La consigliera di parità Lembo: «Una crisi di governo tutta al maschile»

civiltà mer 21 agosto 2019
Flash News di La Redazione
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Giuditta Lembo ©primopianomolise.it
Giuditta Lembo ©primopianomolise.it

CAMPOBASSO. «La crisi è davvero arrivata, assieme alle dimissioni del Presidente del Consiglio. Finisce così, con un confronto parlamentare accesissimo, che purtroppo non ha dato per nulla un bell’esempio di eleganza lessicale e di adeguato linguaggio istituzionale! Una crisi che ha evidenziato bene l’attuale situazione della rappresentanza di genere nel nostro Paese in cui le donne sono quasi del tutto assenti dal dibattito politico e dal condividere scelte sul futuro dell’Italia.» Commenta così l’epilogo del Governo italiano, in un comunicato, la Consigliera di Parità della Provincia di Campobasso Giuditta Lembo.

«La quasi totale assenza del contributo delle donne ci deve far riflettere alla luce del fatto che le donne rappresentano metà dell’elettorato, il 42% dei lavoratori (Istat), il 57,2%% dei laureati (Miur), che producono il 41% del PIL, che partoriscono e allevano tutto “il popolo” e che ogni anno svolgono 50 miliardi e 694 milioni di ore di lavoro familiare non retribuito. Le donne con diritto di voto in Italia sono infatti 26,2 milioni, dei quali 13,1 milioni quindi, il 50%, non sono andate a votare alle scorse elezioni europee. L’impatto di questo numero sarebbe dirompente se tradotto in 268 miliardi di euro, pari a oltre il 18% del PIL! Una percentuale che ci fa comprendere quanto la presenza delle donne potrebbe influire sulle sorti del nostro Paese.

Solo per fare un esempio – continua la Lembo - l’entrata nel mercato del lavoro delle casalinghe - più di 4 milioni - non solo porterebbe il tasso di occupazione femminile ai livelli europei, ma potrebbe contribuire anche a risollevare lo stato di salute dell’economia italiana. Al Sud il tasso di occupazione femminile ondeggia intorno al 30% da molti anni: in quest’area, soprattutto, molte donne smettono di lavorare per difficoltà di conciliazione tra lavoro e cura dei figli, mancanza di servizi per l’infanzia e anche per fattori culturali. Pertanto, è difficile pensare che tutte le donne italiane fuori dal mercato improvvisamente si mettano a cercare e trovino un lavoro – prosegue Giuditta Lembo - fintanto non vedono concretizzarsi interventi come ad esempio incentivi monetari o fiscali per le donne che rientrano al lavoro, congedi di paternità più sostanziali di quelli esistenti, bonus fiscali per le aziende che assumono donne e servizi alla prima infanzia adeguati e associati a nuove forme di lavoro flessibile.

Senza trascurare la promozione dei talenti femminili e del valore dell’indipendenza. Tutte misure che potrebbero accelerare la crescita dell’occupazione femminile, aumentata negli ultimi 10 anni del 4,9%, con 442mila lavoratrici in più. L’Italia è una Repubblica democratica fondata anche sul lavoro delle donne, ma se ci riferiamo solo al lavoro retribuito sembrerebbero escluse in gran parte: casalinghe, pensionate e disoccupate (il 63,7% delle donne over 15 non lavorano). Se però utilizziamo lo stesso termine nel suo senso più ampio di fatica, le donne ci sono, eccome, ci sono nella fatica del lavoro retribuito: 9,7 milioni sono le donne che lavorano in Italia (Istat, 2018), producendo oltre il 41,6% del PIL, per un valore di 614,2 miliardi di euro.

Le donne ci sono anche nella fatica del lavoro non retribuito: le italiane dedicano 50 miliardi e 694 milioni di ore all’anno ad attività domestiche, di cura di bambini, adulti e anziani della famiglia, volontariato, aiuti informali ecc, il 71% del totale. Di queste, 20 miliardi e 349 milioni di ore di lavoro sono svolte dalle casalinghe, 13 miliardi e 713 milioni di ore dalle occupate e 11 miliardi e 683 milioni dalle pensionate. Ma le donne hanno un ruolo fondamentale nella riproduzione, partorendo quasi 460 mila bambini all’anno (Istat, 2017), dato in calo del 4% nel 2018 e si prevede ancora in discesa nel 2019, proprio per via della persistente mancanza di occupazione e servizi. Ma allora sarà per i motivi sopra citati che le donne hanno ancora così poco potere e visibilità e un peso politico quasi nullo o flebile?

Dobbiamo ringraziare invece – conclude Giuditta Lembo - con profonda gratitudine, l’associazionismo femminile, che, pur nella propria fragilità numerica e mediatica, ha fatto campagne davvero campali per difendere quei diritti dei quali godono tutte le donne, sia di sinistra che di destra nonché gli organismi di parità e pari opportunità, che nonostante i tagli di risorse continuano ad impegnarsi sul fronte della tutela di questi diritti. Si riparte dunque da qui, dalla necessità di capire perché siamo arrivati a questo punto, e come andare avanti, anche se ci domandiamo se questo sarà il punto della risalita o piuttosto quello del precipizio definitivo e, come dicevo qualche settimana fa, l’ultimo canto del cigno o l’araba fenice. Ma questo sta però a noi donne deciderlo, non ai nostri governanti. Sta a noi scegliere a che grado di civiltà vogliamo aspirare».

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