Il clima che cambia e la stagione balneare si adegua: proposta l'apertura dal primo aprile a metà ottobre

Confini di tempo mar 26 marzo 2024
Lavoro ed Economia di Emanuele Bracone
2min
La spiaggia Nord di Termoli ©TermoliOnLine
La spiaggia Nord di Termoli ©TermoliOnLine

TERMOLI. Mutare i confini della stagione balneare, estendendola e adeguandola ai cambiamenti climatici.

La variazione delle stagioni, che negli ultimi lustri si è fatta davvero profonda ha imposto riflessioni su ogni attività, passando dal mare alla neve, persino le attività sportive invernali sono in crisi e sempre più spesso importare rigidamente i calendari non permette di portare a casa gli eventi, così come “gli affari”.

Da due anni sulla costa molisana è in vigore una stagione balneare che incardinata da primo maggio e 30 settembre vede l’obbligatorietà dell’apertura dei lidi in concessione dagli ultimi due weekend di maggio ai primi due di settembre, ma la novità potrebbe essere ancora più epocale, se andasse in porto la proposta che il Sib-Confcommercio Molise, attraverso il suo presidente Nico Venditti, ha formulato nel tavolo tecnico di venerdì scorso, alla presenza di enti locali, Regione Molise e Capitaneria di Porto, proprio nella sede della Guardia costiera.

L’istanza vedrebbe aprire ufficialmente i lidi al primo aprile e fino a metà ottobre. Nell’autunno scorso, le condizioni meteo favorevoli, ad esempio, permisero sul Tirreno, a Napoli, di estendere la stagione fino al 31 ottobre, insomma, il clima cambia e si porterebbe dietro anche abitudini e comportamenti di turisti e bagnanti, da cogliere al volo.

Ma si prepara anche la protesta dell’11 aprile e dal Sib, così come dalla Fiba-Confesercenti, è venuto l’invito all’Anci e alla Conferenza Stato-Regioni, richiesta di adesione che sarà trasmessa oggi anche ai quattro sindaci delle realtà costiere molisane.

Il Sib ribadisce che «Serve un'alleanza fra imprenditori balneari, Comuni e Regioni per un inderogabile e urgente intervento legislativo che metta in sicurezza giuridica la balneazione attrezzata italiana e faccia ripartire il settore. Gli imprenditori balneari con i Comuni e le Regioni sono le parti lese di uno Stato che non legifera. È necessario, quindi, affrontare e risolvere il problema della ‘morte annunciata’ di decine di migliaia di famiglie di onesti lavoratori che hanno costruito un modello di balneazione attrezzata che il mondo ci invidia». Nell’invito alle istituzioni associative degli enti locali, si sottolinea che «Riteniamo di non dover spiegare quanto la balneazione attrezzata italiana sia importante non solo per l’economia ma persino per l’identità del nostro Paese. Siamo stati costretti a questa manifestazione per la mancata emanazione da parte dello Stato nazionale di un atto normativo chiarificatore sulla durata delle concessioni demaniali marittime vigenti che riguarda decine di migliaia di imprese balneari italiane attualmente operanti. Non si tratta solo di stabilimenti balneari ma anche di ristoranti, chioschi, campeggi, spiagge ecc.: tutto ciò che insiste sul demanio sia marittimo che lacuale o fluviale.

Non è assolutamente rinviabile un intervento normativo che eviti la gestione confusa e caotica delle funzioni amministrative in materia con l’inevitabile conseguente contezioso che siamo costretti ad intraprendere presso le Autorità giudiziarie competenti. Crediamo sia una richiesta condivisa dalle Regioni che, tra l’altro, esercitano le funzioni amministrative in materia pur non potendo disciplinare le modalità e i termini di durata delle concessioni demaniali marittime. È di tutta evidenza la gravità della situazione e l’urgenza di un intervento normativo risolutivo che metta in sicurezza giuridica la balneazione attrezzata italiana e faccia ripartire il settore».

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