Partecipazione democratica: «Toma e la sua maggioranza sono inadeguati, gestione disastrosa»

mar 07 aprile 2020
Flash News di La Redazione
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Stefano Buono ©PrimoPiano Molise
Stefano Buono ©PrimoPiano Molise

VENAFRO. Il presidente di Partecipazione democratica Stefano Buobo non la manda a dire: «Quanto accaduto ieri pomeriggio in Consiglio regionale testimonia, purtroppo per noi, il grado di approssimazione e inadeguatezza di chi ci governa e che oggi si trova a gestire questa terribile emergenza. Le autoambulanze costrette a partire di notte, il panico, più che legittimo, generato nella popolazione di Venafro e i disordini al SS Rosario sono il segno tangibile di questa approssimazione e superficialità politica e amministrativa.

Si è di fatto configurato uno scenario che vede tutti i presidi ospedalieri e le strutture sanitarie molisani coinvolti nella gestione e individuati come centri Covid.

La deliberazione adottata dalla maggioranza che sorregge il Governo regionale Toma e le determinazioni, quindi, anche dell’unità di crisi vanno non solo nella direzione opposta rispetto a quanto stabilito a livello nazionale ma sfidano anche le più banali regole della logica. Contraddicono oltretutto in modo inequivocabile quanto sbandierato fino a poco tempo prima: ovvero la redazione di un piano emergenziale che individuasse nel “Cardarelli” di Campobasso l’unico centro covid-19 in Molise.

Per una realtà piccola come il Molise il buon senso, prima ancora che le indicazioni precise contenute all’interno della direttiva in materia di gestione dell’emergenza sanitaria emanata dal Ministero della salute il 25 marzo, avrebbe voluto l’individuazione di un unico presidio ospedaliero destinato al trattamento dei pazienti “coronavirus”. Ed è del tutto evidente la motivazione: concentrare le persone che hanno riscontrato la positività al virus in modo tale da limitare il contagio sul territorio molisano. Contagio che vede diffondersi ed esplodere, come sta accedendo in questi giorni, soprattutto nelle strutture sanitarie.

Prima le indicazioni dell’OMS e poi anche le direttive nazionali ci dicono oltretutto di fare molti più tamponi.Nulla di ciò, nonostante sia stato ribadito con forza e insistenza dalle altre formazioni politiche anche in Consiglio regionale, è stato fatto da Toma e dall’unità di crisi.

L’unica cosa concreta che sta producendo sono l’emanazione di ordinanze restrittive che delineano fantomatiche “zone rosse” che non hanno senso compiuto poiché non cambiano, di fatto, la capacità di mobilità dei molisani ma hanno il “pregio” di generare solamente confusione tra i cittadini.

Appare del tutto evidente il livello di inadeguatezza di chi oggi si trova a gestire la Regione Molise e, quindi, anche questa terribile emergenza epidemiologica. E lo è a tal punto che se non ci trovassimo in piena crisi sarebbe opportuno chiedere le dimissioni in massa di chi oggi è in maggioranza in Consiglio Regionale. Sarebbe opportuno farlo soprattutto nei confronti di coloro i quali hanno tentato e tentano di speculare, e parlo di taluni consiglieri regionali, sulla vicenda e che addirittura hanno improbabili sopralluoghi festeggiando la riapertura di ospedali.

Come sarebbe legittimo farlo anche nei confronti di chi ricopre ruoli apicali nelle istituzioni, fà parte dell’unità di crisi regionale e che, nelle settimane e nei mesi precedenti, faceva approvare atti che andavo nella direzione di assegnare a Toma pieni poteri sulla sanità, dichiarava di aver lavorato in silenzio con il Presidente della regione e con il direttore regionale Asrem e di aver ottenuto, come frutto di questo lavoro, il riconoscimento del SS Rosario come ospedale di importanza regionale. Una cosa, l’assegnazione di risorse alla sanità pubblica molisana e di un ruolo preminente al SS Rosario, che aspettiamo e chiediamo da tempo. Purtroppo non vedo alcun provvedimento di programmazione amministrativa che vada in tal senso e l’unica cosa prodotto sino ad oggi è un disastro sulla gestione covid-19. Un disastro che ieri ha legittimamente montato panico e confusione tra i cittadini di Venafro, i quali invece di ricevere risposte ed informazioni hanno ricevuto accuse e ingratitudine».

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