95 sindaci molisani a Conte e Toma: "Stop alle fabbriche"
TERMOLI. Unitariamente condivisa dai numerosi sindaci molisani riportati in galleria, è stata inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e al Presidente della Regione Molise Donato Toma la seguente richiesta di ulteriori misure restrittive per il contenimento dell'emergenza Covid-19 in Molise - sospensione dell’attività delle fabbriche che non producono beni di prima necessità.
«Noi amministratori stiamo provvedendo a svolgere una capillare informazione pubblica in merito alle adeguate misure di contenimento, informazione scevra da allarmismi, ma tuttavia corretta nella definizione degli autentici rischi e della drammaticità della situazione. Adottiamo quotidianamente atti e azioni volte a tutelare le nostre comunità. Consapevoli del crescente numero di contagi e della necessità di ridurre i contatti interpersonali, riteniamo che la nostra funzione di rappresentanza debba esplicitarsi altresì nel segnalare e riportare alle Loro Persone le perplessità e le preoccupazioni manifestateci quotidianamente dai nostri concittadini. Da parte della comunità locale, anche se con alcune eccezioni, c'è attenzione e rispetto per le prescrizioni poste dal DPCM dell’11 marzo 2020: la riduzione delle libertà individuali è stata percepita come necessario sacrificio al fine di garantire un bene maggiore quale l'incolumità di tutti e la salute pubblica. Il bene della comunità è posto da tutti i cittadini quale priorità rispetto agli interessi dei singoli e, al contempo, sono gli stessi cittadini che ci chiedono "di fare di più", di garantire misure di tutela più ampie affinché gli sforzi individuali non vengano vanificati.
La sospensione delle attività didattiche, la chiusura di bar, ristoranti e varie attività commerciali, i sacrifici economici delle piccole imprese locali risultano però vanificati dalla simultanea apertura di fabbriche ed impianti industriali che producono beni non di prima necessità.
Purtroppo, Ill.mi Presidenti, molte famiglie vivono situazioni paradossali e di grande ansia: (ad esempio) mentre agli alunni viene giustamente imposto di stare a casa, ai genitori viene chiesto di recarsi a lavorare in fabbrica in cui vi sono grandi assembramenti ed il rischio di contagio è elevato.
L’attività produttiva delle grandi industrie, come nel caso della FCA di Termoli e con esse tutto l'indotto, prosegue nonostante le perplessità espresse dai rappresentanti dei lavoratori e della sicurezza sui luoghi di lavoro, tanto da indurli a proclamare scioperi al fine di poter garantire a tutti il rispetto delle disposizioni "restate a casa”.
Pertanto, in considerazione anche delle misure economiche adottate dal Governo, chiediamo di voler adottare provvedimenti adeguati ed ancor più restrittivi a tutela della popolazione, come la sospensione dell’attività delle fabbriche che non producono beni di prima necessità".