Brexit, la deputata di LeU Occhionero interroga il Ministro Savona

Question Time gio 24 gennaio 2019
Politica di La Redazione
7min
Al centro l'onorevole Giusy Occhionero ©Termolionline.it
Al centro l'onorevole Giusy Occhionero ©Termolionline.it

TERMOLI. Palcoscenico televisivo su Rai Tre oggi pomeriggio per la deputata molisana di LeU Giuseppina Occhionero, che ha illustrato in aula l'interrogazione a risposta immediata - il cosiddetto Question Time - indirizzata al Ministro per gli Affari europei Paolo Savona sulla Brexit, sottoscritta assieme ai colleghi Boldrini e Fornaro.

«Il 15 gennaio 2019 la Camera dei Comuni ha respinto l'accordo raggiunto il 13 novembre 2018 tra Unione europea e Regno Unito, rendendo probabile l'eventualità che il 29 marzo 2019 ci sia un'uscita di Londra dall'Unione senza alcun accordo;

l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea senza nessuna intesa comporterà la decadenza degli accordi che il Regno Unito aveva sottoscritto come membro dell'Unione europea e che, conseguentemente, andrebbero rinegoziati con ogni singolo Paese dell'Unione, compresa l'Italia;

il Regno Unito è il quinto importatore al mondo di beni italiani. Tra i settori dell’export italiano che interessano il Regno Unito, i più rilevanti sono la meccanica strumentale, il tessile, il chimico e l'agroalimentare;

l'Italia ha un surplus commerciale nei confronti del Regno Unito di 12 miliardi di euro, che è il terzo in Europa nei confronti di Londra;

attualmente risiedono nel Regno Unito circa 600 mila italiani che si troverebbero, di fronte a una «Brexit» senza accordo, a non avere più lo status di cittadino comunitario, dovendo richiedere un permesso di soggiorno e di lavoro e rientrando nelle quote stabilite dal Governo britannico per gli stranieri;

in caso di «Brexit» senza accordo i nostri connazionali presenti nel Regno Unito rischiano di perdere la protezione sociale e sanitaria, oltre a tutti i benefici di cui oggi fruiscono, come lavoratori o studenti, in quanto cittadini comunitari;

di fronte allo scenario di un «no deal» molti Paesi, tra i quali Francia, Germania e Paesi Bassi, stanno mettendo a punto dei piani di emergenza per proteggere i propri cittadini presenti nel Regno Unito e gli scambi commerciali con Londra;

potranno essere immediatamente necessarie azioni puntuali a sostegno dei cittadini e la circolazione di beni e servizi, per mitigare al massimo le conseguenze negative sui cittadini italiani e sulle imprese italiane;

si renderà necessario rafforzare le risorse di personale e infrastrutture per i consolati italiani, così come per i controlli doganali nei nostri porti e aeroporti, per tutelare i diritti dei cittadini italiani nel Regno Unito come quelli britannici in Italia, per garantire alti standard di sicurezza per la circolazione delle merci –:

quali iniziative di competenza stia mettendo in campo il Governo per affrontare un possibile «no deal» e per tutelare gli interessi dei nostri cittadini, delle nostre imprese e degli investitori nei rapporti con il Regno Unito».

PAOLO SAVONA, Ministro per gli Affari europei: «Signor Presidente, onorevoli deputati, premesso che l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea è seguita anche dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri, rispondo all’interrogazione sulla base delle informazioni da me raccolte. Dal novembre 2018 fino a questi giorni, la Commissione europea ha pubblicato due comunicazioni sui preparativi in caso di no deal e organizzato seminari settoriali per gli Stati membri, ai quali noi abbiamo partecipato. Il Governo italiano ha avviato, sin dall’inizio del negoziato Brexit, un coordinamento permanente a Palazzo Chigi che ha seguito le fasi negoziali dell’accordo di recesso e sulla dichiarazione politica e coordinato i preparativi d’emergenza con periodiche riunioni, assicurando uno stretto raccordo con le istituzioni dell’Unione europea e gli altri Stati membri. Nel dicembre 2018, subito dopo il rinvio del voto di ratifica nel Regno Unito che lei ha ricordato, il Governo ha pubblicato le linee di intervento in caso di emergenza, che saranno oggetto di un apposito pacchetto di misure legislative e amministrative sugli aspetti citati dagli interroganti, che riassumo nei limiti dei tre minuti consentitimi. Sul tema della sicurezza dei diritti dei cittadini è stato condotto un costante dialogo con il Regno Unito e le associazioni di cittadini sulla necessità di garantire i loro diritti anche in caso di no deal. Il risultato è un impegno condiviso ad offrire la messa in sicurezza dei diritti acquisiti anche in caso di recesso senza accordo. Da parte britannica, il 6 dicembre è stato reso pubblico un documento di indirizzo che tende ad una tutela dei diritti acquisiti per tutti i cittadini dell’Unione Europea che risultino continuativamente residenti nel Paese da almeno cinque anni alla data del 29 marzo 2019. L’Italia, nel quadro delle norme europee, si impegna a proteggere lo status quo purché i cittadini britannici siano iscritti all’anagrafe del comune di residenza. In caso di recesso senza accordo questa simmetria andrà risanata nel corso delle discussioni aperte. In campo economico, l’obiettivo principale delle misure d’emergenza italiane in discussione riguarda la tutela della stabilità finanziaria, della continuità operativa degli scambi molto importanti per il nostro Paese e dei settori bancario, finanziario e assicurativo, anche al fine di evitare rischi di liquidità e di garantire certezza delle transazioni e la promozione di un’adeguata preparazione delle imprese, nonché la gestione di emergenza relativa ad alcuni ambiti settoriali, come, ad esempio, trasporti aerei, dogane, sanità, agricoltura e altri settori in cui dovessero essere necessari interventi.

La deputata Laura Boldrini, cofirmataria dell’interrogazione, ha facoltà di replicare.

«Grazie, signor Presidente. Signor Ministro Savona, non siamo soddisfatti della sua risposta per due ragioni. La prima è che lei ha elencato una serie di iniziative che il Governo starebbe assumendo nel caso del no deal, ma tutto questo finora è avvenuto senza consultare il Parlamento. Se non fosse stato per questa nostra interrogazione, le faccio presente che la Camera non avrebbe avuto notizia a questo riguardo su che cosa sta facendo il Governo, e proprio questo nel giorno in cui in diversi organi d’informazione si segnala il fatto che, a differenza di altri Paesi europei, dove anche il Parlamento è coinvolto, dove il Governo rende noto quello che sta facendo (Spagna, Francia, Germania), il Governo italiano tarda, tarda a predisporre un piano di emergenza nel caso dell’uscita senza intesa del Regno Unito dall’Unione europea. La seconda ragione è che questa distrazione, questi ritardi sono il sintomo di una perdita di ruolo politico del Governo nello scenario europeo, perché l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è un fatto grave per chi, come la sottoscritta, ha sempre creduto nel processo di integrazione politico. Ma ora Londra non riesce a superare l’impasse e a gestire le conseguenze di quella decisione, e la Brexit, che veniva presentata come un segnale incoraggiante per tutti gli euroscettici, si sta trasformando nel suo contrario. Nelle nostre Commissioni parlamentari, signor Ministro, ne abbiamo parlato di Brexit, magari non con lei, ma con il Ministro degli affari esteri, ma il Governo non è stato capace di esprimere una sua posizione politica e non ha avuto un ruolo da protagonista, un ruolo influente, perché pesa sulle spalle del Governo l’isolamento nel quale si è cacciato, per sua stessa decisione, con l’atteggiamento conflittuale e aggressivo verso i Paesi storicamente più vicini all’Italia e con la subalternità al gruppo di Visegrád; adesso è il turno della Francia. E, allora, caro Ministro e signori della maggioranza, che avete tentato invano di ergervi a portavoce della protesta violenta nelle strade di Parigi, non sono meritevoli di solidarietà i giovani e concludo, Presidente - e i lavoratori ungheresi che da settimane scendono in piazza pacificamente contro quella che hanno chiamato “la legge della schiavitù”, una legge che obbliga i lavoratori a essere pagati molto in ritardo? Ecco, questo, però, non si fa, perché a voi Orbán sta troppo a cuore (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)».

L’onorevole Giuseppina Occhionero, durante il Question time ha interrogato il Governo su come intenda tutelare gli italiani che risiedono nel Regno Unito e proteggere le iniziative economiche intrapresi da nostri connazionali in quel Paese.

«Il Regno Unito – ha spiegato la deputata di Liberi e Uguali – è il quinto importatore al mondo di beni italiani e con una Brexit sempre più probabile senza un accordo centinaia di migliaia di nostri connazionali rischiano di perdere i propri diritti. Mentre l’Italia tentenna in altre nazioni dell’Europa – ha aggiunto la parlamentare molisana – i governi hanno già adottato contromisure. E’ il caso della Germania, della Francia, dei Paesi Bassi, dove sono state già predisposte azioni a tutela e garanzia dei diritti del propri connazionali e degli scambi commerciali con il Regno Unito».

Il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, ha risposto per conto del Governo che la vicenda è seguita anche dal ministro degli Affari esteri, con il coordinamento della presidenza del Consiglio. Savona ha spiegato che l’Italia, così come altri stati membri dell’Unione ha partecipato a seminari formativi in caso di no deal”.

«Una risposta insufficiente, che non ci soddisfa», ha replicato la deputata del gruppo di Liberi e Uguali all’onorevole Laura Boldrini. «Non ci soddisfa – ha commentato l’onorevole Giuseppina Occhionera e conferma – ha concluso – che il Governo tiene all’oscuro il Parlamento su questo tema e soprattutto mette a rischio lo stato sociale ed economico di 600mila italiani e gli scambi commerciali tra il Regno Unito e l’Italia».

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