Dall'arringa sul lungomare Nord al decreto: in due anni i balneari disillusi dalla Meloni
TERMOLI. In appena 24 mesi si distanziano le parti tra politica di governo e associazioni di categoria del mondo balneare rispetto alla questione concessioni demaniali marittime.
Non è un lasso di tempo casuale, è quello che separa la data del 31 agosto 2022, quando l’allora leader di Fratelli d’Italia (su cui aveva puntato il centrodestra, sondaggi alla mano) venne a Termoli in campagna elettorale, per le politiche del 25 settembre, e scelse proprio un luogo simbolo di questa vertenza, il lungomare Nord di Termoli e il lido “La Lampara”, del presidente del Sib-Confcommercio, Nico Venditti.
Una presa di posizione netta, contro l’Europa dei burocrati, contro la direttiva Bolkestein.
Dì lì a nemmeno due mesi, la Meloni divenne presidente del Consiglio dei Ministri e allora gli imprenditori turistici che avevano pendente sulla testa la spada di Damocle della sentenza del Consiglio di Stato a sezioni riunite, che impediva di fatto ulteriori proroghe, si sentivano tutelati da un Governo nascente che aveva assunto precisi impegni elettorali.
Tuttavia, tra magistratura amministrativa e pressing dell’Unione europea, l’exit strategy che si sperava non si è tradotta in pratica, né nei tempi, tanto meno nella sostanza.
Nel frattempo è giunta la sentenza della Cassazione, a cui la categoria si è rivolta per impugnare l'esito dell'Adunanza Plenaria al Consiglio di Stato, solo parzialmente accolto, però.
Un timido tentativo venne fatto col decreto milleproroghe, nello scorso inverno, che prendeva spunto dal precedente provvedimento del Governo Draghi, ma quell’atto fu segnalato anche dal Capo dello Stato, oltreché da Bruxelles, per violazione della legge in materia di concorrenza.
Si scelse la strada della mappatura della risorsa esistente, cogliendo lo spunto della sentenza della Corte di giustizia europea, che sottolineava il concetto della “scarsità” di coste libere per distinguere laddove fosse necessario avviare da subito le gare.
La mappatura è stata confezionata, ma non si è rivelata risolutiva, tanto che è stata abbandonata strada facendo. A rendere più arcigna la posizione dei balneari è stato il mancato confronto ottenuto col Governo, richiesto allo stesso vertice di Palazzo Chigi, per questo, il decreto di due giorni fa è stato considerato l’ultimo strappo tra le parti, come ha sottolineato lo stesso Venditti, che si è sostanzialmente ricreduto sulle parole pronunciate nel suo stabilimento balneare dal futuro capo di Governo.
«Non possiamo che essere delusi da questa riforma, ora prenderemo le nostre decisioni e sicuramente agiremo legalmente per tutelare i nostri diritti. La riforma mette a repentaglio 30mila azienda, senza prevedere l’indennizzo del valore aziendale e creato in un secolo di attività nel modello balneare che tutto il mondo ci invidia. Il nuovo sistema con queste regole non assicurerà più quello che è stato un fiore all’occhiello del turismo italiano».