Gli Azzurri soccorrono Sbrocca a loro insaputa

ven 19 ottobre 2018
Spalla di Pino D'Erminio
7min
Il progetto del tunnel ©Termolionline.it
Il progetto del tunnel ©Termolionline.it

TERMOLI. Il 17 ottobre, su richiesta dei consiglieri del Movimento 5 Stelle, si è finalmente tenuto un Consiglio regionale monotematico sulla variante 1/2018 al PRG (piano regolatore generale) di Termoli, adottata dal Consiglio comunale di Termoli il 27 luglio 2018; variante indispensabile per realizzare il tunnel ed il complesso edilizio polifunzionale previsti dal progetto Mobilità Sostenibile (Grande Scempio per gli oppositori).

L’area interessata alla variante è quella del Piano di Sant’Antonio e della parte bassa del Pozzo Dolce, che secondo il PRG vigente è destinata quasi per intero a verde pubblico attrezzato.

All’inizio ho usato l’avverbio “finalmente”, perché l’Amministrazione comunale di Termoli ha incardinato il progetto Mobilità Sostenibile in una procedura semplificata ed abbreviata prevista per le opere di pubblico interesse (DPR 327/2001, art. 19), secondo la quale la Regione (competente in materia di PRG e relative varianti) deve approvare o rigettare la variante al PRG entro 90 giorni da quando riceve la delibera di adozione con la relativa documentazione; decorso inutilmente il termine dei 90 giorni, la variante si intende approvata dalla Regione in silenzio-assenso e il Consiglio comunale può trasformare l’adozione in approvazione definitiva.

L’attribuzione del requisito del pubblico interesse all’intero complesso edilizio polifunzionale (che ospita parcheggi, negozi, unità residenziali, un teatro ed un terzo del tunnel) è stata messa in dubbio, ma - a meno che non venga formalmente impugnata da un soggetto legittimato a farlo – questa è la procedura attualmente in essere; di conseguenza, considerato che l’Ufficio protocollo della Regione ha ricevuto la documentazione il 1° agosto, il 30 ottobre è la data limite oltre la quale la variante sarebbe approvata in silenzio-assenso (un organo di stampa locale ha indicato come data limite il 25 ottobre, perché conteggia erroneamente i 90 giorni dal giorno della delibera del Consiglio comunale e non da quello in cui la Regione ha ricevuto la documentazione).

In base alla legge regionale 7/1973, nel testo vigente (ultima modifica il 16 agosto 2012), all’art. 2, punto d), la competenza in materia dei PRG e loro varianti è del Consiglio regionale, che - considerati i tempi strettissimi a disposizione – avrebbe dovuto essere investito della materia con la massima tempestività e, prima ancora del Consiglio, la III Commissione consiliare, che si occupa di urbanistica.

Invece, nonostante le sollecitazioni del Presidente della III Commissione Armandino D’Egidio, rivolte anche per iscritto al Presidente della Giunta regionale Toma ed al Servizio Pianificazione e Gestione Territoriale, i documenti pervenuti il 1° agosto hanno dormito chissà dove e sono stati consegnati ai consiglieri regionali solo la sera del 16 ottobre, a poche ore dal Consiglio regionale del giorno seguente ed a due settimane esatte dalla scadenza del 30 ottobre.

Aggiungo che il Presidente del Consiglio regionale Micone aveva inizialmente convocato il Consiglio regionale chiesto dai 5 Stelle per venerdì 12 ottobre, spostandolo successivamente al 17 proprio per consentire di consegnare la documentazione ai consiglieri (operazione di una complessità che mi sfugge), cosa che comunque andava fatta almeno 5 giorni prima della seduta, secondo quanto dispone lo Statuto della Regione Molise, art. 29, ed il Regolamento del Consiglio regionale, art. 31.

Comunque sia, a meno 13 giorni dalla scadenza si è riunito il Consiglio regionale ed il consigliere Fontana (M5S) ha esposto una mozione in cui ha chiesto di bocciare la variante 1/2018 al PRG di Termoli per difetto di istruttoria, data l’assenza della verifica di assoggettabilità alla VAS (valutazione ambientale strategica).

Subito dopo è intervenuto il Presidente Toma, il quale ha riferito che i tecnici regionali stanno lavorando sul problema del finanziamento pubblico di 5 milioni relativo al tunnel; finanziamento che potrebbe venire a mancare, in quanto il Comune di Termoli non ha fornito tutta la documentazione necessaria a completare l’istruttoria.

La notizia in sé è interessante, ma che c’entra con la variante al PRG?

Il Consiglio regionale è stato convocato non per essere informato sullo stato dei finanziamenti necessari a realizzare l’opera, ma per decidere sui presupposti urbanistici dell’opera, cioè sul suo inserimento nel contesto urbanistico e sociale dell’area interessata, nel rispetto delle normative urbanistiche regionali e nazionali.

Entrambe le tematiche (urbanistica e finanziaria) sono decisive perché l’opera venga concretamente realizzata, ma sono ben distinte, anche sotto il profilo degli adempimenti amministrativi.

Dopo questo fuori tema, il Presidente Toma – con notevole fervore oratorio – ha proposto una mozione in cui si invita la Giunta Sbrocca a consentire il referendum consultivo sulla realizzazione del tunnel e del complesso edilizio polifunzionale, perché – sostiene - su un intervento edilizio di tale portata il diritto di decidere è dei termolesi.

«Noi non vogliamo imporre nulla, finché il Comune non si esprimerà sul referendum»; ma se ciò non dovesse avvenire il Consiglio regionale boccerà la variante 1/2018 al PRG di Termoli.

Nella posizione espressa dal Presidente Toma ci sono quattro punti che non reggono: (1) il referendum previsto dal Comune di Termoli è consultivo; (2) la decisione in materia di PRG è, per la legge regionale citata, di competenza del Consiglio regionale e non può essere delegata ad altri, a meno che non si cambi la legge; (3) è da escludere (se non altro per motivi organizzativi) che il referendum possa tenersi entro il 30 di questo mese e, se successivamente il referendum non dovesse tenersi, il Consiglio regionale non potrebbe più bocciare un bel nulla, in quanto la variante sarebbe già stata approvata in silenzio-assenso; (4) se il Consiglio regionale bocciasse la variante al PRG motivando la bocciatura con la mancata celebrazione del referendum, commetterebbe un grave illecito amministrativo per eccesso di potere e violazione della legge, in quanto l’omissione della procedura referendaria non è contemplata dalle norme attuali come censura valida ai fini del rigetto dei PRG e delle loro varianti.

Subito dopo sono intervenute le due consigliere della Lega, Aida Romagnuolo e Mena Calenda, che si sono notevolmente discostate dall’intervento del Presidente Toma, in quanto – pur riconoscendo sotto il profilo politico l’importanza del referendum – hanno proposto di bocciare subito la variante, perché è stato disatteso il Codice dell’ambiente (DLgs 152/2006), avendo omesso la verifica di assoggettabilità a VAS del progetto (art. 6).

Il consigliere Nico Romagnuolo ha proposto di unificare le mozioni Fontana e Toma.

Così si è chiusa la mattinata e il Consiglio è stato aggiornato al pomeriggio.

Da qui in poi non riferirò puntualmente sui singoli interventi, che sono stati numerosi, e me ne scuso con i consiglieri, ma una cronaca dettagliata porterebbe via troppo tempo e sono costretto a segnalare solo alcuni passaggi che mi hanno colpito maggiormente.

La consigliera Manzo (M5S), tra le altre cose, ha sottolineato che l’Amministrazione di Termoli ha ostacolato pervicacemente la celebrazione dei referendum e che comunque già il 23 agosto 2017 il Consiglio regionale all’epoca in carica ha votato all’unanimità una mozione perché il Presidente della Giunta regionale ed il Presidente del Consiglio regionale si adoperassero presso l’Amministrazione di Termoli per sostenere la tenuta del referendum e la sospensione dell’iter procedimentale in attesa della sua celebrazione: tale mozione non ha prodotto nessun risultato e riproporla non avrebbe senso.

Mi ha molto sorpreso l’intervento del consigliere Iorio, non tanto perché anche lui come Toma si è concentrato più che altro sui finanziamenti pericolanti e sul referendum negato, quanto perché nel merito della variante al PRG ha sostenuto che «È difficile, quasi impossibile determinare la parte urbanistica.»

Che un amministratore di lungo corso come lui, entrato in Consiglio regionale nel 1995 e che per molti anni ha ricoperto la carica di Presidente della Giunta regionale si dichiari disorientato riguardo alle prerogative del Consiglio regionale in materia di urbanistica, mi lascia basito.

Un po’ su questa scia anche il consigliere Cefaratti (Orgoglio Molise), secondo il quale le norme urbanistiche sono difficili da interpretare; anche oltre il consigliere Tedeschi (Popolari per l’Italia), convinto che la legge regionale 7/1973 ha esautorato il Consiglio regionale in materia di PRG.

Più sbilanciato di tutti il consigliere Facciolla (PD), sostenitore della tesi che l’approvazione regionale alla variante al PRG c’è già e che è stata data dal rappresentante unico della Regione in seno alla Conferenza di servizi decisoria.

Anche volendo aderire a fini euristici alla tesi del consigliere Facciolla, considerato che la Conferenza di servizi decisoria si è chiusa il 30 marzo 2018 (determina dirigenziale n. 13 del RUP), mentre l’adozione da parte del Consiglio comunale di Termoli della variante al PRG è avvenuta il 27 luglio 2018, com’è possibile che venga approvato un atto amministrativo quasi quattro mesi prima che l’atto medesimo si formi?

E ancora, se la Giunta Sbrocca ha già in tasca l’approvazione della variante al PRG, perché la delibera del Consiglio comunale del 27 luglio parla di adozione e non di approvazione?

Comunque, per verificare di chi sia la competenza, Facciolla invita a chiedere un parere pro veritate all’avvocatura distrettuale dello Stato.

Il consigliere Pallante (Fratelli d’Italia) ha riepilogato la posizione della maggioranza ed ha espresso la volontà che la III Commissione consiliare si riunisca già il giorno dopo (18 ottobre), per approfondire tutti gli aspetti emersi nella discussione, in modo da potere arrivare ad un nuovo Consiglio regionale (risolutivo?) il 29 ottobre.

Messa ai voti, la mozione Toma ha ottenuto 16 voti favorevoli e due contrari (PD), mentre Fontana ha ritirato la sua mozione, che evidentemente sarebbe andata in minoranza.

Ce la farà il Consiglio regionale a decidere sulla variante al PRG entro il 30 di questo mese?

Se ciò non dovesse accadere, il sindaco Sbrocca otterrebbe un formidabile aiuto dagli azzurri; a loro insaputa, of course.

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