Pillole per tutti

Filo di perle mar 22 giugno 2021
Spalla di Claudio de Luca
4min
Filo di perle ©Amazon
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IL MARCIAPIEDI E' LOGORO - Al contrario del marciapiedi, le strade sono state definite “non luoghi”. Il lemma si giustifica dal momento che queste ultime hanno finito con il costituire – molto semplicemente - lo spazio urbano in cui si affannano gli autoveicoli posti in circolazione. Tutto ciò mentre il marciapiedi “è un luogo” in cui viene a congiungersi il pubblico con il privato di ciascuna comunità: quello in cui diventa possibile oziare ("vacare" dicevano i Latini, vale a dire essere privi di pensieri), sostando in un bar, per fare due chiacchiere o per sorbire un buon caffè. Se in Molise abbiamo i marciapiedi, a Bologna hanno i portici, candidati a patrimonio dell'Unesco. Ne rappresentano l’equivalente più elegante, seppure la funzione sia esattamente la stessa. D’altronde, se proprio aveste interesse a comprendere quale valenza possa assumere un mrciapiedi, fate da soli un esperimento. Provate ad andarvene a diporto in una zona in cui non ne siano stati ancora previsti. Avrete subito l’impressione che la città sia finita. E allora? Vogliamo curare, o no, la pulizia (ma soprattutto la polizia) di ciò che l’art. 3 Cds definisce “parte della strada, esterna alla carreggiata, rialzata o altrimenti delimitata e protetta, destinata ai pedoni”? Oppure vogliamo che anche il marciapiedi possa diventare un “non luogo”?

SMS - Agli “auguri precoci” non rispondo mai. Li trovo acerbi e fuori stagione. Peciò li lascio nel dimenticatoio, così come quelli dei “convenzionali seriali”, sperando che questi ultimi non abbiano a meditare ritorsioni nei confronti di evasori inadempienti. Ai “personali” rispondo con fatica, senza mai superare la misura delle tre parole e distinguendo tra i normali (“Ricambio di cuore”) e gli speciali (“Ricambio di vero cuore”). Il fatto è che soffro di un’avarizia augurale impressionante, seppure – dopo di essere stato costretto a scrivere centinaia di volte la medesima frase - tema di dovermi sottoporre ad un’operazione cardio-chirurgica per sostituire la valvola mitrale, oramai troppo consunta dall’abuso di ipocriti voti.

I FRUTTI DELLA CORNUCOPIA - Oggi, sui mercatini rionali, di produttori agricoli se ne vedono pochi. Eppure, in un’altra èra, si usava dire che questa era una regione “ruralissima”. I superstiti della categoria sono rappresentati da giovani extracomunitarie che, apparentatesi a gente del posto, ne hanno preso a coltivare l’orto, ma non per ricavarne frutta bella da guardare, quanto per conseguirne un reddito. Insomma, “meglio la vita rùvida e concreta del buon mercante, inteso alla moneta” che i conàti artistici. Cosicché quelle belle primizie, degne di un quadro d’autore, ora colpiscono meno l’occhio ma molto di più il portafogli. E, cosa più grave, accanto ai quantitativi di propria produzione, vengono esposti sul banco per la vendita pure prodotti visibilmente acquistati nei mercati generali di Pescara o di Fondi. Come le banane 'termolesi'.

MEMORIE CEMETERIALI - Da piccolo, mi recavo sempre al cimitero della mia Città d’origine con mia madre. Appena varcato il cancello, mentre lei si dirigeva a pregare sotto il loculo della mia sorellina (morta a 15 mesi), io mi allontanavo per aggirarmi tra quei viali delimitati in ogni stagione da cespugli di mortella, verdi tutto l’anno ma così poco odorosi. Guardando le nicchie, mi soffermavo sui ritratti a mezzo busto che vi erano stati applicati, seminascosti dai fiori messi a dimora nei vasi dai parenti. Le foto erano inquadrate in tondelli oppure limitate da ovali di porcellana bruciata. Ciò che più mi attirava erano talune aggettivazioni ed i volti sovrapposti su quelle scritte. Mi ispiravano vicende che, verosimilmente, avevano agitato il piccolo mondo di ciascuno. C’erano delle lettere in bronzo (con la scritta “rag.”) poste sulla lastra di marmo di un tale che, in vita, era stato un ragioniere e c’era il viso minuto di un “bambino”, vissuto appena 5 anni. Ma, su di ogni altra foto, spiccava quella di una giovane, venuta meno nel pieno della giovinezza. Chi aveva scolpito il marmo aveva utilizzato, per lei, il delicato termine di “fanciulla”. Il mio animo di allora sapeva trovare nel cimitero gli odori di tante gioventù sfiorite e la bellezza ed il sapore di vita di altri miei simili. Ricavavo dalle iscrizioni e dalle fotografie princìpi di storie reali che poi arricchivo con i miei sogni adolescenziali, saziando la mia fantasia.

RISTORANTI - Oggi, quando si gira per ristoranti, per trattorie e per i locali agrituristici dell’ex-Contado, il problema non è più quello di cogliere le sfumature tra i modi di cucinare dei vari cuochi o tra le maniere di apparecchiare studiate da accorti maestri di sala; è, piuttosto, quello di soddisfare – con il fiuto e col palato – i gusti più “sopraffini” giustamente coltivati da chi intenda essere considerato un consumatore eccellente. Perciò può accadere che mute di “perlustratori” possano andare invano alla ricerca di un pomodoro, che abbia il gusto di un “pomo d’oro”, o di una porzione di manzo, che possa risvegliare almeno il ricordo dei lessi di una volta o di una fetta di pane esalante l’autentica fragranza del frumento. Le ricerche saranno pressoché inutili, perché oramai i cibi (fatte le dèbite eccezioni per quanto viene ammannito da alcuni validissimi ristoratori) si distinguono non più dal sapore quanto piuttosto dal colore, dalla forma e dall’elaborata (ma inutile) presentazione in tavola.

Claudio de Luca

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