Le tante sfaccettature del contagio

mer 02 dicembre 2020
Spalla di La Redazione
3min
L'ospedale San Timoteo ©TermoliOnLine
L'ospedale San Timoteo ©TermoliOnLine

TERMOLI. “Il padiglione Covid è pensato con tecnologia all’avanguardia: radiologia, ecografi anche portatili a piano terra, oltre agli spogliatoi per il personale con gli altri piani tutti dedicati ai pazienti, completamente isolato dal resto dell’ospedale.”

Questo è scritto sul Giornale di Brescia del 21 ottobre scorso e lo si riporta per evidenziare l’accorgimento adottato per far fronte alla pandemia senza sacrificare la tradizionale funzione di un presidio ospedaliero: continuare a garantire il funzionamento di reparti e servizi per ricoveri, terapie, interventi chirurgici ad ampio raggio al fine di evitare disagi e rischi a quanti sono afflitti da malattie gravi e gravissime.

Evidentemente a Brescia, e in chissà quante altre parti d’Italia, non è stato dimenticato il conclamato ritorno del virus in autunno, fatto durante l’estate, e si sonoorganizzati per fronteggiarlo.

Da noi situazione e informazione erano all’incirca le stesse e comunque si sapeva che in autunno e in tutta Italia ci sarebbe stato un ritorno del Covid, ma nel lasso di tempo giugno-settembre cosa è stato fatto per affrontarlo e ridurne la pervasività per meglio tutelare la salute dei molisani?

Parte dell’Ospedale di Termoli, in coma non tanto silente, o di quello di Isernia e meglio ancora la struttura di Larino, avrebbe potuto essere organizzato per il ricovero degli affetti dal Covid previa implementazione delle risorse umane e tecnologiche: medici (anestesisti, cardiologi, chirurghi, internisti, gastroenterologi …) ed infermieri in rapporto al numero dei posti-letto, rianimazione e servizi di supporto (radiologia …). Tali risorse sono ovviamente già presenti negli ospedali di Termoli, anche se non in maniera adeguata, e di Isernia e in tal caso, o anche per allestire uno specifico padiglione, trattandosi di emergenza, non sarebbero mancate motivazioni e ragioni per richiedere ed avere parte di quei milioni di Euro di cui tanto ha parlato e parla la televisione.

In una organizzazione del genere l’Ospedale Regionale di Campobasso avrebbe potuto continuare a svolgere la tradizionale funzione di Ospedale Hub e garantire, oltre ai cosiddetti Lea, le super specialità che mancano negli Ospedali di Isernia edi Termoli senza alcuna riduzione dei servizi (interventi chirurgici quasi bloccati, posti letto ridotti al minimo …) dal momento che le persone da ricoverare non mancano.

I responsabili della Sanità regionale (il cosiddetto Cts), commissari e politici ?, nel lasso di tempo citato, forse avrebbero potuto intervenire anche sui presìdi e sugli ambulatori di zona ai fini di uno screening generale per alleviare i disagi e i problemi delle categorieeconomicamente più deboli e fragili (pensionati, disoccupati, famiglie indigenti),proprio come ha fatto in questi giorni l’Alto Adige. E invece? Invece a Termoli per un tampone bisogna pagare dai 50 ai 90 euro.

La diffusione del contagio ovviamente non dipende dalle carenze e dalla scarsa organizzazione della Sanità regionale ma anche da noi cittadini portati, come siamo, a sottovalutare e ignorare informazioni e regole quali l’uso della mascherina, il distanziamento sociale, l’igiene e il buon senso per evitare gli assembramenti.

Malgrado il tam-tam delle raccomandazioni, giustamente già iniziato per il Natale, occorre ricordare che durante l’estate negli spazi all’aperto ristoranti, pizzerie e bar, ubicati nei punti più sensibili della Città, ogni sera sono stati sotto assedio: non dagli assembramenti, ma dalle folle!

Se a molti va attribuita questa (pesante) leggerezza, un riferimento a gruppi di giovani che domenica scorsa, allietata da un bel sole, hanno allegramente bevuto birra ai tavolini di alcuni bar, non può mancare. Affidandosi alla propria ‘condizione fisica’, ignorando ogni norma di tutela degli altri e di autotutela, hanno involontariamente sfidato l’invisibile e insidiosissimo nemico che non sta risparmiando nessuno, a prescindere dall’età e dalla forza fisica. In una situazione come l’attuale va ricordato che la morte causata dal Covid è semplicemente inumana: a caratterizzarla infatti è l’isolamento affettivo.

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