Partiti a confronto col guru D'Alimonte in vista delle elezioni tra sondaggi e programmi

Tavola rotonda sab 13 agosto 2022
Politica di Alberta Zulli
5min
L'incontro in sala consiliare ©Termolionline.it
L'incontro in sala consiliare ©Termolionline.it
Il dibattito elettorale in sala consiliare

TERMOLI. “Elezioni del 25 settembre. Quali prospettive alla luce del vigente sistema elettorale?”. E’ questo il tema principale dell’incontro tenutosi presso la sala consiliare del comune di Termoli.

Quattro partiti a confronto, Fratelli D’Italia, Lega, Partito democratico e Movimento 5 stelle, rappresentati da Costanzo Della Porta, Vittorino Facciolla, Michele Marone e Antonio Federico.

Moderatore dell’incontro Emanuele Bracone, giornalista e direttore di TermoliOnLine, mentre il relatore è stato il più famoso politologo ed esperto in sistemi elettorali, il professor Roberto D’Alimonte.

Un vanto del Molise e dell’Italia tutta. Il professor Roberto D’Alimonte è nato a Guglionesi, si è laureato in Scienze politiche al Cesare Alfieri nell'Università degli Studi di Firenze con Giovanni Sartori, e si è poi specializzato all'Università di Harvard e a Berkeley.

Dal 1974 al 2009 ha insegnato presso l'Università di Firenze, per passare poi nel 2010 alla Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (Luiss). In passato ha insegnato anche alla Stanford Graduate School of Business ed è stato visiting professor nella Università di Yale e, nell'anno accademico 2001-2002, in quella di Stanford.

Dal 2005 dirige il Centro Italiano Studi Elettorali (CISE). Collabora con il quotidiano economico Il Sole 24 Ore.

Nel luglio 2014, infine, diviene direttore del dipartimento di Scienze Politiche della Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli.

Presenti anche il sindaco di Termoli, Francesco Roberti e il sindaco di Montecilfone, Giorgio Manes, come presidente dell'Unione dei Comuni Basso Biferno, fautori dell’incontro.

I due sindaci hanno ringraziato i presenti in sala e i relatori seduti al tavolo di confronto. Un saluto e un ringraziamento più caro e doveroso proprio al professor D’Alimonte, per l’impegno che svolge nelle sue analisi.

Subito la parola ai rappresentanti dei partiti politici che andranno a scontrarsi il prossimo 25 settembre.

«La Lega rappresenta un partito trainante nel centrodestra- ha dichiarato Michele Marone, prendendo la parola- così come a livello nazionale, proverà a farlo anche a livello regionale. Il centro destra in Molise è un’accozzaglia, noi come Lega ci dissociamo dal governatore Toma.

Siamo impegnati su tutto il territorio nazionale con il nostro segretario generale, Matteo Salvini. E il ministro Garavaglia sarà in Molise, proprio a Termoli a fine agosto, per mostrare il programma elettorale soprattutto riguardante il campo del turismo.

La lega sta portando avanti il programma della pace fiscale, della flat tax. Si sta studiando un metodo per produrre questo regime anche ai lavoratori indipendenti. Con la flat tax ricomincerà a camminare l’economia del nostro paese».

Costanzo Della Porta, dirigente regionale di Fratelli D’Italia, invece, ha spiegato la potenza di Giorgia Meloni. Una potenza, una scalata dovuta al suo leitmotiv, non solo, la leader del partito sarà anche lei presente nel nostro territorio.

«Ci fidiamo di Giorgia. Se devo esser sincero non avrei sposato la linea che hanno sposato a Isernia. Sarei andato da solo con un candidato di Fratelli D’Italia. Questa scelta non l’ho condivisa. Nei partiti accade anche questo, non sempre si va d’accordo. Giorgia è prima come leader di partito in Italia e ci fidiamo di lei e del fatto che possa diventare Premier perché è nella base d’accordo che c’è nel centrodestra. Quindi se dovesse prendere anche solo un voto in più sarà premier. Noi siamo tranquilli».

Cosa farà da grande, invece, il Movimento 5 stelle? «Noi abbiamo una regola inspiegabile. Dopo due mandati non ci si candida più- ha spiegato Antonio Federico- quindi quello che farò da grande è aiutare il movimento a ripresentarsi al meglio delle proprie possibilità. Vogliamo riuscire a ribaltare quello che è l’attuale governo di centrodestra a livello regionale.

Noi come movimento ci presenteremo da soli, ormai siamo su due linee differenti rispetto al Partito democratico. L’agenda politica è ben definita in queste settimane. Con le dimissioni di Draghi, noi abbiamo cercato di mettere un punto su alcune questioni».

Alessandro Di Battista, un piede dentro e uno fuori, Luigi Di Maio, il cerchiobottista e Giuseppe Conte, così sono stati presentati i tre leader dei 5 stelle dal moderatore. «Li ho vissuti tutti- ha continuato Federico- e già avevo intuito che c’era chi remava da una parte e chi dall’altra. E diventava sempre più palese. Persino con i vari cambi di governo. E’ stato necessario eliminare la zavorra ed è sfociato nella scissione Così abbiamo fatto un altro gruppo. Luigi Di Maio ha fatto un percorso personale che da me non è stato condiviso.

Lo stesso discorso vale per Alessandro Di Battista. Per quanto riguarda Conte, la fiducia in meno di un mese la sta trovando anche nei cittadini».

I partiti indicano la gente da eleggere ma quando un elettore non partecipa alla scelta, arriva la crisi dei partiti. Cosa devono fare i partiti?

«Il partito politico deve essere visto come una comunità- ha detto Vittorino Facciolla- Noi siamo dentro a una partita e dobbiamo giocarla. Non vogliamo come gruppo consegnare la nostra regione nelle mani del centrodestra. Le responsabilità devono riguardare tutti. I sistemi maggioritari sono quelli che non consentono preferenze, quello uninominale non è una scelta dell’elettore ma prima del partito e la crisi dei partiti è anche a causa dei sistemi elettorali. Noi proporremo almeno 2 candidati su 4 che non vengono direttamente dal partito democratico. Proporremmo qualcosa di diverso».

Un incontro che spazia, dai toni pacati e che fa venire fuori la voglia dei tre avvocati, Marone, Della Porta e Facciolla di candidarsi.

«Ma cosa dicono i sondaggi? Cosa può cambiare con le elezioni del 25 settembre?». Così Roberto D’Alimonte ha cercato di fare il quadro della situazione sulla scelta che gli italiani sono chiamati a fare.

Ha una certezza, che la coalizione del centrodestra vincerà su tutti. E non con un 15%.

«C’è un partito che può essere considerato il “partito della nazione”, così come venne definito nel 2018 il Movimento 5 stelle?

Quali sono i personaggi nuovi che possono rialzare le sorti dell’Italia? Berlusconi? Renzi? Letta?

No, non ci sono personaggi nuovi. Ci sono solo coalizioni che devono cercare un volto che faccia la differenza».

Ma ricordiamoci che esiste l’astensionismo. E tanti elettori non si recheranno alle urne.

«Il caso della partecipazione alle urne è preoccupante. E’ un fenomeno che non è solo italiano ma è generalizzato a tutte le democrazie occidentali. La partecipazione, quindi, dipende anche dai contesti e dalla percezione della posta in gioco.

Ecco perché io sono favorevole a dare agli elettori la sensazione che decidono qualcosa. Decidono il governo del paese.

Io sono favorevole all’Italicum di cui mi sono sempre considerato lo zio, perché è un modo di introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio, non del presidente della Repubblica. Io penso che il presidente della repubblica debba rimanere una figura neutrale, superpartes.

Elezione diretta del presidente del consiglio, con l’Italicum lo avremmo fatto senza cambiare la forma di governo ma agendo sul sistema elettorale, grazie anche al ballottaggio. Devono essere gli elettori a scegliere il meno peggio. Questo è il modello che io preferisco».

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