Larino: la politica della “pentolaccia”
LARINO. C’è da chiedersi cosa mai stia accadendo a Palazzo Ducale dove le Assemblee consiliari vengono descritte sempre come un po’ agitate. Analogamente le riunioni dell’Esecutivo che partoriscono deliberazioni poco tranquillizzanti. Fuori dai denti, taluni assessori mugugnano e qualche altro risulta quasi sempre assente dalla quotidiana attività, nonostante l’incarico rivestito. Dal canto suo il segretario comunale si è improvvisamente dimesso per motivazioni non bene esplicitate a cui, però, non apparirebbero estranee quella caterva di interrogazioni depositate ad ogni Consiglio da Vito Di Maria e da Franco Rainone che sottolineano cosa non andrebbe nell’andamento amministrativo. Naturale che il sindaco Puchetti si difenda e che smentisca; ma quel suo (apparentemente) bonario ‘savoir faire’, sparso a piene mani sui ‘social’, non convince troppo, lasciando intendere – fra le righe - che le cose non procedano proprio come dovrebbero. Intendiamoci, l’eredità lasciatagli non può renderlo felice. La struttura impiegatizia è stata ridotta ai minimi termini; ed anche a livello apicale le cose non vanno. La Responsabile degli Affari generali (oberata anche dall’onere del Servizio di Ragioneria-tributi e dalle funzioni di vice-Segretario) ha comunicato che intende recedere dall’incarico per cui era stata assunta. Ma il sindaco, anziché predisporre (assieme ai componenti della Giunta ed al Consiglio) un nuovo piano di dotazione organica. in linea con quanto stabilito dalla Ministra Bongiorno, continua a cercare funzionari – al di fuori delle procedure concorsuali – decretando irritualmente, ‘motu proprio’, l’ascesa di questo o di quell’altro sui vari podi.
Sarebbe già tanto se un Esecutivo si applicasse alla gestione corrente dell’attività comunale come fanno i buoni amministratori di condominio. Ma neppure questo avviene; cosicché, mentre una Giunta (appena arrivata) dovrebbe portare con sé delle novità, a Palazzo si continua ad agire come se niente fosse cambiato da un Sindaco all’altro. Purtroppo una cosa è fare politica per conquistare suffragi, altra è la gestione quotidiana vera e propria. Spieghiamo meglio: prima del voto può essere anche giusto gestirsi con la tecnica della pentolaccia, quel gioco dove tutti – giocando con una benda sugli occhi - menano un bastone al fine di rompere la ‘pentolaccia’ del sistema, magari senza valutare impossibilità, contraddizioni e autolesionismi vari. Però, una volta eletti, la teoria va corretta con l'«albero delle decisioni» e diventa stringente dedicare ogni attenzione ai problemi del giorno. In due parole, se vai all'Università e ti iscrivi ad ingegneria, ti sarai collocato sul ramo «ingegneria». Se, a un certo punto, vuoi fare medicina non puoi continuare nel tuo ramo. Devi tornare indietro, al tronco, e ricominciare da capo. Insomma, l'essere al Governo del Palazzo obbliga a non comportarsi come quando - in piazza - si urlava dicendo peste e corna dei concorrenti. Un esempio?
Quando il sindaco Puchetti militava all’opposizione della giunta Giardino, diede voce ad una feroce diatrìba per le modalità con cui quell’Esecutivo snobbava le vicende intrattenute dall’Ente con la Bajengas. Sono trascorsi anni ed al timone della cosa pubblica è arrivato l’antico ‘castigamatti’ ed il suo ‘team’; ma quel problema – tuttora in piedi – è sparito dalla sua agenda assieme ad altre necessità collegate che – uno esperto in materia qual è lui – non può fingere di ignorare. Alludiamo al fatto che dev’essere diventata quarantennale la persistenza ‘in situ’ dei vecchi contatori, con beneficio per chi gestisce la rete e danno per i cittadini allacciati. E’ chiaro che misuratori di consumo in tale condizione sarebbero già stati messi in quarantena se fosse operativo l’apposito Ufficio della Camera di commercio. Colpa del primo Magistrato amministrativo di Larino? Oggettivamente sì, ma non possiamo mettere da parte quella di chi lo ha votato.
Claudio de Luca