Maria Rosaria Russo spopola anche a teatro e sul palco si parla di Termoli

BRAVURA NOSTRANA mer 30 ottobre 2019
Spettacolo di Michele Trombetta
3min
Maria Rosaria Russo e Massimiliano Vado ©web
Maria Rosaria Russo e Massimiliano Vado ©web

TERMOLI. Abbiamo contattato Maria Rosaria Russo, la bravissima attrice di origini termolese, dopo aver saputo del gran successo che sta ottenendo il suo spettacolo teatrale al Brancaccino di Roma, "Paura d'amare", una grande opera teatrale americana degli anni ‘80 da cui poi è stato girato un film "Frankie and Johnny", interpretato da Michelle Pfeiffer e Al Pacino che ebbe un successo pazzesco. Oggi questa piece riportata in teatro a Roma - dove sta ottenendo un successo con sold out tutte le sere - è interpretata dalla nostra Maria Rosaria Russo e dall’attore Massimiliano Vado.

Lo spettacolo ha come regista Giulio Manfredonia, il marito di Maria Rosaria. Sull’onda del magico periodo in cui è molto impegnata tra lavori televisivi e cinematografici, questo suo ricalcare, dopo tanti anni di assenza, il palcoscenico di un teatro, l'ha mandata al settimo cielo.

-Maria Rosaria, sei tornata al tuo primo amore, il teatro, e stando ai numeri, è stata una scelta più che azzeccata. Parlaci un po' dello spettacolo:

"Siamo sempre stati innamoratissimi di questo film con Pacino e la Pfeiffer, così anche del mood che c'è in questo film, ovvero il tema della paura che non è soltanto la paura d'amare che è solo un espediente; in realtà credo sia un tema attualissimo perché è rivolto alla paura di soffrire e in qualche modo alla paura di vivere che è una cosa che accomuna chiunque in qualsiasi epoca, in qualsiasi posto del mondo perché la paura di vivere è una condizione umana e spesso ci blocca per il rischio di soffrire. Questo spettacolo parla dell’incontro in un ristorante di una cameriera (Frankie) e di un cuoco (Johnny) e da lì sarà un confronto di solitudini, entrambi con delle cicatrici, ma mentre lui vuole a tutti i costi vivere e andare in fondo alla vita per rimediare quella che è stata la sua impossibilità di rimettere a posto in qualche modo i suoi errori, lei, al contrario, è molto chiusa alla vita, all'amore, alle persone, è una donna che sopravvive, ma non vuole vivere perché ha sofferto troppo.

In fondo è un bel confronto umano e attoriale e la cosa bella è che noi non abbiamo rifatto la piece teatrale come nacque all'inizio di Frankie e Johnny, ma abbiamo voluto riportare il film sul palco, quindi sembrerà di vedere una proiezione cinematografica in teatro con una recitazione talmente asciutta che fa sembrare di stare al cinema, eppure ci sono gli attori; infatti, per riproporre l'atmosfera del film, non abbiamo voluto far una cosa a due perché sembrava riduttiva, ma abbiamo preferito il contorno di 6 attori attorno a noi che dessero proprio questa frenesia del ristorante. Tutto in una magica atmosfera, ricca di sorrisi, ma anche di dolore e di dramma, specialmente nelle scene a due."

-Un ruolo, il tuo, che in pratica ti ha in qualche modo molto trasformata da quella che sei al di fuori della scena...

"Sì, io per recitare questo ruolo mi sono dovuta “violentare” affinché diventasse il più reale possibile: sono molto espansiva e quindi qui ho dovuto fare un lavoro a ritroso, andare a studiare il particolare del gesto, dello sguardo di una donna ferita, che è bloccata e rigida sia nelle azioni sia nelle parole. Un lavoro minuzioso alquanto difficile in cui ci ho messo l'anima, mi sono consumata, sono “pazza” di questa Frankie e oggi quasi non so più chi sono, come succede sempre quando ti cali in un personaggio. Sono quindici scene in un 'ora e mezzo di spettacolo, è tosta, ma ci ripaga il fatto che stiamo avendo un successo incredibile, al Brancaccino tutte le sere vi è il pienone."

- Toglici una curiosità: abbiamo saputo che all'interno della trama teatrale in modo diretto si parla anche della nostra e quindi tua città natale, Termoli. Come mai questa scelta?

"È verissimo! Il mio partner Massimiliano (Johnny) in un dialogo mi chiede dove sono nata e alla mia risposta - citando anche l'Ospedale San Timoteo per sensibilizzare dopo la paventata chiusura del Punto nascita di Termoli - fa finta di essere molisano come me.

A tal proposito, farei anche un appello ai quei molisani residenti a Roma: saremo ancora in scena fino a domenica 3 novembre e se qualche mio corregionale si dovesse trovare da queste parti, saremmo felici se venissero a vederci. Siamo sicuri che non se ne pentirebbero!”

Anche Giulio Manfredonia - che il prossimo 21 novembre sarà al cinema con il suo nuovo film "Cetto c'è, senzadubbiamente", con protagonista Antonio Albanese - è entusiasta per questa sua prima da regista teatrale, un’esperienza faticosissima, ma carica di soddisfazioni che forse, nemmeno nel cinema che è la sua vita, ha mai provato!

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