​Nei centri storici ha chiuso il 13% dei negozi

Diamo i numeri ven 17 maggio 2019

Termoli Un’economia è florida solo se il contesto è accogliente

Lavoro ed Economia di Claudio de Luca
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In centro ©Termolionline.it
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MOLISE. Negli ultimi anni gli addetti ai lavori hanno sottolineato il problema della compatibilità di alcune attività economiche estranee alla storia delle tradizioni locali con l’esigenza di salvaguardare i beni culturali in generale, ed i centri storici, sia per le caratteristiche strutturali e funzionali delle attività economiche, sia per la sostituzione di precedenti attività tradizionali. Un esempio di tale problematica può essere dato dalla Sentenza della Corte costituzionale n.118/1990 pronunciata con riferimento al D.m. 4 aprile 1987 che sottoponeva a vincolo (art.1, legge n.1089/1939) l’antico ‘Caffè genovese’ di Cagliari, finalizzato ad assicurare la continuità dell’attività, poiché tradizionalmente connessa a quel centro storico. Una interpretazione diversa della legge n. 1089 è stata data da un altro giudice che ha confermato la legittimità di un vincolo su di una confetteria situata in un immobile già sottoposto a vincolo.

Dal suo canto l’Ufficio Studi della Confcommercio rileva che, nei centri storici, nel periodo 2008-’18, ha chiuso il 13% dei negozi in sede fissa (-14% al Sud, con un divario di 4 punti percentuali rispetto al Centro-nord. Rispetto alle periferie il divario è di circa il 3%). L’impressione che se ne ricava è che la qualità di vita nei centri urbani sia decaduta e che si fa strada la consapevolezza che un’economia florida possa svilupparsi solo quando il contesto sia accogliente. Il saldo è stato negativo a Campobasso dove 32 imprese commerciali hanno serrato le saracinesche, parzialmente compensate dall’apertura di 18 nuove attività. Negativa anche la situazione in Isernia (30 esercizi nell’intera città, di cui 14 nel centro storico). Per questi motivi la Confederazione chiede la defiscalizzazione delle attività che contribuiscono al decoro urbano ed alla tenuta del verde pubblico, esercitando misure come il credito d’imposta e la riduzione delle tasse comunali. E’ per questo motivo che gli addetti ai lavori chiedono un Decalogo del decoro urbano (insegne, gazebi, ecc), con incentivi fiscali per le attività commerciali che lo applichino) nonché l’affidamento ai commercianti della gestione di fioriere o aiuole per garantire la cura del verde davanti alla propria attività al fine di abbellire le aree di immediata pertinenza. Senza i negozi c’è meno socialità, meno bellezza, più criminalità. E’ un problema grave perché le città sono di tutti e costituiscono una risorsa per tutti di valore inestimabile.

Secondo il succitato Ufficio studi, crescono negozi tecnologici e farmacie ma si abbatte il numero di negozi tradizionali che ‘escono’ dai centri storici per trasformarsi nell’offerta delle grandi superfici specializzate. fuori dalle città. Il calo dei consumi reali ‘pro capite’ ha comportato una perdita di esercizi in sede fissa; ma, quando salgono i consumi, il numero resta stabile. L’impatto della popolazione è positivo, la sua riduzione determina una maggiore desertificazione delle città. L’Ufficio studi della Confcommercio ha sottolineato che “il 70-80% della riduzione dei negozi dei centri storici è dovuto a razionalizzazione ed a scelte di scarsa redditività e competizione con ‘e-commerce’, centri commerciali, parchi e outlet”. A parte la crisi, gli ultimi anni sono stati deleteri per le attività commerciali ubicate nei centri storici. Le cause sono molteplici e sono riferibili ad una molteplicità di fattori. Tra questi, almeno per quanto riguarda la realtà locale, accanto alla recessione, possiamo annoverare il cambiamento delle abitudini dei consumatori indotto dalla massiccia crescita delle grandi strutture di distribuzione, lo spostamento di buona parte delle attività dal centro ad altri contesti urbani ritenuti più redditizi, ma soprattutto la perdita di attrattive economiche anche a causa del loro progressivo spopolamento. Tale situazione di svantaggio è stata purtroppo aggravata dalla mancanza o insufficienza di politiche di valorizzazione e di animazione adeguate. Sta di fatto che ci troviamo ad assistere ad una progressiva desertificazione commerciale e, purtroppo anche umana, dei centri storici e quindi al loro impoverimento. Perché senza negozi “non c’è luce, non c’è socialità, non c’è bellezza”.

Claudio de Luca

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