Comuni: gestire bene dovrebbe diventare arte, non un optional

Pubbliche virtù gio 07 dicembre 2017
Lavoro ed Economia di Claudio De Luca
3min
Palazzo Ducale ©TermoliOnLine
Palazzo Ducale ©TermoliOnLine

TERMOLI. I progressi attesi dalla riforma contabile dei Comuni tardano a manifestarsi, soprattutto sul versante della capacità degli enti di riscuotere le proprie entrate. Rimane quindi elevata l’incidenza dei residui attivi, ossia dei crediti incagliati, che negli anni passati ha portato molte Amministrazioni in prossimità del baratro finanziario. A fare il punto sull’impatto della cosiddetta armonizzazione dei bilanci pubblici sul comparto comunale è un ‘report’ del Senato, curato dall’ ‘Impact assessment office’, che riprende e mette a sistema una consistente mole di dati elaborati dalla Corte dei conti e dall’Istat.

L’analisi è pane duro anche per i tecnici della materia, ma le conclusioni presentano un rilevante interesse per cittadini e imprese, perché la corretta tenuta dei conti da parte delle Pp.aa. è una garanzia del corretto e ottimale utilizzo del denaro pubblico, della puntuale erogazione dei servizi e del regolare pagamento di stipendi e fatture. In particolare, la capacità di riscossione è sostanzialmente rimasta stazionaria al contrario di quello che ci si poteva aspettare alla luce dell’obbligo di sterilizzare le entrate di difficile esigibilità che dovrebbe spingere gli enti ad incrementarla.

Nel dettaglio, per le entrate correnti, la percentuale delle risorse riscosse rispetto a quelle accertate è aumentata lievemente per le entrate tributarie mentre diminuisce per quelle extratributarie. Negli enti locali un taglio tira l’altro. Cuci di qua, strappa di là, i Sindaci dei Comuni molisani, grandi o piccoli che siano, non ce la fanno più a tirare avanti con i bilanci, pure perché evitano di farsi rimborsare tutta una serie di servizi o perché non prevedono le voci apposite (passi carrabili ed accessi) oppure perché non aggiornano i “tickets” (trasporti e mense scolastiche, locazioni di beni comunali …). Eppure, quando le casse piangono, si sarebbe costretti a ricorrere necessariamente a provvedimenti di finanza “creativa”; qui, invece, non si curano manco gli aggiornamenti contabili più evidenti. Di contro, il calo dei trasferimenti statali obbliga pressoché tutti gli enti a tirare la cinghia, con i riverberi immaginabili sui servizi da rendere alle popolazioni, e con l’aggravante che non vi sono entrate fondanti di un certo rilievo.

Ciò nonostante, decine di erogazioni vengono tuttora fornite gratuitamente, o addirittura cedute sottocosto al cittadino. Insomma, le Amministrazioni del Molise sono arrivate al fondo del barile e non sanno più cosa raschiare, soprattutto perché – culturalmente – rimangono aliene dall’idea di aggravare le finanze di un elettore dal momento che questi, nel segreto dell’urna, potrebbe “vendicarsi” per i prelievi subiti. L’Associazione dei Comuni italiani, ha fatto i conti sulla differenza di risorse destinate agli enti locali sin dalla legge finanziaria 2004 e 2003. Allora risultarono mancanti all’appello 410 milioni di euro, il 3,7% in meno rispetto all’anno precedente. I Comuni, delle dimensioni di Larino, o ancora più piccoli, hanno subito un taglio che, solo sulle risorse per gli investimenti, si approssima al 50%.

Per di più, nei fatti, dall’approvazione del Titolo V Cost., è derivata una politica centralistica che ha sottratto autonomia ai diversi enti. Quindi, il problema rimane rappresentato dai minori trasferimenti e dalla mancata attuazione del federalismo fiscale. Quale potrebbe essere la soluzione? Nel settore v’è chi sostiene che, se non vi sono più soldi, si dovrebbe concedere una maggiore autonomia. Nel frattempo, chi può, si arrangi! Ed è qui che il serpente si mangia la coda. Infatti, mentre i grandi Comuni applicano in tutta tranquillità nuove tasse (o maggiorano gli importi di quelle vecchie senza problemi), gli Amministratori dei centri molisani se ne astengono, non facendosi neppure rimborsare dai cittadini quelle prestazioni che costano già ad essi molto di più.

E i dati del rapporto ISTAT sui bilanci consuntivi degli ee.ll. è un chiarissimo invito a volere imparare a riscuotere, incrementando le capacità di incasso. Dai dati, è evincibile che la composizione delle entrate si presenta piuttosto differenziata, dal momento che, nelle regioni settentrionali, prevalgono quelle tributarie con valori generalmente posti al di sopra della media nazionale, mentre la situazione è più articolata ove si considerino le altre due componenti delle entrate correnti. Nel Nord-Est, il peso dei trasferimenti statali risulta superiore a quelli delle entrate extra-tributarie, mentre nel Nord Ovest si registra l’opposto. Pure nelle Amministrazioni comunali dell’Italia centrale il peso delle entrate tributarie risulta prevalere di gran lunga rispetto alle altre componenti di entrata corrente, con valori sopra la media nazionale in Toscana (52,6%) e nel Lazio (51,1%).

Claudio de Luca

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