Emergenza coronavirus: «la proposta della Direzione del Circolo Pd di Termoli»

La riunione dom 22 novembre 2020
Politica di La Redazione
4min
Didattica a distanza ©Termolionline
Didattica a distanza ©Termolionline

TERMOLI. La Direzione del Circolo Pd di Termoli interviene sulla questione del Covid-19:

«Quando finirà, perché finirà, l’epidemia di COVID19 imporrà di ripensare il sistema sanitario che ha mostrato tutta la sua debolezza nella polverizzazione regionale. Oggi rileviamo che oltre l’immediato e dopo il COVID la vita di prima dovrà essere ridefinita nella qualità delle relazioni e delle condivisioni, in un paese in cui tra le cause della letalità e della mortalità c’è un modello di socializzazione ampia, un marcato bisogno di vicinanza dei corpi, quello che nel lessico pandemico è definito assembramento, che in un altrove senza virus è movida, è folla di ferragosto, è l’estate termolese.

La Direzione del Circolo, alla presenza dei consiglieri eletti e dei tesserati ha sentito fortemente la responsabilità politica cui la chiama un momento così difficile della storia cittadina, nel quale emergenza sanitaria, tensione sociale e incertezze per il futuro sono acuite dall’assenza di comunicazione e di azione da parte dell’amministrazione in carica. Da isola presunta felice, con una diffusione del contagio millantata allo 0,38%, poiché calcolata sulla popolazione e non sui tamponi, la città di Termoli è divenuta con il basso Molise l’area più rossa della regione. Purtroppo per noi, non parliamo del colore politico, ma dell’incidenza dei contagi: il 20 novembre ha fatto registrare 25 positivi a Termoli, di più che a Campobasso, un sesto di tutti i contagiati della Regione.

L’Ospedale Cardarelli è saturo, il progetto del Centro Covid al Vietri sembra essere tramontato: sarebbero bastati tre milioni di euro per attrezzarlo, contro i 9 milioni impegnati per l’emergenza COVID. Florenzano attende la struttura adiacente al Cardarelli di Campobasso, l’ospedale da campo che accoglierà i contagiati nel “mite tepore” dell’inverno di Contrada Tappino.

L’Istituto Superiore di Sanità, è notizia riferita stanotte dalla trasmissione RAI “Titolo quinto”, chiede che il Molise prenda misure più restrittive perché a rischio. Intanto, il duo ASReM Toma-Florenzano si rimpalla le responsabilità con il Commissario Giustini. Nel bel mezzo di questa squallida disputa si trova la salute dei Molisani e dei Termolesi, che sono tra tutti i corregionali quelli che stanno pagando il prezzo più alto. Circolano sui social notizie di pazienti e operatori sanitari che hanno contratto il virus nel nostro ospedale, divenuto zona grigia del contagio, di medici positivi,

poiché i contagiati che non dovevano finire a Termoli ci sono invece finiti, perché chi è entrato sano ha finito per ammalarsi, perché pare che la netta separazione dei percorsi COVID e NON COVID non sia mai stata realizzata e perché vi sono operatori sanitari misti. Il San Timoteo come il PAT, il Pio Albergo Trivulzio. Non è intenzione di questo Circolo ingenerare allarme: auspichiamo di essere smentiti sul punto, ci auguriamo DAVVERO che le nostre ipotesi siano destituite di ogni fondamento. Il concetto della salute che il Partito democratico di Termoli fa proprio corrisponde ad una visione ben più ampia dello stare bene, che riguarda la persona nella sua interezza, che è benessere fisico, mentale, sociale ed economico. Nulla di tutto ciò si può realizzare se la città è governata da un’amministrazione che manca palesemente della capacità di affrontare l’emergenza, che tace perché non ha proposte da fare e non solo perché non vuole dire la verità.

Che la situazione sia grave lo testimonia il proliferare IMPROVVISO di ordinanze sulle scuole termolesi: le scuole comunali si chiudono sine die per sanificare. Eppure basterebbe un weekend per trattare tutte le scuole cittadine: nei reparti ospedalieri si sanifica in urgenza anche in 15 minuti, perché non c’è tempo da perdere. Fatti i conti, tra l’ordinanza 219 e la 224, i nidi e l’infanzia restano chiusi dieci giorni. Più che il tempo di una sanificazione pare tanto quello di una quarantena.

È l’intervallo di tempo necessario per evitare di fare troppi TAMPONI, proprio come sta accadendo nel Comprensivo Difesa Grande, dove non vengono fatti nemmeno ai bambini contatti stretti di positivi, se non manifestano sintomi. Solo in questo caso, ci si può rivolgere al pediatra: ma a noi risulta che il rapporto che si crea nell’aula scolastica tra docenti e allievi è appunto classificato come “contatto stretto”. È evidente cosa succede se il bambino positivo asintomatico porta il contagio a casa! La Valle D’Aosta è diventata zona rossa per un motivo molto semplice: si sono fatti tamponi a tappeto, anche a tutti i bambini delle primarie. A Bolzano è partito lo screening di massa volontario e gratuito con il TAMPONE FARINGEO RAPIDO.

E TERMOLI? La direzione del 20 novembre fa dunque al sindaco Roberti la proposta di avviare lo screening “SCHOOL COVID FREE”: sul modello dell’esperienza Movida Covid Free del 3 ottobre, si creino PUNTI DI PRELIEVO, ANCHE ITINERANTI NEI CORTILI DELLE SCUOLE, per tamponi faringei rapidi per tutta la popolazione scolastica termolese: non sierologici né antigenici, ma TAMPONI RAPIDI. GRATUITI però: ogni tampone costa mediamente tra 40 e 80 euro: troppo per tante famiglie e abbastanza per creare discriminazione anche nella salute. Che sia il COMUNE a farsi carico delle spese per uno SCREENING GRATUITO DI MASSA per i BAMBINI, gli STUDENTI E TUTTO IL PERSONALE SCOLASTICO, dai nidi e fino alla secondaria di primo grado, che frequentano le scuole della nostra città.

SI raggiungono tanti obiettivi importanti: si ripristina il servizio istruzione, che con quello sanitario è di rango costituzionale, e si restituisce serenità a tante famiglie. SI SALVANO TANTI POSTI DI LAVORO, tra i genitori e anche tra il personale che presta servizio dei nidi e dell’infanzia. Si tutela, soprattutto, la salute dei Termolesi, che è ciò che veramente conta, evitando chiusure indiscriminate delle scuole che non si registrano neanche in territori con colore diversi dal nostro. Ma poi: saremo davvero ancora zona gialla? E se fosse per questo che non si fanno i tamponi? A sentire la trasmissione Titolo Quinto le informazioni inviate dalla Regione al ministero sono lacunose. La domanda è: PERCHÉ?».

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