Dopo il dramma di Michele, «Impariamo da chi sa come si fa»
TERMOLI. Carissimo direttore, per quello che serve, desidero esprimere tutta la mia vicinanza alla famiglia del quarantasettenne larinese vittima dell'ennesimo caso di malasanità e mi auguro che si possa andare fino in fondo nella ricerca della verità e nell'accertamento delle responsabilità. Ciò che stupisce (ed uso un termine neutro)è il susseguirsi di comunicazioni all'indomani del tragico evento: accuse, difese, giustificazioni. Il motto latino "excusatio non petita accusatio manifesta" sembra ben attagliarsi alla situazione, ma c'è poco da giustificare o spiegare: lo sfacelo è sotto gli occhi di tutti e, dato che lo sport locale sembra essere quello della memoria corta, giova ricordare le parole del ministro Grillo: "la gestione fallimentare non è alle porte".
Campobasso che, in qualità di capoluogo di regione, dovrebbe più degli altri dire la sua e diventare simbolo di un'azione, congiunta, di rinascita, tace: le uniche preoccupazioni del capoluogo in questo momento sono i transessuali e Vivi la tua città. Tutto il Molise è in lutto, non solo per la scomparsa di un suo figlio, ma anche perché continuiamo ad essere orfani di quella capacità gestionale e di quel senso di responsabilità che altrove possono essere trovati senza andare a "Chi l'ha visto". Distogliere l'attenzione della gente con carnevalate o atmosfere conviviali dà la prova che quell'autonomia regionale tanto sbandierata non è qualcosa che ci siamo saputi conquistare e che consorziarsi con chi sa come si fa non è affatto una castroneria. Cordiali saluti, Antonello Tebano
Antonello Tebano