Doccia fredda, la certificazione antimafia frena gli indennizzi del fermo pesca

Burosauri sab 16 marzo 2019
Lavoro ed Economia di La Redazione
1min
Fermo pesca ©Termolionline.it
Fermo pesca ©Termolionline.it

ROMA. Fermo pesca 2017: si allontana il pagamento. «Le procedure per il pagamento del fermo pesca 2017 sono bloccate dalla ventilata possibilità che le domande debbano essere corredate dalla certificazione antimafia, a seguito delle modifiche al Codice antimafia introdotte dalla Legge 17 ottobre 2017, n. 161” riferiscono dal Coordinamento pesca dell’Alleanza delle cooperative Italiane. Ci risulta che la norma preveda per le imprese il certificato antimafia solo per gli aiuti superiori a 150.000 euro e di certo non parliamo di tali importi! commenta l’Alleanza.

Al di là della disputa legislativa, è sicuramente necessario al più presto un chiarimento interpretativo della norma per dare avvio ai pagamenti del fermo pesca 2017. Sono passati due anni e le imprese ancora non hanno ricevuto il dovuto indennizzo».

Ma ieri è stata la giornata di riflessione sull’eco-sistema nel suo complesso. «I cambiamenti climatici danneggiano anche le risorse ittiche e le attività di pesca sostenibile». L’Alleanza Cooperative Italiane della Pesca è al fianco dei giovanissimi e degli studenti per la lotta al cambiamento climatico. «Ascoltiamo gli scienziati e indirizziamo le nostre azioni nel rispetto della biodiversità e del futuro del pianeta, ascoltiamo gli scienziati e indirizziamo le nostre azioni nel rispetto della biodiversità e del futuro del pianeta». Il Coordinamento Pesca dell’Alleanza Cooperative Italiane condivide l’allarme lanciato nella giornata mondiale del clima, per il rispetto degli impegni presi con l'Accordo alla Conferenza Onu sul clima di Parigi del 2015 di mantenere l'aumento della temperatura media dovuto al riscaldamento globale del Pianeta sotto 1,5 gradi centigradi entro questo secolo.

Il riscaldamento globale ha un impatto significativo anche sulle specie ittiche e su tutte le attività di pesca sostenibile, che ne subisce le conseguenze dirette e indirette. La tropicalizzazione del Mediterraneo, infatti, apre la strada all’invasione di specie esotiche che mutano gli equilibri degli stock ittici, ai cambiamenti della produttività primaria (plancton) e ad eventi meteo estremi con devastazioni delle coste e alluvioni con sversamenti in mare e morìe conseguenti degli stock di molluschi (come abbiamo visto per la pesca delle vongole, nel dicembre scorso nel compartimento di Venezia). «Tutto questo danneggia le risorse ittiche e l’ambiente, e la pesca è una delle vittime, soprattutto quando le attività vengono portate avanti nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale e della biodiversità».

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