Il Fisco vorrebbe tassare anche lo spazio degli ombrelloni

Insabbiati lun 12 novembre 2018
Lavoro ed Economia di Claudio de Luca
3min
Ombrelloni ©Termolionline.it
Ombrelloni ©Termolionline.it

TERMOLI. La novità, per il momento è solo sussurrata perché non ancora arriva a Termoli, a Campomarino, a Petacciato ed a Montenero di B. Ma ha l’impatto di un terremoto. L'Agenzia delle entrate ritiene che anche gli ombrelloni piantati sugli arenìli debbano corrispondere l'Imu. Nei giorni scorsi il Fisco ha cominciato col Riminese, ed i concessionari hanno ricevuto il conto con l'intimazione a versare quanto dovuto. Vengono calcolati circa 10 mq che danno un esborso di 35 euro. Moltiplicate per le centinaia installate e calcolerete che solo, a Rimini, si arriva almeno a 5 milioni di euro, da aggiungere alle altre imposte ordinarie (canone, tassa comunale sui rifiuti, spese di gestione e servizio di salvataggio). La ‘ratio’ del provvedimento è stata illustrata sui quotidiani economici dal Presidente degli Operatori associati spiagge italiane (Oasi) di Confartigianato:«Fino ad oggi il calcolo era stato effettuato considerando la superficie coperta dalle cabine e dagli spazi comuni degli stabilimenti (bar, ristoranti, etc). Adesso il sistema è stato modificato e viene considerato anche il numero degli ombrelloni». Maggiore è il loro numero e, quindi, quello dei clienti più liévita il valore catastale dello stabilimento. Ne viene fuori la pesante tariffa suddetta. Nella sostanza, secondo l'Agenzia delle entrate, sono proprio i tutori d’ombra a rappresentare la vera area commerciale degli arenili, determinando il reddito più forte dei concessionari. Ma non basta, perché viene operato anche un calcolo retroattivo: quello che conteggia le ultime sei annualità (non esatte) del balzello sull'ombra. All’” Oasi” promettono battaglia:«Il Catasto registra soltanto beni immobili. Poi occorre pure considerare che, fuori della stagione invernale, le spiagge vengono liberate dagli ombrelloni. Perciò, se per quanto riguarda i manufatti non c’è problema, tirar fuori altri soldi per vederci tassare l’ombra non ci sembra corretto».

Ma, da Roma, l'Agenzia delle entrate risponde per le rime:“Non abbiamo accatastato alcun ombrellone. Sono state prese in considerazione, nel determinare le rendite catastali, anche le aree scoperte degli stabilimenti balneari, che hanno una potenzialità funzionale e reddituale, come prevista dal d.m. n. 28/1998 e dalla Circolare n. 6/T del 2012, richiamata dall'art. 1, c. 244, della legge n. 190/2014. In particolare le rettifiche di rendita catastale si sono rese necessarie poiché le dichiarazioni presentate dai concessionari degli stabilimenti assegnavano, ai fini del calcolo della rendita dei servizi balneari, un valore ai soli immobili (corpi di fabbrica), omettendo completamente la valutazione dell'area scoperta di spiaggia (arenile)”. Insomma il numero di ombrelloni sarebbe stato assunto come parametro utile a stabilire la capacità ricettiva (e quindi reddituale) delle strutture e può essere assimilato al numero di camere per gli alberghi, al numero dei posti-auto nei parcheggi, al numero dei posti a sedere in cinema e teatri. Nel caso degli stabilimenti balneari tale parametro è stato utilizzato per graduare i valori attribuiti alle aree scoperte, diversificando quelle ordinariamente occupate da attrezzature (a maggiore capacità reddituale) da quelle libere (a minore capacità reddituale), senza fare alcun riferimento al corrispettivo di noleggio degli altri opifici balneari. L'Amministrazione è quindi intervenuta operando le rettifiche poiché si ritiene che anche le aree scoperte (la spiaggia vera e propria) costituiscano elemento fondamentale per la determinazione della rendita di ogni stabilimento.

L’Agenzia delle entrate non va tanto per il sottile. Non è come i nostri Comuni che, spesso, non fanno versare la tassa sulle occupazioni delle aree pubbliche ai bar (in ispecie se siano di parenti) né quella per le tende degli esercizi commerciali che, con l’aggetto, intendono proteggere sé stessi ed i propri clienti dall’ombra. D’altronde qual è il problema? Alla fine chi dovrà pagare, farà lievitare le tariffe e se ne uscirà con un pari e patta. Povero Pantalone!

Claudio de Luca

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