Italia Viva, Renzi e Draghi, «Orgoglio e coraggio nell'affidare il Paese al nuovo premier»

L'intervista gio 18 febbraio 2021
Politica di Emanuele Bracone
3min
Giusy Occhionero (Italia Viva) ©Personale
Giusy Occhionero (Italia Viva) ©Personale

TERMOLI. Ruolo cruciale, da qualsiasi parte lo si voglia vedere, quello di Italia Viva e dei renziani nella crisi politica sfociata nella staffetta a Palazzo Chigi tra Conte e Draghi.

Nel giorno in cui il premier che ieri ha ottenuto la fiducia al Senato, abbiamo intervistato l’onorevole Giusy Occhionero, deputata di Italia Viva.

Onorevole Occhionero, quali sono gli umori in maggioranza e in Italia Viva?

«Fiducia! La crisi, inizialmente inspiegabile e che ci ha reso destinatari di feroci attacchi, si è conclusa con la firma del professor Mario Draghi. Un grande passo in avanti che presto si tradurrà in fiducia anche tra le piccole e medie imprese. Italia viva con l’apertura della crisi voleva superare un immobilismo che certamente non era stabilità. È stato un gesto di coraggio e non d'irresponsabilità come pure c'è stato addebitato. Finalmente, oggi, i giornali internazionali e pure qualche commentatore nazionale che si è staccato dal coro, riconoscono la strategia e l'impresa compiuta. Fare politica significa avere il coraggio delle idee e non poltrone! Siamo convinti che il governo Draghi saprà dare la spinta giusta al nostro Paese. È l'occasione migliore per investire, e non spendere, le risorse del Recovery Plan in una dimensione di multilateralismo inclusivo e in una centralità transatlantica. Un nome, quello del Prof. Draghi, che significa garanzia per le future generazioni. Sono tranquilla anche per i miei nipotini!»

Che aspettative avete come gruppo renziano rispetto a questa premiership?

«Siamo convinti che l'Italia intraprenderà, con questo governo, la strada della ricostruzione del tessuto produttivo "in sicurezza". Saremo in grado di conciliare le esigenze dello sviluppo nazionale con la protezione dell'ambiente. Una ricostruzione verde, sostenibile, giusta. Renzi ha deciso di porre fine all'immobilismo del governo Conte 2 che ormai appariva inadeguato alla sfida complessa che attende il nostro Paese e ha accolto l'accorato appello del Presidente Mattarella che ha nominato il prof Draghi per superare la crisi sanitaria, economica e sociale. Certo, l'apertura della crisi ha agevolato l'arrivo di Draghi e questo è stata la vittoria dell'Italia».

Nei suoi interventi spesso ha esortato a misure per il Centro-Sud.

«La presidente Mara Carfagna si occuperà del Ministero per il Sud e la coesione. Sono certa che il Mezzogiorno diventerà una missione strategica di un piano complessivo la cui cornice sarà definita dai fondi del Recovery plan. Il Sud deve essere proiettato in una dimensione mediterranea... il Mezzogiorno d'Italia come Mezzogiorno d'Europa. E' necessario colmare il gap tra Nord e Sud partendo dalla consapevolezza delle profonde differenze che, però, devono considerarsi valori. Cambiare il paradigma che vede il Sud destinatario unicamente di interventi assistenzialistici e pensare che dal Mezzogiorno si possa ripartire per il rilancio del paese Italia. Credo che la ministra Carfagna che ho imparato ad apprezzare nel suo ruolo di vicepresidente della Camera sia all'altezza del ruolo».

Lei si è espressa in modo critico più volte verso la gestione della pandemia, come considera la conferma di Speranza al Ministero della Salute?

«Non sono critica nei confronti del Ministro Speranza che ringrazio per il lavoro sinora svolto e al quale mi legano amicizia e stima. Anzi mi piace sottolineare che Roberto Speranza ha saputo interpretare il suo dicastero in una dimensione sociale più che regionalizzata per come di fatto è. Se si può muovere qualche critica deve essere certamente rivolta ad una gestione accentrata nelle mani del commissario Arcuri che ha rivelato qualche debolezza. Nemmeno Mandrake ce l'avrebbe fatta...»

A posteriori come analizza e commenta la mossa di Renzi nello sparigliare le carte e provocare la staffetta tra Conte e Draghi?

«Credo che siamo di fronte alla vittoria dell'Italia che può contare su una personalità di altissimo livello per uscire dalla crisi sanitaria, economica e sociale. L'unità della misura della politica è il coraggio delle idee e non il numero di poltrone. Renzi e tutta Italia Viva hanno dimostrato grande coraggio ad aprire una crisi per uscire da un immobilismo deleterio soprattutto per le future generazioni. Questa crisi, inizialmente inspiegabile a tutti, oggi ha la firma di Draghi ed è evidente che tutti i partiti (salvo Fdi) ne riconoscono la grandezza col pieno sostegno».

Che impressione le ha fatto nei due discorsi pronunciati al Senato?

«Sicuramente c'è visione di lungo periodo che serve, in questo momento, all'Italia. Ottimo inizio senza dubbio è pensare ad un piano vaccinale all'altezza. Cogliere le opportunità, costruire le riforme, puntare su transizione ecologica e digitale e sui giovani. Puntare sulla velocità delle scelte. E poi Europa e atlantismo come valori irrinunciabili. Rifiuto dell'inganno sovranista e populista. Unità come dovere e come responsabilità. Politici, tecnici, cittadini tutti insieme a remare nella stessa direzione. Emozione per il discorso di Mario Draghi, certamente un grande intervento, profondamente politico. Ecco, mi faccia manifestare l'orgoglio di Italia Viva che ha contribuito, con coraggio, ad affidare l'Italia al prof. Draghi».

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