​Otto anni senza Lucio Dalla: Tremiti e Termoli non l’hanno mai dimenticato

L'anniversario dom 01 marzo 2020
Spettacolo di Valentina Cocco
2min
Lucio Dalla alle Isole Tremiti ©Ansa.it
Lucio Dalla alle Isole Tremiti ©Ansa.it

TERMOLI. Il primo marzo del 2012, esattamente otto anni fa, Lucio Dalla se n’è andato, stroncato da un infarto mentre era a Montreaux, in Svizzera. Ci ha abbandonati così, a pochi giorni dal suo compleanno. Ha lasciato questo mondo in silenzio, ma la sua improvvisa assenza ha fatto molto più rumore di quanto si aspettasse: perché lui, che guardava il mondo dietro le lenti dei suoi grandi occhiali, amava la gente ed il suo sentimento era ricambiato in egual misura (o forse anche di più). Malgrado le sue origini bolognesi, che non ha mai nascosto e di cui ha sempre conservato l’accento, Lucio Dalla aveva un legame speciale con le Isole Tremiti e con Termoli, dove trascorreva gran parte dell’anno.

Viveva in quell’isola, Patrimonio dell’Unesco, e lì aveva il suo personale studio di registrazione che apriva anche ai nuovi talenti. A Termoli, invece, veniva spessissimo: lo si vedeva passeggiare tranquillamente per Corso Nazionale, dopo aver ancorato il gommone al porto, andare a fare personalmente la spesa ed intrattenersi con le persone: perché lui, più di altri, era un antropologo. Viveva la gente, non tra la gente, ne studiava i comportamenti, le gesta e poi le descriveva, nero su bianco sul suo taccuino, prima di trasformarle in canzoni e musica. Camminava tranquillo lungo le vie della cittadina bassomolisana, senza pretendere l’attenzione degli altri: “Ricordo che un giorno lo incontrai in un supermercato – racconta una termolese – Mi chiese dove fosse il tonno. Inizialmente restai di stucco, era la prima volta che lo incontravo. Lui mi sorrise e mi ringraziò per averlo aiutato. Aveva un’umanità ed una gentilezza che molti possono solo immaginare”.

Lucio amava la vita e la natura, che difendeva a spada tratta mettendosi in prima fila, tra i suoi concittadini, come lui stesso definiva i termolesi, che ha imparato a conoscere ed amare. Epica la sua battaglia contro le trivelle nel Mare Adriatico che lo ha visto, il 7 maggio 2011, al porto di Termoli: “Cari concittadini – esordì nell’occasione – Non vengo come un cantante, ma come un cittadino del mare”. E lui era proprio questo, un cittadino del mare: lo viveva a 360 gradi e lo sceglieva per i suoi spostamenti in yatch, dedicandogli le sue più belle canzoni ed inneggiando alla sua eterea bellezza. “Non ha senso – disse riferendosi alle trivelle – L’Adriatico è un mare straordinario, storico, ma anche un lago. Non è neanche sopportabile l’idea che sia a rischio un mare come l’Adriatico che è quasi chiuso, anche se è carico di storia e deve essere caricato di tutela e di controllo. Tutto fuorché le trivelle”.

Un grande artista, piccolo solo di statura, che con i suoi grandi occhiali tondi, lo zucchetto di lana, la barba spesso incolta e la sua mimica facciale durante i concerti, ha insegnato a tutti noi cosa significhi essere umani. Ed oggi, a distanza di otto anni che pesano come un macigno, al mondo non restano che le sue battaglie, portate avanti con caparbietà e senza arrendersi mai, e le sue incredibili canzoni che il cantautore 68enne dai mille volti ha regalato alla sua Italia.

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