Cinghiali, Legambiente Molise: «Serve un piano di gestione della specie»

sab 22 settembre 2018
Flash News di La Redazione
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Cinghiale ©web
Cinghiale ©web

CAMPOBASSO. L’emergenza cinghiali in Molise è figlia di una gestione non oculata del controllo sulle riproduzioni. Il proliferare degli ungulati è un problema serio e reale. Infatti, il conflitto del cinghiale con gli ecosistemi agrari è evidente e si concretizzai sia in un impatto diretto, dovuto al prelievo ai fini alimentari delle diverse specie coltivate ed all’attività di scavo che danneggia le piante, sia in un impatto indiretto dovuto al calpestio delle colture durante gli spostamenti, all’attività di ‘rooting’, ovvero un particolare comportamento di scavo che ha lo scopo di prelevare invertebrati o tuberi, e al danneggiamento di muretti a secco, recinzioni e altre strutture.

«Un problema così complesso – dichiarano da Legambiente Molise - non può essere affrontato in maniera approssimativa, ma è inevitabile una gestione di tipo attiva, fatta di scelte studiate, programmazione e interventi concreti. È dunque improcrastinabile - continuano da Legambiente Molise - l'ideazione di un Piano di gestione e di controllo della specie. L’evoluzione storica e la situazione attuale relativa alla presenza del cinghiale (Sus scrofa) in Italia e le migliori tecniche per la gestione sono state ben fotografate da quanto ampiamente descritto e illustrato in tutti i volumi e rapporti pubblicati in Italia negli ultimi venti anni, motivo per cui non dovrebbe essere particolarmente complesso stilare il suddetto Piano».

L’approccio efficace per la risoluzione dei danni causati dal cinghiale è quello che prevede una pianificazione spaziale, numerica, temporale e sanitaria della presenza della specie, unitamente alla corretta definizione delle diverse tecniche di intervento (prevenzione, controllo, attività venatoria).

Un elemento essenziale del corretto approccio da assumere da parte dell’Ente gestore è legato alla corresponsabilità gestionale attribuita alle due categorie sociali chiave: agricoltori e cacciatori. L’attività venatoria così come gestita oggi, oppure consentire agli agricoltori con porto d’armi l’abbattimento degli individui non sono le soluzioni al problema, né possono essere considerati palliativi.

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