La provocazione di Facciolla sui dissidenti tornati a difesa di Toma: «Pecunia non olet»

Braccio di ferro mer 08 luglio 2020
Politica di La Redazione
3min
L'intervento di Vittorino Facciolla ©Termolionline.it
L'intervento di Vittorino Facciolla ©Termolionline.it

CAMPOBASSO. Il d-day del Governatore Donato Toma in Consiglio regionale, dove il presidente della Giunta molisana affronta la mozione di sfiducia, è iniziato intorno alle 10.15.

A illustrare la mozione è stato per primo il portavoce del Movimento 5 Stelle, Andrea Greco, irrudicibile avversario di Toma dall'inizio della legislatura.

Una mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle e dal Pd e che non avrebbe un esito scontato, anche se dopo il conclave di ieri in maggioranza, forse qualche tassello da mettere a posto potrebbe salvare questa misson di governo regionale.

Greco, parlando a braccio, ha sfoderato un tridente, con attacchi di natura personale, sull'atteggiamento avuto da Toma nel biennio di sua gestione a Palazzo Vitale, di natura politica, sullo sfaldamento del centrodestra, definito ingovernabile, e di natura amministrativa, enucleato sotto il termine di totale inadeguatezza.

«Toma è stata la sciagura più grande che il Molise abbia avuto negli ultimi anni», affonda Greco, che dà la scadenza dell'assessorato a Michele Marone, che salterebbe nel giro delle prossime 24 ore. «Mi dispiace che sia stato coinvolto in questa vicenda».

Greco ha parlato per circa 45 minuti, poi è la volta di Micaela Fanelli, che ha introdotto il suo intervento, definendolo un contributo corretto sull'analisi di gestione della Regione, anche se il sentimento popolare dei molisani ha già decretato il fallimento del Governo Toma.

La Fanelli accomuna Toma a coloro che hanno già scontato l'abuso di posizione dominante e nomina Matteo Salvini e anche il suo ex leader Matteo Renzi.

La capogruppo dem rivolge la propria critica soprattutto sulle mancate iniziative e sulle mancate interlocuzioni in materia di Politiche sociali, a supporto di lavoratori, famiglie, bambini.

L'esito di quello che potrà essere il voto della mozione di sfiducia è racchiuso, probabilmente, dalle parole del consigliere di maggioranza Armandino D'Egidio, uno di quelli in bilico nelle scorse settimane. Parlando di sintomo e non di rimedio di un malessere evidente, D'Egidio ha dichiarato di non prestarsi a chi voglia solo far saltare l'assemblea di Palazzo D'Aimmo.

Gli fa eco il collega Gianluca Cefaratti, che afferma che tutti debbano fare il mea culpa, poiché non è vero che va tutto bene, ma nemmeno che vada tutto male.

Parola a Iorio, che conferma il suo impianto accusatorio noto da tempo, culminando la critica politica nella defenestrazione dei 4 consiglieri regionali fatti fuori nella sessione di bilancio della scorsa primavera. Per l'ex Governatore è quello il punto di maggiore rottura, che ha segnato l'avvio di una disgregazione di maggioranza. «Poche cose sono state fatte e alcune non le ho condivise, molte non sono state fatte e mi sono trovato a votare con l'opposizione». Tuttavia, dalle parole dello stesso Iorio si evince come la legislatura continuerà imperterrita. Lo stesso Iorio dichiara di astenersi.

Segue Mena Calenda, che parla di gioco delle parti. Insomma, la tempesta in un bicchiere d'acqua, sembrerebbe, per il centrodestra.

L'intervento dell'assessore Vincenzo Niro, che ha invocato un linguaggio consono a un'assemblea legislativa, è stata una difesa d'ufficio agli attacchi subiti in questi mesi, parlando di ferrovie e tpl, porto e infrastrutture. Ma con una chiosa molto interessante: il Governo Toma chieda conto dei danni subiti in materia di commissariamento di sanità, anche per via giudiziale.

Infine, prima delle dichiarazioni di voto, la parola allo stesso Governatore, che d'acchito, prima critica la dialettica pentastellata di Greco, quindi apre le braccia a Iorio, invitandolo a un comune bagno di umiltà a favore dei molisani.

Dopo l'intervento di Donato Toma, concluso con l'assioma di considerarsi un soldato e da tale che non è abituato a mollare mai, si sono succedute le dichiarazioni di voto, con quelle di opposizione, favorevoli alla mozione di sfiducia, vedi Facciolla e Fontana, si sono mostrati sorpresi dalla qadratura a difesa del Governatore.

Provocatorio il segretario regionale dem, con "Pecunia non olet", e Fontana che si rivolge direttamente alla Calenda, definita ago della bilancia, che ha tolto il pathos dalla stessa votazione.

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