Non osate toccare i politici

Lettera aperta lun 21 gennaio 2019
Spalla di Claudio de Luca
3min
Lettera aperta a Palazzo Ducale ©Termolionline.it
Lettera aperta a Palazzo Ducale ©Termolionline.it

LARINO. Ha prodotti strascichi e reazioni l’articolo pubblicato il 14 gennaio 2019, giusto lunedì scorso, “La politica della pentolaccia”.

Reazioni si sono avute sui social, tanto che l’articolista Claudio de Luca è dovuto tornare sull’argomento.

«Quando certuni ‘tifosi’ (obbligati) della propria parte politica ‘giocano’, costruiscono mondi;e cos’è un presepe se non la miniaturadel globo terracqueo? Il fatto è che un soggetto presepiale (solo di Paese) contiene – oltre alle figure canòniche dell’ecumène cristiano – tutta una serie di personaggi che appartengono al luogo. Dunque, non solo Maria, Giuseppe, il Bambino, i Magi, il bue e l’asinello (e magari un frullo d’angeli sopra la capanna) quand’anche un’intera popolazione di specifici e riconosciuti caratteri locali; e, tra di questi, soprattutto gli Amministratori comunali.

Nel caso di specie si tratta di personaggi che si delineano attraverso caratterizzazioni meno convenzionali. Ci riferiamo a figure che non sono parte della “Cantata dei pastori” (Perrucci, 1698) bensì a figuranti (in carne ed ossa) che, presi tutti insieme, concretano una folla familiare e proverbiale. Praticamente fanno entrare in iscena una sorta di piccolo “San Carlino” che si mobilita per avvalorare la prodigiosa nascita politica del lume fra le tenebre, a scorno di chi li abbia posti in discussione. E così gli aventi causa si atteggiano a tanti Belfagor che esclamano: “Spalancatevi abissi, e sotterrate chi osa metterci in discussione”. Ed ecco che, proprio in questi giorni, a distanza di meno di un mese dal Natale, il presèpe è rinato ancora una volta a Larino dopo che – malauguratamente – il vostro cronista ha espresso alcune valutazioni (poco gradite dalla parte) sull’Esecutivo che regge le sorti di Palazzo ducale. Desidero precisare che si è trattato di un’analisi, di una interpretazione con cui si esprimevano osservazioni e giudizi, magari fallaci, ma che comunque avrebbero richiesto delle risposte sul punto. Anzi, una persona intelligente avrebbe dovuto interrogarsi al fine di appurare se l’Esecutivo non avesse sbagliato in proposito. Purtroppo, niente di tutto questo.

Si era parlato di assessori assenti dalla quotidianità, del Segretario comunale dimessosi per motivazioni non bene esplicitate, di interrogazioni a strascico depositate dalla minoranza, di struttura impiegatizia ridotta ai minimi termini, della Responsabile degli Affari generali che intende recedere dall’incarico.

Ebbene qualcuno, sicuramente lontano dai problemi posti dal cronista, ha creduto di potere rispondere, replicando: “Nel Comune oggi le cose ‘sfilano’ di più. Perciò gli altri cerchino di fare i pensionati. E, se le mogli non li sopportano a casa, se ne stiano confinati nel garage”.

Che dire? Sentirsi dare del ‘vecchio’ bacucco dà da pensare. Ritenersi intelligenti solo perché non la si pensa come il cronista, significa ignorare che l'altro nome dell'intelligenza si chiama ‘dubbio’; e che riconoscere falle e pecche può rivelarsi un accrescimento di civiltà.

Voglio ricordare a me stesso che ogni faziosità è vana e che è paragonabile a una bicicletta senza ruote che non porterà da alcuna parte. C’è anche chi, finalmente, si pone una domanda: “Ma com’è possibile parlare di una situazione quando si vive lontani? Da chi si è informati e perché?”.

Insomma si preferisce divagare con quesiti peregrini ma scordando che oggi – grazie alla trasparenza amministrativa – ogni Comune si è dotato di un Sito istituzionale su cui compare di tutto, con la conseguenza che, persino chi abiti a New York, può conoscere minutamente tutti gli atti amministrativi di Palazzo Ducale. Ma non è ancora finita.

C’è anche chi, preoccupandosi della propria “web-reputation”, prende a replicare trincerandosi dietro nomi da fantasia, disconoscendo la paternità dello scritto, persino quando tutto parrebbe portare a lui. A scanso di equivoci, sarà bene ricordare che non sempre il torto sta dalla parte degli assenti, soprattutto se – durante la propria vita lavorativa – hanno posto in essere atti amministrativi e redatte statistiche più che esaurienti circa l’attività perseguita un anno dietro l’altro e per 33 anni».

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