, il vincitore che ti omaggerà accostando il vessillo regionale alla bandiera nazionale e non ha occhi che per te. In esclusiva. Ma solo per ventiquattr’ore, perché il suo pensiero volerà subito verso il Nord, in Friuli Venezia Giulia.

E gli altri amanti politici? Già la sera del 22 aprile si riveleranno dei grandi traditori. Ti disprezzeranno “il Molise non vale niente”, “320mila abitanti meno di un quartiere di Roma”, “una Regione così piccola non può rappresentare un test nazionale”.

Caro Molise, dopo il 22 aprile a volerti bene rimarrò io, i 320mila residenti ed gli altri molisani sparsi nel mondo».

Oggi è il 21 aprile 2020, Toma minaccia le dimissioni e il destino del Consiglio regionale è in mano al Tar Molise, mentre da un mese e mezzo quasi siamo tutti in clausura (o quasi).

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