Giornata mondiale del suolo

Orizzonti dom 05 dicembre 2021
Spalla di La Redazione
9min

TERMOLI. In un'epoca dove ambiente e sostenibilità sono al centro del villaggio, ma non come dovrebbe ancora essere, visti i rischi, celebriamo per il terzo anno di fila sulla nostra homepage la data del 5 dicembre: Giornata mondiale del suolo, ricorrenza istituita dal 2014 dall'agenzia alimentare dell'Onu, la Fao. Il tema di questa edizione è "Arresta la salinizzazione del suolo, aumenta la produttività del suolo". La campagna 2021 vuole porre l'attenzione sull'importanza di mantenere ecosistemi sani e il benessere umano affrontando le crescenti sfide nella gestione del suolo, combattendo la salinizzazione del suolo, aumentando consapevolezza del suolo e incoraggiare le società a migliorare la salute del suolo.

La salinizzazione e la sodificazione del suolo sono i principali processi di degrado del suolo che minacciano l'ecosistema e sono riconosciuti tra i problemi più importanti a livello globale per la produzione agricola, la sicurezza alimentare e la sostenibilità nelle regioni aride e semiaride.

Nel corso dell'estate abbiamo pubblicato l'interessante rapporto dell'Ispra su "Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici", da cui estrapolammo questa sintesi:

Uno dei baluardi di tutela e prevenzione del territorio è quello di tenere sotto stretta osservazione la statistica di consumo del suolo. In Molise, Termoli è seconda solo al capoluogo, col 17,9% di suolo comunale utilizzato (contro 19,8%). Rimanendo sul dettaglio comunale, ma in termini di valori di suolo consumato, stimato al 2020, si parla di 991 ettari (nel capoluogo sono 1.108). L’articolo 13 della legge 28 giugno 2016 n. 132 che, al fine di promuovere e indirizzare lo sviluppo coordinato delle attività del Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente ha istituito il Consiglio del Sistema nazionale (di seguito Consiglio Snpa), presieduto dal presidente dell’Ispra e composto dai legali rappresentanti delle agenzie e dal direttore generale dell’Ispra. L’ultimo rapporto presentato è del 12 luglio scorso.  Il monitoraggio del territorio e del consumo di suolo sono attività previste anche nell’ambito dei servizi “Land” di Copernicus, a cui il Snpa fornisce il proprio contributo, per assicurare la valutazione dello stato e delle dinamiche di trasformazione del suolo e del territorio, del Mirror Copernicus nazionale e delle attività di sviluppo e di diffusione dei dati ambientali e della cartografia ufficiali di riferimento nell’ambito del Sistema Informativo Nazionale Ambientale (Sina). Per tali scopi, è stata attivata nell’ambito del TIC V “SINANet e reporting, comunicazione, formazione ed educazione ambientale” la Rete dei Referenti per il monitoraggio del territorio e del consumo di suolo (RR-TEM V/04) che ha definito la metodologia di riferimento nazionale e che assicura il monitoraggio, avvalendosi anche delle tecniche di telerilevamento satellitare, l’elaborazione della cartografia e degli indicatori e la redazione del Rapporto annuale “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. A illustrare la mission del rapporto è Stefano Laporta, presidente dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa).

«L’edizione 2021 del Rapporto su consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, l’ottava dedicata a questi temi, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione del nostro territorio, che continuano a causare la perdita di una risorsa fondamentale, il suolo, con le sue funzioni e i relativi servizi ecosistemici. Il Rapporto analizza l’evoluzione del territorio e del consumo di suolo all’interno di un più ampio quadro di analisi delle dinamiche delle aree urbane, agricole e naturali ai diversi livelli, attraverso indicatori utili a valutare le caratteristiche e le tendenze del consumo, della crescita urbana e delle trasformazioni del paesaggio, fornendo valutazioni sull’impatto della crescita della copertura artificiale del suolo, con particolare attenzione alle funzioni naturali perdute o minacciate. La tutela del patrimonio ambientale, del paesaggio e il riconoscimento del valore del capitale naturale sono compiti e temi a cui richiama l’Europa, rafforzati dalla nuova strategia del Green Deal e dalla recente risoluzione del Parlamento Europeo, e ancor più fondamentali per noi alla luce delle particolari condizioni di fragilità ambientali e di criticità climatiche del nostro Paese e rispetto ai quali il Rapporto fornisce il proprio contributo di conoscenza. Con il Piano Nazionale di Riprese e Resilienza, nonostante alcuni investimenti come quelli su infrastrutture e impianti di energia da fonti rinnovabili che porteranno evidentemente a un incremento delle superfici artificiali che dovrebbero essere auspicabilmente bilanciate da un equivalente ripristino e rinaturalizzazione di aree già impermeabilizzate, il Governo si è impegnato ad approvare una legge nazionale sul consumo di suolo in conformità agli obiettivi europei, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure positive il futuro dell’edilizia e la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola. Una legge che, se riuscisse ad arrestare finalmente ed efficacemente il consumo di suolo nel nostro Paese, permetterebbe di fornire un contributo fondamentale per affrontare le grandi sfide poste dai cambiamenti climatici, dal dissesto idrogeologico, dall’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, dal diffuso degrado del territorio, del paesaggio e dell’ecosistema. I dati aggiornati al 2020, prodotti a scala nazionale, regionale e comunale, sono in grado di rappresentare anche le singole trasformazioni individuate con una grana di estremo dettaglio, grazie all’impegno del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che vede ISPRA insieme alle Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome, in un lavoro congiunto di monitoraggio svolto anche utilizzando le migliori informazioni che le nuove tecnologie sono in grado di offrire e le informazioni derivanti da satelliti di osservazione della terra, tra cui quelle del programma Copernicus. È infatti compito del Sistema, ai sensi della legge 132/2016, seguire le trasformazioni del territorio e la perdita di suolo naturale, agricolo e seminaturale, inteso come risorsa ambientale essenziale e fondamentalmente non rinnovabile, vitale per il nostro ambiente, il nostro benessere e la nostra stessa economia. Questo ruolo di sentinella è fondamentale soprattutto in una fase di attesa di una normativa nazionale compiuta sul consumo di suolo, attualmente in discussione in Parlamento, che ci auguriamo possa garantire il progressivo rallentamento e il rapido azzeramento del consumo di suolo netto in Italia. I dati completi sul consumo del suolo e sullo stato del territorio e delle diverse forme insediative, sugli impatti prodotti sui servizi ecosistemici e sullo stato di degrado del suolo, sono rilasciati in formato aperto e liberamente accessibili sul sito dell’ISPRA e del SNPA. Rappresentano uno strumento che il Sistema mette a disposizione dell’intera comunità istituzionale e scientifica nazionale e una base conoscitiva a supporto delle diverse politiche, dello sviluppo del quadro normativo e delle decisioni a livello locale necessarie per arrivare all’obiettivo di arresto del consumo di suolo. I dati di quest’anno confermano la criticità del consumo di suolo nelle zone periurbane e urbane, in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali, unitamente alla criticità delle aree nell’intorno del sistema infrastrutturale, più frammentate e 6 oggetto di interventi di artificializzazione a causa della loro maggiore accessibilità e anche per la crescente pressione dovuta alla richiesta di spazi sempre più ampi per la logistica. I dati confermano l’avanzare di fenomeni quali la diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato e, dall’altro, la forte spinta alla densificazione di aree urbane, che causa la perdita di superfici naturali all’interno delle nostre città, superfici preziose per assicurare l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto. Tali processi riguardano soprattutto le aree costiere e le aree di pianura, mentre al contempo, soprattutto in aree marginali, si assiste all’abbandono delle terre e alla frammentazione delle aree naturali. La valutazione del degrado del territorio, strettamente legata alla perdita di servizi ecosistemici che un suolo è in grado di offrire, permette di avere un quadro più completo dei fenomeni che impattano sulla funzionalità del suolo e che limitano la nostra capacità di “combattere la desertificazione, ripristinare terreni degradati e suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, per realizzare la neutralità del degrado del territorio (Land Degradation Neutrality - LDN)” e di “far diventare più inclusive, sicure, resilienti e sostenibili le città” entro il 2030, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Il consumo di suolo, con le conseguenze analizzate approfonditamente in questo rapporto, non rallenta neanche nel 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività durante il lockdown, e continua al ritmo non sostenibile di oltre 50 chilometri quadrati l’anno, anche a causa dell’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale. L’iniziativa delle Regioni e delle Amministrazioni locali sembra essere riuscita marginalmente, per ora, e solo in alcune parti del territorio, ad arginare l’aumento delle aree artificiali, rendendo evidente l’inerzia del fenomeno e il fatto che gli strumenti attuali non abbiano mostrato ancora l’auspicata efficacia nel governo del consumo di suolo. Ciò rappresenta un grave vulnus in vista dell’auspicata ripresa economica, che non dovrà assolutamente accompagnarsi a una ripresa della artificializzazione del suolo naturale, che i fragili territori italiani non possono più permettersi. Non possono permetterselo neanche dal punto di vista strettamente economico, come ci indica ormai da tempo la Commissione Europea. La perdita consistente di servizi ecosistemici e l’aumento dei “costi nascosti”, dovuti alla crescente impermeabilizzazione del suolo, sono presentati in questo Rapporto al fine di assicurare la comprensione delle conseguenze dei processi di artificializzazione, delle perdite di suolo e del degrado a scala locale anche in termini di erosione dei paesaggi rurali, perdita di servizi ecosistemici e vulnerabilità al cambiamento climatico. Tali costi potrebbero erodere in maniera significativa, ad esempio, le risorse disponibili grazie al programma Next Generation EU. Un consistente contenimento del consumo di suolo, per raggiungere presto l’obiettivo europeo del suo azzeramento, è la premessa per garantire una ripresa sostenibile dei nostri territori attraverso la promozione del capitale naturale e del paesaggio, la riqualificazione e la rigenerazione urbana e l’edilizia di qualità, oltre al riuso delle aree contaminate o dismesse». Per questo obiettivo sarà indispensabile fornire agli enti locali indicazioni chiare e strumenti utili per rivedere anche le previsioni di nuove edificazioni presenti all’interno dei piani urbanistici e territoriali già approvati. In questo quadro lo sforzo del Snpa con il Rapporto si pone come punto fermo, fornendo un supporto conoscitivo autorevole per l’impostazione e la definizione di un efficace nuovo quadro normativo e per un maggiore orientamento delle politiche territoriali verso la sostenibilità ambientale e la tutela del paesaggio».

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