«Giù le mani dalle donne», in campo i matrimonialisti
TERMOLI. «Giù le mani dalle donne», è il messaggio forte lanciato in Molise dalla presidente dell'associazione dei Matrimonialisti italiani, Micaela Bruno.
Un ammonimento a tutela delle categorie più deboli e più abusate.
«Violare le donne significa violare le madri, i figli ed entrare come un male insidioso ad uccidere la famiglia.
Violare le donne significa violare il futuro. La speranza in una vita felice. L’amore.
Violare le donne significa essere deboli e sentirsi forti con i deboli.
La giornata mondiale contro la violenza sulle donne ricorda l’assassinio delle tre sorelle Mirabal, fermate nel 1960 sulla strada, da agenti del Servizio di informazione militare, nel pieno della dittatura dominicana. Condotte in un luogo nascosto, stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone, strangolate e poi gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, a simulare un incidente.
Nessuno deve dimenticare, affinchè gli abusi non si ripetano
Ed, invece, i numeri delle denunce da femminicidio sono raccapriccianti e destano seria preoccupazione.. ma non sono dati reali, poiché il 73% delle violenze resta sommersa. Le vittime sono sommerse, non vedono la luce per paura, vergogna, ipocrisia anche delle persone che dovrebbero aiutarle ma ‘non vedono’..
Le restrizioni determinate dalla emergenza pandemica hanno causato un notevole incremento di casi, legati in modo particolare alla violenza endofamiliare.
La più ignobile, poiché spesso usata in presenza di figli minori, inermi e psicologicamente abusati.
L’Ami si schiera.
Forte.
Come, sempre.
E’ a fianco delle vittime. Dei più deboli. Delle donne. Poiché non basta solo avere il coraggio di denunciare, occorre dare tutela.
E la giustizia è chiamata ad intervenire nell’emergenza, assieme alle associazioni come la nostra.
Forte il messaggio del Presidente nazionale Gian Ettore Gassani nel corso dell’incontro di studio, organizzato dall’AMI LAZIO con la collaborazione dello Studio Cataldi, tenutosi in mattinata.
Il 2020 registra una diminuzione del numero delle denunce.
Il dato evidenzia la difficoltà delle vittime di invocare l’aiuto delle autorità, nella stretta convivenza con il proprio carnefice.
Emergono spunti di riflessionee di preoccupazione per il fallimento delle misure introdotte dal “codice rosso”, che nella prassi hanno disatteso le aspettative, per la difficoltà di intervenire nel concreto. Nel cuore della violenza. Che resta impunita.
L’intervento più che legislativo, non può che essere di natura culturale.
La cultura del rispetto, della tutela delle fasce deboli e delle donne.
Il rispetto per quello che fanno, per come lo fanno, per l’impegno su più fronti, la determinazione e l’amore.
Questo concretamente è l’unico rimedio auspicabile, per contrastare la violenza come strumento di relazione».