Dalla scossa all'airbag, curiosità "stradali" sotto l'ombrellone

lun 30 luglio 2018
Veicoli al crocevia di Claudio de Luca
3min
La scossa ©3bmeteo.com
La scossa ©3bmeteo.com

SOTTO L’OMBRELLONE LA SCOSSA SCENDENDO DALL’AUTO – L’auto, come ogni altro corpo in movimento, si carica per lo strofinio con l’aria, assumendo un potenziale (ovvero una carica elettrica) diverso da quello di riferimento (la terra). L’automobile non scarica a terra detto potenziale perché è collegata al terreno dalla gomma dei pneumatici che è un pessino conduttore di elettricità. Di contro, la persona che scende dal veicolo, normalmente, è un buon conduttore. In genere non ci rendiamo conto di svolgere questo ruolo, a meno che non si sia sfiorata la carrozzeria. A quel punto l’intera differenza di potenziale tra l’auto e la terra si scarica attraverso il dito, provocando una piccola scintilla e la classica (leggera!) scossa. E’ possibile evitarla mettendo per prima cosa i piedi a terra e rimanendo – per qualche istante – attaccati al volante con una mano o ad un’altra parte del veicolo. Oppure, come si usava una volta, si possono attaccare dietro l’auto striscioni di gomma (con un’anima di ferro). Entrambi questi sistemi permettono di scaricare a terra la differenza di potenziale accumulata. Questo fenomeno è percepibile, in particolare, a primavera o, comunque, quando il tempo sia secco e ventilato. Difatti un’atmosfera carica di umidità conduce meglio l’elettricità che, quindi, si accumula in misura inferiore sul corpo mentre è in movimento.

L'AIRBAG’ SALVAVITA – L’ ‘airbag’ è costituito da un sacchetto di ‘nylon’ rivestito all’interno in neoprene. Dopo un urto frontale violento, in 50 millisecondi, l’ ‘airbag’ è gonfio e – ad un decimo di secondo dall’urto – inizia a sgonfiarsi. Per riempire di gas il pallone è necessaria una piccola esplosione, ottenuta con una miscela di azoturo di sodio, ossido di ferro ed altri componenti minori. Il peso dell’esplosivo, contenuto a strati in un cilindro di 10 cm di diametro e 5 di altezza, varia a seconda del tipo di vettura. Per esempio, per gonfiare i 42 litri dell’ ‘airbag’ dal lato del conducente di una Fiat Punto, sono sufficienti 60 grammi di miscela mentre per i 60 litri di una Lancia K ne servono 85. La quantità di esplosivo aumenta ancora per gli ‘airbag’ del passeggero, molto più grandi di quello posto sullo sterzo (300 grammi). Un altro sistema utilizza bombolette con miscele di argo ed olio od aria ed idrogeno che vengono liberate con una micro-esplosione. L’invenzione dell’ ‘airbag’ risale al 1952, ma solo nel 1973 la ‘Chevrolet’ iniziò a montarlo su alcuni suoi modelli. L’esplosione di un ‘airbag’ sviluppa una forza pari a quella di 8 grammi di dinamite o 0,4 Mj.

MOTORE A SCOPPIO: UN’ALTRA BOMBA – Nel motore l’esplosione della miscela di aria e benzina trasforma l’energia termica prodotta in energia meccanica. Il dato è riferito alla forza sviluppata da un cilindro di circa 333 cc. di un motore ‘Bmw’ (due litri) con 110 kw di potenza a 6 mila giri al minuto. In realtà, dall’esplosione, si potrebbe ottenere una forza maggiore, ma con il rischio di danneggiare irreparabilmente il motore. Per questo motivo, alla benzina vengono aggiunti antidetonanti come un composto del piombo definito tetraetile. E’ sufficiente una parte su 2 mila per controllare l’esplosione. Ogni scoppio nel cilindro sviluppa una forza pari a 0,0732 grammi di dinamite o 366 J.

IL CONTAINER – Può essere usato più volte, è facile da trasportare, ha un volume interno di almeno un metro cubo. Questo è un ‘container’, come lo definisce l’Iso, l’organizzazione internazionale per la standardizzazione. I primi furono realizzati negli Anni Venti, quando alcune Compagnie marittime cominciarono ad utilizzare casse da imballaggio e simili. Nel 1953 l’americana ‘Matson line’ sviluppò la prima nave porta-container che prese servizio fra la costa occidentale degli Stati uniti e le Isole Hawaai. La sua introduzione nel sistema dei trasporti segnò una vera rivoluzione. Il costo era calcolato in base allo spazio fisicamente occupato dal container e non più in funzione del peso e dei volumi di merce. Esistono sette tipi di container, da quelli cisterna a quelli termici. Tutti, comunque, sono a tenuta stagna che viene controllata ad ogni nuovo carico.

Claudio de Luca

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