"Avrebbe scoperto i segreti della Nato e della Russia", il Caso Moro

sab 14 ottobre 2017
Politica di Emanuele Bracone
3min
Avrebbe scoperto i segreti della Nato e della Russia, il Caso Moro ©n.c.
Avrebbe scoperto i segreti della Nato e della Russia, il Caso Moro ©n.c.
GUGLIONESI. Sono passati 39 anni dal tragico rapimento finito poi nell’uccisione di Aldo Moro, politico, accademico e giurista italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri, segretario politico e presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana, da parte delle Brigate Rosse. Trentanove anni di buio, di versioni contrastanti tra di loro, di fascicoli e archivi chiusi che, solo pochi anni fa hanno fatto venire alla luce tanti misteri. Perché Aldo Moro venne ucciso? Chi l’ha ucciso? E’ stato questo il tema del convegno svoltosi, questa mattina al Teatro Fulvio di Guglionesi, alla presenza dell’onorevole Laura Venittelli, il sindaco Leo Antonacci, la preside Maria Maddalena Chimisso e Gero Grassi, Componente della Commissione d'inchiesta sull'eccidio di via Fani, sul rapimento e la morte di Aldo Moro, dopo essere stato presentatore e relatore della proposta di legge istitutiva della Commissione stessa. Nella strage di Via Fani venne uccisa la scorta dell’onorevole Moro, due carabinieri e tre poliziotti. Uno dei tre poliziotti era un giovane guglionesano, Giulio Rivera che, ogni anno viene ricordato da tutta la comunità. «Ricordo il giorno della strage- commenta l’onorevole Venittelli- ero a scuola. Frequentavo il liceo. Si parlò in quei giorni di terrorismo, la prima volta che si sentiva un termine del genere. Guglionesi piangeva un figlio. Un giovane che aveva messo la sua vita al servizio degli altri. Un lutto incredibile. Ai funerali nella chiesa Madre, arrivarono in tantissimi. C’ero anch’io e tanti altri giovani». Davanti alla platea del teatro Fulvio, davanti ai ragazzi dell’istituto Omnicomprensivo di Guglionesi, l’onorevole Grassi ha raccontato la vita di Aldo Moro e, ha specificato come quel rapimento non è da ricercare solo nell’anno 1978 o qualche anno prima, ma è da ricercare a partire dal 1941. Anno in cui, Moro inizia l’insegnamento nell’Università di Bari. Anno in cui l’Italia è ancora sotto dittatura, anno in cui Moro fa la distinzione tra “persona e cittadino”. Una ricostruzione ad hoc della vita di Aldo Moro, della sua scorta, gradualmente, anno dopo anno. Una ricostruzione venuta alla luce dopo che si è inserita una commissione d’inchiesta, dopo che gli archivi sono stati visionati. Le brigate rosse, le logge del P2, i generali delle forze dell’ordine tesserati in queste mafie. Ne facevano parte e ci andavano a braccetto, ma nelle deposizioni «non sapevano di farne parte- commenta Grassi- ma come si fa a non sapere queste cose? Come si fa a non sapere di far parte di questa mafia? Di questa cosca? ». Ci sono pezzi mancanti che non verranno mai alla luce, perché gli archivi sono stati bruciati, spariti. «Come il bar Olivetti all’angolo di Via Fani- continua Grassi- dissero che era chiuso per fallimento. E invece, qualche anno dopo venimmo a sapere che quello era il covo dei brigatisti. Purtroppo uno dei generali avvisati era parte integrante della banda». «Dagli archivi, dalle ricostruzioni, dalle testimonianze, Moro era d’intralcio a molti. Moro doveva esser messo fuori dai giochi. Qualche giorno prima del suo rapimento, all’uscita dell’università un suo collega gli ricordò che il 16 (marzo n.d.r) ci sarebbe stata la sessione di laurea, una gaffe bella e buona- continua Grassi- Moro era ligio al dovere e gli rispose che non si era mai dimenticato in vita sua. Per riprendersi dalla gaffe, il collega gli disse che sarebbe potuta esser la sua ultima sessione di tesi solo per il fatto che di lì a poco sarebbe diventato Presidente della Repubblica». Non lo sarebbe mai diventato, il 16 marzo 1978 fu rapito, la sua scorta trucidata.  «Arrivò una chiamata ai due carabinieri in scorta con lui, mentre Moro e i poliziotti erano in chiesa. Diceva di cambiare strada. Il foglio (la striscia) delle chiamate ricevute ai carabinieri non si trovò mai. Andò perso. No! Lo fecero sparire! ». In via Fani c’erano i nostri servizi segreti e quelli di altri Paesi stranieri interessati a creare caos in Italia, l’uccisione di Aldo Moro non fu un omicidio legato soltanto alle Brigate Rosse, Moro «era scomodo a tanti. Gli Stati Uniti non potevano avere in Italia una persona che avrebbe scoperto i segreti più profondi della Nato, così come la Russia». Alberta Zulli
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