Disoccupazione record in Molise, «Manca la manodopera qualificata»
TERMOLI. Sinceramente ci siamo un po’ stufati del giochetto il Molise non esiste, un quartiere di Roma e via discorrendo.
L’ultima impietosa analisi dell’Eurostat, che ha certificato nella nostra regione un tasso di disoccupazione strutturale secondo solo a Mayotte, l’isolotto tra Madagascar e Mozambico dell’Oceano Indiano, non tiene certo conto di molti fattori, tra cui il lavoro che non emerge, ma che c’è e produce tanto reddito quanto inficia e affievolisce diritti e guarentigie, ma pone il giusto allarmismo sullo spopolamento e il calo demografico.
La situazione non è rosea, ma non diremmo nemmeno così catastrofica. Occorre certamente rimboccarsi le maniche, ma qual è la vera radice, l’origine della disoccupazione?
Se è vero che l’Eurostat certifica quasi 72 adulti su 100 senza speranza, di costoro quanti hanno una giusta qualificazione professionale?
Quanti sono pronti a sostenere una competitività che produttivamente e qualitativamente parlando è sempre più globale e internazionale?
Che politiche pubbliche di formazione sono state promosse?
E’ fallito un modello di sistema, non è stata forse la scuola al passo coi tempi e quello che oggi non raccogliamo non è stato seminato a tempo debito.
Uno spaccato che rinveniamo nell’analisi fatta da un imprenditore termolese, Rino Muccino, che da sempre crede nel fare rete e nell’associazionismo d’impresa, ma che proprio per la sua azienda ha trovato difficoltà – come molti suoi colleghi – nel reperire una manodopera qualificata e specializzata in un settore come quello della meccanica di precisione, che pone l’Italia all’avanguardia nel mondo.
Inizia con una sua intervista, che verrà conclusa al termine del mini-ciclo, una sequenza di articoli che vogliono accendere un faro in riva all’Adriatico su queste problematiche.