Non solo gigafactory, motori in picchiata del 35% dal 2016

Diamo i numeri lun 24 gennaio 2022
Lavoro ed Economia di La Redazione
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Il capannone di Termoli 3 ©TermoliOnLine
Il capannone di Termoli 3 ©TermoliOnLine

TERMOLI. In attesa di definire la partita sulla gigafactory, la stretta attualità pone ancora in primo piano l’andamento delle produzioni motoristiche. Importante lo studio fatto su Stellantis dalla Fim-Cisl, commentato dal segretario nazionale Ferdinando Uliano. «Le produzioni dei motori 2021 non recuperano la perdita covid del 2020. Dal 2016 ad oggi persi il 35% dei volumi. La componentistica più esposta alla transizione ecologica al centro della recente visita del Ceo Tavares. «Le produzioni dei motori Stellantis nel 2021 con circa 637.400, non migliorano il dato 2020 fortemente condizionato dal blocco produttivo determinato dal lockdown.

Negli ultimi 5 anni la produzione dei motori tradizionali subisce una perdita complessiva nelle produzioni italiane del 35%, determinando nel contempo una riduzione occupazionale di oltre 1.174 lavoratori, se si considera anche l’occupazione persa nelle fabbriche delle meccaniche di Mirafiori e di Verrone collegate strettamente alle produzioni dei motori tradizionali. Quello dei motori tradizionali è il settore dell’auto più coinvolto nella transizione ecologica e più esposto ai rischi occupazionali e di prospettiva industriale. Le limitazioni imposte con lo stop produttivo nel 2035 per le autovetture e il 2040 per i veicoli commerciali si impongono nel breve periodo scelte necessarie per la re-industralizzazione degli stabilimenti e per la riconversione delle competenze professionali dei lavoratori. L’arco temporale che abbiamo di fronte è molto stretto e servono risposte che rassicurino nel breve periodo sia i lavoratori che il Paese. Gli stessi obiettivi annunciati da Stellantis entro il 2030, 70% di elettrico nelle produzioni per Europa e 40% per gli Usa evidenziano la necessità e l’urgenza di individuare garanzie per le prospettive future di oltre 7.000 lavoratori in Italia del gruppo che operano sui motori tradizionali, che si raddoppia se consideriamo anche l’indotto ad esso collegato.

La recente visita del Ceo di Stellantis agli stabilimenti di motori italiani di Termoli e Pratola Serra e le dichiarazioni pubbliche in merito alla transizione verso le motorizzazioni elettriche e alla futura Gigafactory di Stellantis in Italia, evidenziano la drammaticità di ricadute sociali, se non verranno adottate delle scelte precise nel nostro Paese.

Il Ceo di Stellantis è stato chiaro sul tema dell’incentivazione all’acquisto dei veicoli elettrici e Ibridi. Il costo di una vettura elettrica è superiore al 50% di quella con motorizzazioni tradizionali, si raggiungerà la parità nei costi nei prossimi tre/quattro, senza sostegni alla domanda si avranno contraccolpi negativi sui volumi produttivi e ristrutturazioni con ricadute sociali. Sulla Gigafactory non si comprende come mai il Gruppo e il Governo in sette mesi non siano ancora riusciti a concludere positivamente l’accordo.

Come FIM-CISL riteniamo non si possa attendere ulteriore tempo, chiediamo una convocazione urgente del tavolo Stellantis presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Siamo alla vigilia della presentazione del primo piano industriale del gruppo, non possiamo andare a questo appuntamento in una situazione di indeterminatezza su scelte strategiche per il gruppo Stellantis e il settore dell’automotive.

Le pressioni fatte dal sindacato sul Governo e su Stellantis han portato nel giugno scorso a definire un impegno preciso sulla costruzione della terza Gigafactory in Italia, vincendo la competizione con altri paesi. Questa scelta dà una prospettiva e sicurezza anche a tutte le realtà di assemblaggio di Stellantis. Senza Gigafactory in prospettiva tutti gli stabilimenti sono a rischio. Su Termoli dovremo discutere il piano industriale della Gigafactory in dettaglio: partenza investimento, perimetro tutela occupazionale, governo della transizione, percorsi formativi per il cambio delle competenze professionali. Per noi è fondamentale che si apra nei prossimi giorni con i vertici di Stellantis Europa e con il Ministero dello Sviluppo Economico un tavolo di discussione su come governare questo processo che vedrà una erosione nei volumi sui motori endotermici e definire quali sono gli interventi di “reindustrializzazione” sia sul fronte della componentistica elettrica, che ruoterà intorno alle nuove motorizzazioni, ma anche al tema dei semiconduttori quale strategie il gruppo vuole attuare per spostare la catena delle forniture nel nostro Paese. La nuova componentistica insieme alla guida autonoma e più in generale quello che la rivoluzione digitale sta portando dentro le autovetture sono ambiti che possono essere oggetto di un processo di reindustrializzazione su cui costruire soluzioni.

Ci sono aspetti di cambiamento delle competenze professionali che dovranno investire i lavoratori sia negli ambiti della ricerca che della progettazione ma anche della fabbricazione. Ci aspettiamo che anche le istituzioni, da quelle locali a quelle nazionali, facciano fronte comune con le organizzazioni sindacali per accompagnare e mettere sotto tutela sociale ed economica queste importanti realtà industriali del nostro territorio, a patire dall’utilizzo dei fondi del Pnrr.

 Gli importanti risultati finanziari e i risparmi ottenuti nelle sinergie sono stati raggiunti grazie al contributo dei lavoratori, devono essere orientati a governare il cambiamento mettendo in sicurezza le fabbriche e l’occupazione.

La produzione del motore GSE, prodotto anche nello stabilimento di Bielsko-Biala in Polonia, è iniziata nel secondo semestre del 2021, con un ritardo di alcuni mesi rispetto alle previsioni programmate alla fine del I° trimestre. La produzione dei motori benzina GSE è importante in quanto è una versione a benzina che può motorizzare le autovetture ibride e quindi avere una crescita in termini di volumi nei prossimi anni.

Fino a che non partirà la terza Gigafactory, Il forte investimento per la produzione di batterie nel nostro Paese è previsto nel 2025. Fino a quella data le attività di Termoli dovranno reggersi, oltre che sulle produzioni di Cambi, sulle produzioni di motori a benzina, in particolare quelli che potranno accompagnare le versioni ibride». 

Da inizio anno mediamente 200 sono in Cig sui motori per i primi sei mesi, mentre sui cambi le 400 persone impiegate hanno lavorato 4 mesi su 6. Nella seconda parte dell’anno, condizionato dai fermi produttivi a seguito del calo dei volumi per i semiconduttori, i fermi produttivi hanno determinato mediamente un’attività lavorativa non più di 10 giorni al mese. Lo stabilimento occupa attualmente 2373 lavoratori. Vengono prodotti i motori a Benzina e Cambi: Motori Fire 8V e 16V; il 2.0 T4 GME; e il 2.9 V6; GSE. Produzione del cambio C520 e C546.

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