Guardialfiera ricorda il centenario della Grande guerra

lun 05 novembre 2018
Flash News di La Redazione
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Guardialfiera ©TermoliOnline.it
Guardialfiera ©TermoliOnline.it

GUARDIALFIERA. “La guerra non cambia niente. Non migliora, non redime, non cancella. Non paga i debiti, non lava i peccati”. Erano riflessioni del 1915 annotate sull’“Esame di coscienza” dal saggista e poeta Renato Serra, quando fu chiamato a "servire la Patria" e a suggellarle poi, a 31 anni, con il suo martirio sull’Isonzo. Riflessioni adottate oggi, centenario della proclamazione della Vittoria, dal Centro Studi “Perrazzelli” di Guardialfiera.

Giovannino Di Risio, che ne riveste la carica di presidente, mi ricorda anche il Bollettino del Generale Armando Diaz, Comandante supremo del Regio Esercito, diramato il 4 novembre 1918, con la resa dell’Impero austro ungarico e con il trionfo dell’Italia nella prima Guerra Mondiale. Copia autentica del documento, troneggiava nella “Mostra Nazionale di Calligrafia” allestita lo scorso anno nelle aule settecentesche di Palazzo Loreto, di cui proprio Giovannino, fu munifico mecenate.

La vivacità di intellettuali e giovani studiosi si sprigionò più tardi anche durante il Convegno nella Sala Conedera, soffuso dalla dottrina mai dimenticata di Giorgio Palmieri. "La guerra è il mostro della violenza", osservò. "Ma eroico è ritrovarvi le ragioni decisive del nostro vivere “in pace” e sperimentare oggi culture virtuose di reciprocità e intese costruttive". Papa Giovanni, ormai Santo e di cui il 4 novembre ricorre il 60° della incoronazione in San Pietro, ammoniva che “non vi è mai stata e mai vi sarà una buona guerra o una cattiva pace. Modelliamoci perlomeno alla praticità dello sport, dove uno vince senza uccidere. Nella guerra, invece, si uccide e nessuno vince”.

Il Centro Studi, assieme al Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana, il 24 maggio 2015, aveva già commemorato qui in chiave moderna, l’entrata in guerra dell’Italia al primo conflitto mondiale, facendo cantare ad un nugolo di giovani deliranti, la canzone di Bob Dylan: “Quante strade deve percorre un uomo per essere chiamato uomo? Quanti mari deve attraversare una bianca colomba prima di trovare un cespuglio su cui posarsi nella pace? Quante volte devono volare nel cielo proiettili prima di essere interdetti per sempre?” Vincenzo Nino, Presidente allora del Consiglio Regionale del Molise, guidò un corteo tricolore fino al grande altorilievo in pietra, voluto da Pino Alabastro nei pressi del Cimitero e magnificato da due cannoni maneggiati durante la Grande Guerra. Contestati da facinorosi non violenti, l’amico e poeta Giuseppe Napolitano di Formia, volle intervenire ed incìdere così sulla pietra dura di Guardialfiera il suo lirismo:“…dei cannoni qui la voce ora tace, resi muti essi cantano pace”.

Vincenzo Di Sabato

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