Strano ma vero: l'export del Molise va forte

Il boom lun 15 aprile 2019
Lavoro ed Economia di Claudio de Luca
3min
Boom di export, c'è anche il Molise ©Web
Boom di export, c'è anche il Molise ©Web

CAMPOBASSO. Fondando il convincimento sui contenuti del recente rapporto di Confindustria sul Mezzogiorno, è possibile riconoscere che il Meridione sta marciando forte in salita e che non ha alcuna intenzione di fermarsi. Negli ultimi suoi riferimenti, il Cerved ha acceso uno ‘spot’ su di un migliaio di imprese che potrebbero avere accesso in un fondo di ‘private equity’, tranquillamente quotabile a Piazza Affari. Si tratta di un numero tale da fare ipotizzare un impatto significativo sull'economia del Sud d’Italia, addirittura quantificabile in oltre 3 punti di pil in più nel medio periodo. Ma non basta, Un’altra puntuale elaborazione dello Svimez (acronimo dell’Agenzia per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno) dedica al fenomeno un ulteriore capitolo da cui emerge una certa emancipazione della parte bassa della Penisola rispetto al Nord che ha tutto l'interesse ad accarezzarla affinché la crescita dell' ‘export’ non si interrompa. Addirittura la citata Agenzia rivela, a chiare lettere, che “la vecchia teoria, secondo cui il Sud attingerebbe risorse dal Nord (al punto di frenare lo slancio della locomotiva italiana), rappresenterebbe un comodo alibi, con cui la parte più ricca del Paese tenderebbe sostanzialmente ad autoassolversi dalle proprie responsabilità, nell'illusione che, liberandosi della ‘zavorra’, possa ritornare a crescere. Inevitabilmente i risultati economici ed il progresso sociale dipendono dal destino comune di Nord e Sud; per ciò stesso la nozione della dipendenza di quest’ultimo andrebbe sostituita con quella di interdipendenza tra due territori che non rappresentano sistemi a parte quanto piuttosto aree strutturalmente collegate per diverse ragioni, integrate, al punto da dovere crescere e arretrare insieme”.

A confermare la suesposta tendenza interviene anche “Prometeia” secondo cui le percentuali di ‘export’ delle regioni meridionali vantano, attualmente, ‘performance’ eccedenti quelle del Nord- Est. A tale proposito l'aumento in un settore a forte valore aggiunto (come l'elettronica) è stato in media del 6,7%; e questo risultato è dovuto in gran parte alla produzione del Meridione, che raggiunge il +10,3% rispetto all'anno precedente. La Società di ricerche economiche, fondata da Beniamino Andreatta, ha raffrontato l' ‘export’ regionale, sottolineando:”Le esportazioni italiane (nel 2018) hanno rallentato al 3,1%. Questa tendenza, diffusa a tutte le aree, è più accentuata nelle regioni del Nord-Ovest (3,4%) e del Centro (1%) rispetto a quelle del Nord Est (4,3%) e del Mezzogiorno (5,5%). In particolare, rallentano le regioni che esportano di più. Le vendite all'estero della Lombardia, che fornisce il maggior contributo alla crescita a livello nazionale, registrano un aumento del 5,2% (contro il 7,9% del 2017) grazie alle buone ‘performance’ nei settori di punta, in particolare metallurgia, tessile-abbigliamento e farmaceutica”. Ma, in questo quadro, come si pone la 20.a regione? “Le vendite verso l'estero avvengono soprattutto in Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna. L'aumento del 46% delle esportazioni nella Patria di Cuoco, pur caratterizzate da volumi relativamente ridotti, ha beneficiato dell'andamento dei mezzi di trasporto e del particolare successo nei mercati di Usa, Cina e Turchia

Ma come vanno le altre consorelle? Solo l'Emilia-Romagna cresce di più (5,7%) mentre Veneto (2,8%) e Piemonte (0,4%) volano basso, come l’uccello padùlo. Quindi, per trovare ‘exploit’ significativi, bisogna guardare all’Italia dello Stivale. Chiaro che l' ‘export’ è di gran lunga inferiore rispetto a quello del Nord. Ma comunque la crescita è a due cifre; per ciò stesso indica una tendenza che sembra sfatare il ‘cliché’ di questa parte d'Italia eternamente immobile. Persino la Calabria ha visto lievitare i propri numeri (15,9%) grazie al settore chimico, alla meccanica ed all'alimentare. Gli incrementi in Sicilia (15,3%) e Sardegna (6,8%) hanno riguardato in prevalenza i prodotti petroliferi e il settore chimico, e nella prima sono andati forte anche i mezzi di trasporto e l'elettronica. Le esportazioni sarde hanno avuto ottimi risultati sul mercato Usa, quelle siciliane hanno intercettato in particolare la domanda dell'area europea.

Claudio de Luca

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