D'Ascanio e Bozzelli vincono al Tar: il regolamento del Consiglio era anti-democratico

Raddrizzato gio 08 marzo 2018
Politica di La Redazione
2min
D'Ascanio e Bozzelli ©TermoliOnLine
D'Ascanio e Bozzelli ©TermoliOnLine

MONTENERO DI BISACCIA. Il Tar Molise reintroduce la dialettica democratica nel consiglio comunale di Montenero di Bisaccia annullando un regolamento adottato con un colpo di mano da Travaglini e dalla sua maggioranza restituendo, così, alla minoranza il diritto di convocare il consiglio comunale per affrontare le questioni di interesse della comunità.

Lo scorso 6 marzo i giudici del Tar Molise con una illuminante sentenza hanno fissato un principio fondamentale in tema di tutela dei gruppi di minoranza in seno agli organi amministrativi locali, annullando le modifiche apportate dalla delibera di Consiglio comunale n. 10 del 18.03.2016 al Regolamento Comunale nella parte in cui prevedeva che “nel caso in cui il calcolo del quinto dei consiglieri dia il risultato in termini decimali, si adotta il criterio di arrotondamento per eccesso”.
Ad avviare l’azione legale contro tale inaudita e oltremodo lesiva previsione, sono stati i due consiglieri di minoranza del Comune di Montenero Nicola D’Ascanio e Valentina Bozzelli i quali, assistiti e coadiuvati dagli avvocati Vincenzo Iacovino e Vincenzo Fiorini, hanno intrapreso una vera e propria battaglia tesa ad ottenere il pieno riconoscimento delle funzioni delle minoranze all’interno delle assemblee rappresentative.

Infatti la parte inserita nel Regolamento Comunale da Travaglini e dalla sua maggioranza, si poneva in evidente contrasto con tutti i principi inerenti la tutela delle minoranze all’interno degli organi collegiali finendo di favorire lo schieramento di maggioranza con maggiore forza nonostante questo già eserciti, sul piano istituzionale, un ruolo di governo e, quindi, di potere.
Questo è quanto sottolineato dagli avvocati dei due consiglieri comunali, tesi completamente recepita dal Tar Molise il quale ha prescritto che nel caso di specie ci si trova di fronte a “una soglia prescritta al fine di tutelare le minoranze, di modo che l’arrotondamento di essa per eccesso condurrebbe ad una limitazione delle prerogative delle minoranze non ad un rafforzamento di esse”, sottolineando inoltre che “la ratio della disposizione di cui all’art. 39, co. 2 Tuel è quella di fornire una garanzia minimale appunto ai gruppi di minoranza all’interno dei consigli comunali”.
La portata dirompente di questa decisione sta nel fatto che i giudici amministrativi, aderendo alle ragioni dei ricorrenti, hanno fissato un principio fondamentale in tema di democrazia attiva, evidenziandoche qualora la soglia del quinto dei consiglieri comunali dia luogo a resti si dovrà procedere all’arrotondamento all’unità inferiore, onde tutelare il diritto delle minoranze alla partecipazione all’attività di controllo dell’azione amministrativa della maggioranza.

Enorme soddisfazione espressa da Iacovino e Fiorini i quali sin dall’inizio si sono posti al fianco dei ricorrenti e hanno con loro combattuto per ottenere il riconoscimento del diritto di ogni minoranza di esercitare attivamente il mandato ricevuto, soprattutto per farsi portavoce di quella parte di popolazione che non sta con i più forti e che ha come unica voce per farsi ascoltare quella della minoranza.

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