Comuni e legge 267/2000: ore contate per l'attuale testo unico

Si cambia ven 09 novembre 2018
Lavoro ed Economia di Claudio de Luca
3min
Municipio di Termoli ©TermoliOnLine
Municipio di Termoli ©TermoliOnLine

LARINO. Entro la fine dell'anno (al massimo per l'inizio del 2019) il processo di riforma del nuovo Ordinamento degli enti locali dovrebbe chiudersi. Ore contate, dunque, per l'attuale testo unico su cui il Governo chiederà al Parlamento la delega per riformare il decreto legislativo n. 267/2000. Il desiderio primario è quello di portare avanti i principi della semplificazione (contabile ed ordinamentale) richiesti dai Sindaci che, quest’anno, hanno presidiato l’arena congressuale di Rimini in cui era stata organizzata l’annuale “tre giorni” assembleare. Tra le novità la necessità di evitare il rincorrersi di scadenze contabili impossibili da rispettare che ogni anno costringono i vari Esecutivi ad industriarsi per ottenere di prorogare l’approvazione dei bilanci di previsione e per evitare la presenza di documenti inutili come il ‘Dup’ nei Comuni minori. Infine il nuovo Tuel intende riabilitare le Province, la cui trasformazione in enti di secondo livello viene oramai considerata un errore di percorso. A Rimini è stato il Sottosegretario all'interno Candiani ad anticipare il programma riformatore del Governo sull'ordinamento degli enti locali. Da esponente della Lega, il sunnominato è convinto della necessità di ripristinare l'elezione diretta dei Presidenti perché «il rapporto con l'elettorato deve essere diretto ed il tema va affrontato in modo onesto e serio, chiarendo una volta per tutte che il problema dei costi della politica è un falso problema». Ma, per trasformare in realtà ciò che al momento è solo un'istanza di parte leghista, bisognerà convincere i 5stelle piuttosto restii a ripristinare l'elezione diretta («Il rapporto col territorio non può essere dilatato all'infinito. Il ruolo delle Province quali enti di mediazione tra Comuni e Regioni è essenziale»).

Tra i delegati riminesi si è parlato anche dello sblocco dei tributi comunali, invitando il Governo ed i Comuni a gestire la cosa in modo serio. «Non si torni a tagliare i fondi agli enti locali territoriali per poi costringere gli Esecutivi ad aumentare le aliquote. Ci deve essere equilibrio e serietà nella spesa, perché sono troppi i Palazzi in dissesto, spesso a causa delle inefficienze nel sistema di riscossione». Si è parlato anche dell'imminente varo del nuovo Codice per gli appalti, fatto di norme più semplici al solo fine di evitare che «troppe regole non impediscano l'irruzione del malaffare. Quando le procedure siano semplici, è più facile tenerle sotto controllo e prevenire la corruzione». Nel chiudere l'Assemblea il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha rivendicato il recente accordo con i Sindaci sui fondi alle periferie. «Abbiamo trovato una soluzione condivisa, liberando 500 milioni per i 24 progetti già avviati e svincolando 800 milioni per la realizzazione di altri proponimenti. A questi soldi va poi aggiunto il miliardo di euro fino al 2021 per sbloccare gli avanzi di amministrazione dei Comuni. Risorse che potranno essere utilizzate senza che ciò comporti lo sforamento del pareggio di bilancio». Secondo il ‘premier’ la manovra produrrà un incremento minimo del Pil dello 0,4% («ma noi confidiamo di poter arrivare all'1%»).

«Siamo partiti da uno scostamento dell'1,2% a cui si è aggiunto uno 0,8% prodotto dalla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull'Iva». Quindi, lo scostamento reale prodotto dalla Manovra del governo sarebbe stato solo dello 0,4%. Un margine tutto sommato moderato, «sostenuto da un piano di investimenti pubblici che non ha precedenti, grazie a un fondo ‘ad hoc’ per gli enti locali e ad una cabina di regia sugli investimenti. Gli enti devono tornare ad investire - ha concluso il Presidente -. Oggi ci sono troppi fondi europei non utilizzati per colpa di regole astruse. Non è pensabile che al 30 giugno 2018 su 34 miliardi di fondi Fesr per il biennio 2014-2016 siano stati spesi solo 2,7 miliardi. Dobbiamo semplificare. Solo così il Paese potrà ripartire». Confidiamo che tutto procede secondo certe ottimistiche precisioni, nella speranza che i Comuni abbiano ad approntare prove concorsuali pubbliche da cui non escano i soliti amici degli amici. Oggi le attività comunali sono diventate una faccenda seria i cui capisaldo non possono che essere rappresentate dalla struttura organica e dalla competenza (vera!) degli Amministratori.

Claudio de Luca

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