Ultimi scenari politici analizzati dal professor Roberto D'Alimonte

Aut Aut... al Molise dom 21 agosto 2022
Politica di Alberta Zulli
3min
Ultimi scenari politici analizzati dal professor Roberto D'Alimonte ©Termolionline.it
Ultimi scenari politici analizzati dal professor Roberto D'Alimonte ©Termolionline.it
Ultimi scenari politici analizzati dal professor Roberto D'Alimonte

GUGLIONESI. Molise, terra di scambi. Terra da conquistare. Un po’ come le colonie di tutti i tempi.

Molise, terra di mezzo.

Terra nella quale comandano i grandi e la povera gente non conta nulla.

Questo è il succo delle vicende di una regione piccola come il Molise a quasi un mese dal voto. O, forse, la situazione è sempre stata così.

Lo ha spiegato, nella caratteristica piazzetta di Santa Chiara, il più famoso politologo italiano di origini guglionesane, il professor Roberto D’Alimonte.

L’incontro chiude la stagione estiva del comune di Guglionesi e fa parte della rassegna dell’Aut Aut Festival, curato e organizzato dalla giornalista Valentina Fauzia, di cui TermoliOnLine è media partner esclusivo.

Una piazzetta gremita anche di giovani che si ritrovano a vivere una campagna elettorale nel bel mezzo dell’estate, con in prima fila il sindaco Mario Bellotti, che ha aperto la serata coi saluti di rito, sottolineando la collaborazione con l'Aut Aut Festival. Presenti anche altri amministratori di oggi e di ieri, non solo guglionesani.


Si andrà al voto il prossimo 25 settembre perché «Draghi che non è un uomo di politica, si è stancato».

Un quadro ampio, un disegno di una democrazia che il più delle volte non esiste. Una democrazia che dovrebbe essere insegnata sui banchi di scuola, a politici e gente normale.

Acquisirla da bambini. «La democrazia è come il sesso- ha spiegato D’Alimonte- il sesso nessuno te lo insegna. Lo acquisisci con e nel tempo».

Ma cosa succederà all’indomani delle elezioni del 25 settembre? Quale sarà la coalizione che l’avrà vinta? Il terzo polo sarà fuoco di paglia o avrà i numeri per resistere?

«Un governo per poter fare la differenza, deve durare 5 anni- ha affermato il professore- se non ha questa possibilità non potremo mai valutare l’operato, e non avrà mai modo di cambiare le sorti del paese».

D’Alimonte rispondendo alle domande della giornalista Fauzia ha rimarcato il concetto di come la destra, questa volta, abbia tutti i numeri per poter vincere le elezioni.

Bisogna stare attenti all’astensionismo, e bisogna capire come voterà il popolo. «Qualcosa sta cambiando. La fascia d’età tra i 30 e i 50 anni, gli operai, secondo i sondaggi voteranno a destra, mentre gli imprenditori a sinistra». Una svolta incredibile se fosse così.

Quando gli viene chiesto cosa pensa del regalo per i ragazzi di 25 anni di un viaggio a Roma, D’Alimonte con il suo savoir-faire da galantuomo ha sottolineato come i ragazzi non abbiano bisogno di contentini e regalini, come il viaggio e i vari bonus succeduti nel tempo, ma «hanno bisogno di lavoro. Di avere delle buone opportunità di lavoro affinché non lascino il paese».

Ma gli elettori decidono qualcosa, o sono pedine nelle mani dei partiti?

Dal padre dell’Italicum si percepisce proprio la seconda opzione, per questo motivo «proprio qui a Guglionesi, qualche anno fa, decisi di portare a termine uno studio sull’Italicum. Una riforma che potesse dare senso al voto dell’elettore. Ho sempre preferito il modello elettorale dei sindaci. La scelta diretta e il ballottaggio. Lo farei anche per il governo. La scelta deve essere dell’elettore, non del partito. L’elezione diretta del presidente del consiglio, con l’Italicum si sarebbe fatta senza cambiare la forma di governo ma agendo sul sistema elettorale, grazie anche al ballottaggio. Devono essere gli elettori a scegliere il meno peggio. Questo è il modello che io preferisco».

Cosa farebbe il professor D’Alimonte se fosse presidente del Consiglio? Questa è stata una domanda del pubblico presente nel chiostro.

Senza troppi giri di parole, e lapidario, il professore ha risposto che cambierebbe la riforma della scuola, «perché sui banchi di scuola nascono le nuove generazioni e chi prenderà le redini di questo paese socialmente troppo debole».

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