​Attenzione ai rallentatori-ghigliottina dei Comuni

lun 04 febbraio 2019
Veicoli al crocevia di Claudio de Luca
3min
Un rallentatore ©http://giornaledicattolica.com
Un rallentatore ©http://giornaledicattolica.com

I “dossi” stradali sono diventati strutture alla moda. Ma le sentenze rivelano quanto possano essere pericolosi. I periti hanno accertato che quei sistemi, come spesso accade per le rotonde, vengono posizionati senza rispettare le indicazioni fornite dal Cds e le direttive ministeriali i cui contenuti informano in ordine alla regolarità delle altezze e delle lunghezze, riferendo a quali condizioni detti materiali possano essere ritenuti adeguati. Riferiscono, altresì, come presegnalare il dosso correttamente, sottolineando se il posizionamento sia stato realizzato in una zona da ritenere non pericolosa. Purtroppo, bene spesso, le su-elencate anomalie si sommano ad un altro lungo elenco di ‘opzioni’ effettuate dai Comuni all'insegna della superficialità; perciò, se da una parte si comprende la necessità di dovere ridurre la velocità dei veicoli in transito in determinate aree, al fine di favorire la sicurezza dei pedoni che devono attraversare, dall'altra non bisogna perdere di vista l'incolumità di chi circola, in particolar modo sulle “due ruote”.

Il Codice stabilisce che i rallentatori debbano avere determinate caratteristiche variabili in funzione dei limiti di velocità imposti dal legale rappresentante dell’ente proprietario della strada. Perciò, se la velocità fosse pari (o inferiore) a 50 km/h, la larghezza non dovrebbe mai essere inferiore a 60 cm e l'altezza non superare i 3 cm; gli ingombri passerebbero a 90 ed a 5 cm, per velocità fino a 40 km/h; ed a 120 e 7 cm, quando l'andatura non dovesse superare i 30 km/h. Inoltre, i dossi artificiali possono essere posizionati solo su arterie qualificate “residenziali”, nei parchi pubblici e privati, comunque in zone di limitata viabilità; ed il loro impiego è vietato su quelle che costituiscano itinerari preferenziali di veicoli normalmente impiegati per servizi di soccorso o di pronto intervento. Nonostante tutte queste prescrizioni, i Comuni non rispettano le regole che, tra l’altro, impongono l’installazione di una segnaletica monitoria mirata. A parere di chi scrive, si tratta di un malcostume da associare alla ricerca selvaggia della visibilità praticata da sindaci e assessori. Purtroppo, in questo caso, le conseguenze si rivelano pesanti per gli utenti della strada che, spesso, divengono selvaggina caduta in una vera e propria trappola.

Una voce chiara contro la diffusione selvaggia, ed incontrollata, dei dossi di rallentamento è stata quella del Presidente della Commissione Ll. pp. della Provincia di Padova che ha presentato una mozione tendente a riportare al rispetto della legge. C’era preoccupazione per il fatto che molti si mobilitavano per impedire l'accesso ai Suv in città, prestando poi scarsa attenzione al fatto che alcuni dossi avevano altezze di oltre 18 cm., andando ben oltre le tolleranze consentite. Di contro, è da ritenere che sia ben più importante cercare di educare a guidare meglio per salvare qualche vita umana, visto che certe strutture costituiscono un vero pericolo per chi abbia ad affrontarle in sella ad uno ‘scooter’ o ad una moto sportiva. La campagna si è allargata su scala nazionale dopo l’invio di un rapporto al Ministero mirante ad ottenere il medesimo risultato, partendo da considerazioni differenti. In sostanza è stata denunciata la pericolosità di questi sistemi, definiti senza mezzi termini “barriere” che ostacolano la percorrenza ai veicoli di soccorso. Bene spesso, l’altezza della maggior parte dei rallentatori realizzati è eccessiva. Se ne verifichi la colorazione, il numero e la irregolarità della realizzazione, talvolta prodotta - in economia - con l’asfalto da qualche audace geometra comunale. Si noterà che, talvolta, si creano ristagni d’acqua che, a causa delle temperature rigide, si solidificheranno in ghiaccio.

Se le cose stanno così, in quali disavventure finanziarie potrebbe incorrere un Comune in cui una moltitudine di cittadini abbia citato in giudizio l’ente. Chiamandolo a rispondere dei danni fisici e materiali eventualmente patiti?

Claudio de Luca

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