Longobardi, Confindustria Molise: «Puntare sul manifatturiero oltre che sul turismo»

mar 04 dicembre 2018
Flash News di La Redazione
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Vincenzo Longobardi ©assindustria.molise.it
Vincenzo Longobardi ©assindustria.molise.it

CAMPOBASSO. Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma del presindente di Confindustria Molise, Vincenzo Longobardi, in cui commenta le dichiarazioni dell'assessore regionale al Turismo Vincenzo Cotugno, il quale, ha margine di un suo intervento agli Stati Generali sul Turismo, ha affermato che il Molise non deve più puntare sul settore manifatturiero:

«Da Presidente di Confindustria Molise, esprimo grande soddisfazione per la decisione del gruppo FCA di investire in Italia. Il piano industriale presentato dall’Amministratore delegato Mike Manley, insieme al progetto di rilancio degli stabilimenti industriali italiani, riguarda anche Termoli, che sarà il primo stabilimento di FCA al mondo nella produzione di motori ibridi FireFly 1.0 e 1.3.

Questo è futuro, è consolidamento dell’occupazione, è una fetta importante di Pil industria prodotto in questa regione da un settore, il metalmeccanico, che proprio l’Assessore alle attività produttive e al Turismo Vincenzo Cotugno pochi giorni fa ha citato nel suo intervento agli Stati generali sul Turismo come un ambito, quello manifatturiero, sul quale il Molise non deve più puntare.

Quest’affermazione, che nell’immediatezza mi ha lasciato basito, merita oggi da parte mia una considerazione. Alla luce del nuovo piano industriale FCA e degli investimenti previsti a favore dello stabilimento di Termoli, le parole dell’Assessore risultano irriguardose per quelle imprese manifatturiere che, senza alcun intervento della Regione, continuano ogni anno ad investire qui in Molise - per ristrutturazioni, manutenzioni, processi di innovazione, adeguamenti normativi - risorse finanziarie di gran lunga più significative di quelle che si dovrebbero conseguire con la nuova strategia sul turismo, con tanta enfasi promossa dall’Assessore.

Devo, perciò, rimarcare ancora una volta l’importanza della industria, anche in un territorio come il nostro, che vuole crescere e svilupparsi.

Quando parlo di “industria” intendo tutte le realtà economiche (dal metalmeccanico all’agroalimentare, al turismo, al manifatturiero) “in regola” con le autorizzazioni necessarie per produrre, come ripetiamo da sempre. Industrie sane e non partecipate dalla regione. Industrie che rispettano i contratti di lavoro e che non fanno ricorso al nero e che rispettano le normative sulla sicurezza. Industrie che fanno occupazione e che creano ricchezza. Industrie che, come accade in tutte le regioni d’Italia più progredite e più ricche di noi, non ostacolano lo sviluppo del turismo e il rispetto dell’ambiente, perché sanno coniugare sviluppo e sostenibilità, a costo di grandi investimenti nella sicurezza e nel benessere dei lavoratori.

Ben venga, a mio avviso, il rilancio del settore turistico in questa regione, ma non si dica che occorre farlo a scapito di settori come il meccanico e il manifatturiero!

Dovremmo, al contrario, essere grati e positivi nei confronti di quelle aziende che continuano a credere nel Molise, come la FCA o come la FIS, Fabbrica Italiana Sintetici che, a Termoli, sta realizzando un ampliamento significativo di oltre 110 milioni di euro che sta garantendo così non solo la stabilità ai lavoratori attualmente occupati in fabbrica, ma sta aprendo nuove prospettive di crescita per il futuro.

Se poi l’Assessore Cotugno, quando ha parlato di manifatturiero affermando che non possiamo più puntare sul settore, si riferiva unicamente a quelle aziende partecipate dalla regione (in primis Gam e Zuccherificio) che hanno drenato risorse pubbliche ingenti con i risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti, allora capiamo e condividiamo il suo pensiero. Del resto, questa è la posizione di Confindustria Molise da sempre!

Concludo riflettendo sul fatto che in Molise sempre più spesso si confonde la “vocazione” del territorio con lo “sviluppo economico” dello stesso, inteso come creazione di Pil (reddito e ricchezza prodotta che resta sul territorio) e posti di lavoro, salvo poi lamentarsi dell’assenza di un’offerta di lavoro ampia e strutturata, tipica delle nostre regioni del centro-nord, dove l’impresa rappresenta il vero motore della crescita».

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